10/07/2017

Paolo Gianolio

Terzo album solista per Paolo Gianolio, uomo di musica accanto a Claudio Baglioni da più di trent’anni
Gli uomini di musica e la canzone d’autore. Ci sarebbe da scrivere un bel librone sul rapporto tra i grandi cantautori e cantanti e gli uomini di musica: quelli che spesso dietro le quinte, meno osannati ma decisivi, cuciono, vestono e rifiniscono le loro parole e le loro melodie. La storia della canzone italiana moderna ci fornisce ottimi esempi, dal quella squadra di uomini di musica che è stata la PFM al servizio di De André al Maurizio Fabrizio del migliore Branduardi, da Lucio Violino Fabbri con Vecchioni o Fortis a quel Mauro Di Domenico fondamentale per la rinascita “world” di Massimo Ranieri, fino al prezioso Guido Guglielminetti per De Gregori. Ed è inevitabile arrivare a Paolo Gianolio, uomo di musica accanto a Claudio Baglioni dal 1985.
 
Se c’è un motivo importante per il quale seguo con curiosità e interesse il Baglioni post adolescenziale dalla seconda metà degli anni ’80 ad oggi, è proprio la presenza di Gianolio. Se penso al Baglioni meno ispirato dal 2003 ad oggi, la cosa più bella che mi viene in mente è proprio il contributo brillante, luminoso e sempre pertinente di Gianolio, un taglio prettamente chitarristico che ricollega alle grandi ballad alla Strada facendo. Ma Gianolio ha anche una sua dimensione individuale: chitarrista e arrangiatore mai invadente eppure efficace, ha all’attivo una misurata discografia solista che nel 2017 ha visto l’arrivo del terzo album Euritmia, pubblicato da Videoradio.
 
Euritmia è un album bifronte, e per due motivi. Il primo è quello “genetico”, visto che la motivazione forte della sua nascita è stato il distacco dai precedenti Pane e nuvole (2010) e Tribù di note (2012) alla ricerca di un approccio nuovo, legato al mondo che più ha frequentato fino ad oggi: la canzone. Quella di Baglioni ma anche dei vari big con cui ha collaborato, da Ramazzotti a Vasco, dai Matia Bazar a Giorgia. Per un chitarrista che ha servito e valorizzato la parola e la voce altrui, investire sulla propria non è un gioco facile: il segreto è nell’approccio positivo e sereno, fondato sulla melodia. Proprio questa fa da filo conduttore del disco e ne riconduce ad unità i diversi stimoli. La natura “doppia” – fortunatamente non schizofrenica nè frammentaria – del disco si evince dallo schema che alterna canzoni e brani strumentali, un bel fermo-immagine dell’attuale mondo di Gianolio. Un profluvio melodico alimenta sia i brani cantati che quelli affidati al protagonismo della chitarra: gli esempi migliori sono proprio nella coppia d’apertura, tra il respiro di Tra terra e cielo e le reminiscenze world-jazz di Euritmia. Inevitabile l’influenza baglioniana (pensiamo a E sia così oppure alla giocosa Il sole ci sorride che rimanda a Dov’è dov’è o Serenata in sol), preziosa la ricerca di Multiverso, che mostra il Gianolio acustico più intimista ed elegante.
 
Euritmia è un lavoro generoso, che si presenta fuori dai ritmi convulsi della contemporaneità e per questo merita ascolti attenti; l’unico limite è la solitudine esecutiva, che però non compromette l’intelaiatura e lo spirito dell’intera operazione.
 

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