Trovare il bello dove non c’è o dove non vi sono i presupposti perché vi sia. Missione nobile e difficile da portare a termine.
Sempre country-folk all’apparenza, ma un po’ alla volta si delinea pure uno scenario maggiormente pop.
L’ispirazione di Robert Ellis compie un passo ulteriore in The Lights From The Chemical Plant. Un passo in più per raggiungere il centro, pur partendo sempre dalla periferia o, meglio ancora, iniziando il percorso dalle proprie radici (o roots in tutti i sensi). Negli undici pezzi del disco il cantautore cresce con l’intimità dei suoi racconti, con la voce, con trame musicali spesso sinuose e grazie alla produzione di Jacquire King (Tom Waits, Norah Jones…).
La partenza country troppo in sordina di TV Song cede subito il posto a una ballad toccante come Chemical Plant e al buon folk-rock di Good Intentions. Accattivanti sono poi le orchestrazioni pop di Steady As The Rising Sun, prima della sommessa e malinconica Bottle Of Wine. A metà cd arriva il momento di Still Crazy After All These Years, intensa cover di Paul Simon. Sornione in maniera diversa sono Pride e Only Lies. E poi il viaggio dell’artista sembra fermarsi a Houston (luogo che “gli ha mostrato come combattere”), ma non è così, perché ci sono ancora il sussulto country western di Sing Along e i sette minuti profondi di Tour Song.
Sembra di vederla la strada percorsa da Robert Ellis, a partire da dove è nato, Lake Jackson, Texas, fino ad arrivare a Nashville, luogo in cui vive attualmente. Oppure dagli insegnamenti dei nonni che lo hanno cresciuto fino ai tour più recenti.
Trovare il bello dove non c’è è difficile, ma non è nemmeno impossibile. Intanto un buon esercizio può essere certamente quello di iniziare ad osservare le luci artificiali della fabbrica chimica descritte da Robert Ellis. Il resto poi si vedrà.
Sempre country-folk all’apparenza, ma un po’ alla volta si delinea pure uno scenario maggiormente pop.
L’ispirazione di Robert Ellis compie un passo ulteriore in The Lights From The Chemical Plant. Un passo in più per raggiungere il centro, pur partendo sempre dalla periferia o, meglio ancora, iniziando il percorso dalle proprie radici (o roots in tutti i sensi). Negli undici pezzi del disco il cantautore cresce con l’intimità dei suoi racconti, con la voce, con trame musicali spesso sinuose e grazie alla produzione di Jacquire King (Tom Waits, Norah Jones…).
La partenza country troppo in sordina di TV Song cede subito il posto a una ballad toccante come Chemical Plant e al buon folk-rock di Good Intentions. Accattivanti sono poi le orchestrazioni pop di Steady As The Rising Sun, prima della sommessa e malinconica Bottle Of Wine. A metà cd arriva il momento di Still Crazy After All These Years, intensa cover di Paul Simon. Sornione in maniera diversa sono Pride e Only Lies. E poi il viaggio dell’artista sembra fermarsi a Houston (luogo che “gli ha mostrato come combattere”), ma non è così, perché ci sono ancora il sussulto country western di Sing Along e i sette minuti profondi di Tour Song.
Sembra di vederla la strada percorsa da Robert Ellis, a partire da dove è nato, Lake Jackson, Texas, fino ad arrivare a Nashville, luogo in cui vive attualmente. Oppure dagli insegnamenti dei nonni che lo hanno cresciuto fino ai tour più recenti.
Trovare il bello dove non c’è è difficile, ma non è nemmeno impossibile. Intanto un buon esercizio può essere certamente quello di iniziare ad osservare le luci artificiali della fabbrica chimica descritte da Robert Ellis. Il resto poi si vedrà.