I Dire Straits Legends sono una concept band (come loro stessi si definiscono) nata grazie all’intraprendenza del cantante/chitarrista romano Marco Caviglia, attivo da oltre vent’anni nel ruolo di «Mark Knopfler italiano» con diversi progetti tributo alle spalle. Questa volta però Marco ha fatto le cose in grande, ha riunito cioè in un’unica band alcuni componenti originali dei Dire Straits, di periodi diversi peraltro. C’è addirittura un membro fondatore, quel Pick Withers che, con le sue tipiche rullate di batteria, aveva caratterizzato il sound dei primi quattro album in studio, oltre ad aver registrato Slow Train Coming di Bob Dylan insieme a Knopfler. Il direttore artistico è il chitarrista inglese Phil Palmer, turnista che in carriera ha suonato praticamente con tutti i big del mondo, da Lucio Battisti a Eric Clapton; oggi risiede a Roma ed è tra le altre cose collaboratore fisso di Renato Zero. Phil ha suonato nei Dire Straits ai tempi dell’ultimo album e tour, quelli di On Every Street del 1991/92.
Della stessa epoca “straitsiana” di Palmer c’è il percussionista Danny Cummings che in più ha suonato per diversi anni (dal 2005 al 2010) anche con Knopfler solista. Chiudono il quintetto il chitarrista americano Jack Sonni (Brothers In Arms, album e tournée) e un altro turnista di lusso, il sassofonista Mel Collins (ospite nel tour 1982/83). Il progetto, ci dicono gli organizzatori della milanese We4Show, è nato durante l’estate e si è materializzato nel giro di pochi mesi fruttando due date sold out (Milano e Roma) più altre tre serate sempre nei teatri (Mantova, Torino e Genova) e un ulteriore concerto in un club romano aggiunto all’ultimo momento, in tutto sei date dal 28 novembre al 6 dicembre. Il piano di collaborazione prevede uno sviluppo anche a livello internazionale nei prossimi cinque anni.
Abbiamo incontrato i musicisti in occasione del concerto di riscaldamento che si è tenuto al Live Forum di Assago per un pubblico di soli addetti ai lavori. Quali sono le motivazioni dietro il progetto? Indubbiamente la passione per un repertorio, quello dei sei album in studio dei Dire Straits, assolutamente unico. Se aggiungiamo che Mark Knopfler, da quando ha sciolto la sua creatura nel 1992, ha registrato moltissimi album solisti e oggi nei suoi concerti propone sempre meno classici del periodo DS, ecco che la nostalgia per quel periodo sale ancora. Il target dichiarato, però, non è fatto solo di nostalgici degli anni ’80, ma anche di nuove generazioni che apprezzano la musica di qualità, la cosiddetta “seconda generazione”. «L’esperienza che ho avuto in concerto nel 1985/86 è stata importantissima nella mia vita e mi ha dato grandi opportunità», ci racconta Jack Sonni. «Però oggi non mi considero un fan dei DS; ho aderito volentieri al progetto per il pubblico che chiede di ascoltare di nuovo queste canzoni». Poi ci racconta di quando Bob Dylan (suo idolo assoluto) si unì ai Dire Straits per suonare All Along The Watchtower, provata al volo durante un soundcheck improvvisato.
Tutti gli eventuali dubbi sull’operazione svaniscono quando inizia il concerto: già dalle prime note di Once Upon A Time In The West sembra di essere tornati ai tempi di Alchemy; quando poi Pick attacca con l’inconfondibile ritmo di Skateaway (da Making Movies, 1980) l’emozione è fortissima: sarà perché Mark Knopfler non esegue questi brani da decenni… Nel corso della serata viene rappresentato tutto il repertorio classico dei DS (Sultans Of Swing, Money For Nothing, ecc) e in particolare brani estratti dai primi quattro album per onorare la presenza di Pick che li ha registrati. E con una scelta per così dire da intenditori che comprende Down To The Waterline. Per chi apprezza e segue con devozione la carriera solista di Mark Knopfler (che ha continuato a scrivere e produrre musica sempre a livelli qualitativi di eccellenza) è un tuffo nel passato non può che essere gradito e riempire il cuore. Chissà che anche Knopfler ascoltandoli non cambi idea e decida di riunire la band magari per finalità benefiche, come ha detto più volte.
Foto di Mariagrazia Giove