Hansa Studios, Berlino. Dove parte della trilogia berlinese di Bowie e un classico come The Idiot di Iggy Pop furono registrati. Lì, nell’Ottobre del 1990, vicino al Muro caduto da poco, sbarcano gli U2. Vogliono e devono reinventarsi, paradossalmente proprio nel periodo di massima popolarità (dopo l’exploit di The Joshua Tree). Ma la critica ha già bollato come pretenziosa l’esplorazione dei territori della musica americana di Rattle And Hum e gli stessi U2 non sono soddisfatti artisticamente (“Eravamo i più grandi, ma non i migliori”, come dirà il batterista Larry Mullen).
Abbandonano quindi in gran parte il sound degli album precedenti, incorporando elementi dell’alternative rock, della dance elettronica e influenze industrial. Il produttore principale è ancora Daniel Lanois, con Brian Eno che questa volta ha il ruolo invece di ascoltare il materiale di tanto in tanto per dare un giudizio esterno e, parole sue, “eliminare tutto ciò che suona troppo U2”. I suoni distorti del brano d’apertura, Zoo Station, sono prodotti con l’intenzione di far pensare che non sia un album degli U2. I ritmi dell’intero album sono ispirati all’hip-hop e ai dance beat e The Edge sperimenta molto a livello chitarristico, abbandonando il suo classico delay e lavorando più su effetti, dissonanze e distorsioni (in particolare nei singoli Even Better Than The Real Thing e Mysterious Ways).
One non è solo una delle canzoni più conosciute degli U2, ma anche una vera svolta nelle session per l’album. Mentre la band medita quasi di sciogliersi, nasce questa progressione di accordi e velocemente viene improvvisata l’intera canzone. Il testo è ispirato alla riunificazione della band e della stessa Germania dei primi anni ’90. Bono muta anche il suo modo di scrivere i testi, meno politici e più personali e introspettivi, scavando tra temi come la spiritualità e la fede (soprattutto Until The End Of The World e Acrobat), ma anche sessualità, amore e tradimento (Who’s Gonna Ride Your Wild Horses, So Cruel, Ultraviolet e Love Is Blindness). In diverse tracce (in particolare The Fly) canta interpretando un personaggio, come farà nel successivo Zoo TV Tour, ispirato alla sempre maggiore influenza di televisione e media.
Anche il titolo (scelto apposta senza un significato preciso, ma al fine di incuriosire e con chiaro riferimento alla Germania) e la copertina (16 foto diverse scattate tra Dublino, Marocco e Tenerife) seguono in parallelo il cambiamento musicale. Il senso di sperimentazione, il concetto di alter ego e dei nuovi media vengono sottolineati dall’assenza di un punto di vista unico. Come dirà la stessa band, “il suono di quattro uomini che tagliano a pezzi il Joshua Tree”.
Abbandonano quindi in gran parte il sound degli album precedenti, incorporando elementi dell’alternative rock, della dance elettronica e influenze industrial. Il produttore principale è ancora Daniel Lanois, con Brian Eno che questa volta ha il ruolo invece di ascoltare il materiale di tanto in tanto per dare un giudizio esterno e, parole sue, “eliminare tutto ciò che suona troppo U2”. I suoni distorti del brano d’apertura, Zoo Station, sono prodotti con l’intenzione di far pensare che non sia un album degli U2. I ritmi dell’intero album sono ispirati all’hip-hop e ai dance beat e The Edge sperimenta molto a livello chitarristico, abbandonando il suo classico delay e lavorando più su effetti, dissonanze e distorsioni (in particolare nei singoli Even Better Than The Real Thing e Mysterious Ways).
One non è solo una delle canzoni più conosciute degli U2, ma anche una vera svolta nelle session per l’album. Mentre la band medita quasi di sciogliersi, nasce questa progressione di accordi e velocemente viene improvvisata l’intera canzone. Il testo è ispirato alla riunificazione della band e della stessa Germania dei primi anni ’90. Bono muta anche il suo modo di scrivere i testi, meno politici e più personali e introspettivi, scavando tra temi come la spiritualità e la fede (soprattutto Until The End Of The World e Acrobat), ma anche sessualità, amore e tradimento (Who’s Gonna Ride Your Wild Horses, So Cruel, Ultraviolet e Love Is Blindness). In diverse tracce (in particolare The Fly) canta interpretando un personaggio, come farà nel successivo Zoo TV Tour, ispirato alla sempre maggiore influenza di televisione e media.
Anche il titolo (scelto apposta senza un significato preciso, ma al fine di incuriosire e con chiaro riferimento alla Germania) e la copertina (16 foto diverse scattate tra Dublino, Marocco e Tenerife) seguono in parallelo il cambiamento musicale. Il senso di sperimentazione, il concetto di alter ego e dei nuovi media vengono sottolineati dall’assenza di un punto di vista unico. Come dirà la stessa band, “il suono di quattro uomini che tagliano a pezzi il Joshua Tree”.