07/05/2018

The Vaccines

Dopo un periodo buio, la band inglese di Justin Young ritorna in gran forma con un pop rock diretto e ben suonato
Nel 2011 un gruppo inglese pubblica il suo album di debutto chiedendo sarcasticamente all’ascoltatore: “Cosa ti aspettavi da noi?”, quasi a mettere in ridicolo le asfissianti aspettative che la stampa rock inglese ripone in qualsiasi nuova uscita, soprattutto britannica. Così si presentano i Vaccines, uno sfrontato gruppo di giovani londinesi capitanati dal cantante, chitarrista e compositore Justin Young. Nonostante la presa in giro, il gruppo conquista davvero pubblico e critica. Il disco diventa quell’anno il più venduto in Uk da un gruppo emergente e nel corso degli anni arriveranno un NME Awards e diverse nomination a Brit e Q Awards. Due dischi dopo, però, arrivano le prime grane, tra litigi artistici e problemi privati. L’abbandono del batterista Pete Robertson nel 2016 fa il resto. Ma con grande forza di volontà la band si rialza, scrivendo e suonando il classico disco della rinascita. Combat Sports è un insieme di canzoni dirette, una piacevole carrellata pop rock molto british dal forte appeal radiofonico.
 
«Siamo riusciti a capire che tipo di band eravamo e che tipo di band vogliamo essere», ha dichiarato Justin Young. «Volevamo produrre un disco per fissare questo concetto nella nostra testa e anche in quella degli altri. Volevamo fare il miglior disco che avessimo mai fatto». Put It On a T-Shirt apre le danze, con un motivo efficace e orecchiabile. I Can’t Quit ha un ritornello coinvolgente (quindici anni fa l’avrebbe passata qualsiasi radio) e un tappeto di chitarre robusto e deciso. Your Love Is My Favourite Band e l’energica Surfing on the Sky andrebbero bene per una nuova playlist “Rock Party”, magari seguite da Young American, unico lento del disco. Le fanno da contraltare le veloci e rabbiose Nightclub e Out on the Streets, mentre l’accenno di sintetizzatore al ritornello di Maybe (Luck of the Draw) disegna la migliore melodia del lotto, forse della carriera del gruppo finora.
 
Con un occhio (e un orecchio) a Stereophonics e simili, i Vaccines confezionano un lavoro schietto e ben suonato. Niente di originale, per carità, ma mezz’ora di chitarre e melodie azzeccate giustificano pienamente il prezzo dell’album. E, nel caso di Combat Sports, può bastare così.
 

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