(foto di Webb Street Studios)
Hanno iniziato la loro carriera nel Campus dell’Università dell’Indiana. Oggi sono in tour con un album, Under The Influence, che vede la partecipazione di artisti come Stevie Wonder, Dolly Parton, Elton John e Sara Bareilles. Agli Straight No Chaser è stata affidata l’inaugurazione della sesta edizione del London A Cappella Festival. Un successo annunciato in partenza, dato che è stato necessario spostare il concerto dal King’s Place, luogo dove tradizionalmente si svolge il festival londinese organizzato dai The Swingles (già Swingle Singers), alla più capiente Cadogan Hall.
Il gruppo, che prende il nome da uno standard di Thelonious Monk, ha in buona parte lasciato alle spalle la propria esperienza iniziale che partiva dal jazz. Loro stessi, nel dedicare il concerto a Ward Swingle scomparso dieci giorni prima, hanno ricordato come si fossero formati sui suoi arrangiamenti jazzistici. La formazione americana si è basata principalmente su pezzi pop di successo divenuti ormai classici come Happy di Pharrell Williams e Rolling in The Deep di Adele, messi all’inizio delle due parti del concerto. Molti i medley che si sono dimostrati il punto di forza della scaletta, sia quello dei brani natalizi 12 Days of Christmas che si conclude con Africa dei Toto, sia quello soul con Sitting On The Dock of The Bay e Proud Mary, oltre alla parodia di All About That Bass con le voci dei due bassi in evidenza per sottolineare il refrain trasformato in «No Tenors». Divertente la versione di The Lion Sleeps Tonight e affascinante quella di Fix You dei Coldplay. Il concerto londinese ha inaugurato l’Happy Hour Tour (unico concerto italiano il 16 febbraio ad Assago), mostrando quella che agli occhi di alcuni potrebbe sembrare una boy band un po’ cresciuta. Eccellente è invece dal punto di vista tecnico e poi le buone coreografie hanno permesso loro di strappare applausi e ovazioni.
Il festival, dedicato alla memoria di Ward Swingle, è poi proseguito fino a sabato 31 gennaio con il consueto concerto finale dei The Swingles. Tra i set da sottolineare quello degli Accent, una formazione con componenti provenienti da cinque paesi diversi, e che prima di Londra si era esibita solo grazie a filmati registrati nelle rispettive abitazioni e poi montati insieme. Ispirati ai Take 6, gli Accent sono riusciti a fornire una prova convincente anche sul palco. Infine il progetto canadese Countermeasure del cantante dei Cadence, Aaron Jensen, con il recupero del repertorio popolare del paese nordamericano esteso anche alle icone Joni Mitchell e Neil Young.
Hanno iniziato la loro carriera nel Campus dell’Università dell’Indiana. Oggi sono in tour con un album, Under The Influence, che vede la partecipazione di artisti come Stevie Wonder, Dolly Parton, Elton John e Sara Bareilles. Agli Straight No Chaser è stata affidata l’inaugurazione della sesta edizione del London A Cappella Festival. Un successo annunciato in partenza, dato che è stato necessario spostare il concerto dal King’s Place, luogo dove tradizionalmente si svolge il festival londinese organizzato dai The Swingles (già Swingle Singers), alla più capiente Cadogan Hall.
Il gruppo, che prende il nome da uno standard di Thelonious Monk, ha in buona parte lasciato alle spalle la propria esperienza iniziale che partiva dal jazz. Loro stessi, nel dedicare il concerto a Ward Swingle scomparso dieci giorni prima, hanno ricordato come si fossero formati sui suoi arrangiamenti jazzistici. La formazione americana si è basata principalmente su pezzi pop di successo divenuti ormai classici come Happy di Pharrell Williams e Rolling in The Deep di Adele, messi all’inizio delle due parti del concerto. Molti i medley che si sono dimostrati il punto di forza della scaletta, sia quello dei brani natalizi 12 Days of Christmas che si conclude con Africa dei Toto, sia quello soul con Sitting On The Dock of The Bay e Proud Mary, oltre alla parodia di All About That Bass con le voci dei due bassi in evidenza per sottolineare il refrain trasformato in «No Tenors». Divertente la versione di The Lion Sleeps Tonight e affascinante quella di Fix You dei Coldplay. Il concerto londinese ha inaugurato l’Happy Hour Tour (unico concerto italiano il 16 febbraio ad Assago), mostrando quella che agli occhi di alcuni potrebbe sembrare una boy band un po’ cresciuta. Eccellente è invece dal punto di vista tecnico e poi le buone coreografie hanno permesso loro di strappare applausi e ovazioni.
Il festival, dedicato alla memoria di Ward Swingle, è poi proseguito fino a sabato 31 gennaio con il consueto concerto finale dei The Swingles. Tra i set da sottolineare quello degli Accent, una formazione con componenti provenienti da cinque paesi diversi, e che prima di Londra si era esibita solo grazie a filmati registrati nelle rispettive abitazioni e poi montati insieme. Ispirati ai Take 6, gli Accent sono riusciti a fornire una prova convincente anche sul palco. Infine il progetto canadese Countermeasure del cantante dei Cadence, Aaron Jensen, con il recupero del repertorio popolare del paese nordamericano esteso anche alle icone Joni Mitchell e Neil Young.