Parola d’ordine: suonare suonare. Data zero per il nuovo tour della PFM: nessun disco da promuovere ma una nuova faccia, una nuova fisionomia, un nuovo organico con un vuoto importante appena colmato. Quello di Franco Mussida. Per la prima volta in 45 anni di storia, da quell’ottobre del 1970 quando dopo Amore e non amore con Battisti e La buona novella con De André il complesso dei Quelli mutò nella rock band Premiata Forneria Marconi, accanto a Franz Di Cioccio non c’è Mussida. Sulla recente uscita del chitarrista, uno dei fondatori nonché principale autore delle musiche nel periodo classico della PFM, si è detto e scritto molto: l’inserimento di Marco Sfogli ha sollevato curiosità e molte perplessità. Gli appassionati del metal-prog internazionale conoscono bene Sfogli, già con James LaBrie dei Dream Theater e con i Magni Animi Viri, ora “premiato fornaio” a tutti gli effetti. Ieri sera a Eboli – per una manciata di giorni quartier generale della Premiata per il rodaggio della nuova line-up – gli occhi del pubblico erano tutti puntati su di lui: per età, provenienza, esperienza e temperamento, le differenze tra il giovane chitarrista campano e Mussida risaltano in modo evidente, tuttavia il concerto zero non ha creato malumori nella vecchia guardia e ha convinto i fan più giovani, attratti da un sound complessivo più graffiante, compatto, nonostante alcuni passaggi ancora da mettere a fuoco.
Performance classica, da “All the best”, che ha descritto in un paio d’ore le tappe salienti della gloriosa vicenda PFM. Come ha dichiarato Di Cioccio, “essere definiti una PFM 2.0 non ci piace: noi siamo multitasking, con un occhio sempre puntato al futuro, a ciò che deve ancora accadere”. È proprio quel ‘multitasking’ la chiave di lettura del rinnovato settetto: il materiale prog domina la scaletta, con misurate puntatine verso pezzi di altra estrazione, da leggere secondo un’idea di rock-show ampio, meno tematico. Ad esempio, l’apertura affidata a La Rivoluzione – opener doc, un invito a suonare e divertirsi perfetto per un debutto del genere – ha rivelato velocemente la rinvigorita verve di Franz e compagni, allo stesso modo Si può fare, poco amata dai cultori ma utile per fare spettacolo e alleggerire una sequenza colossale tutta anni ’70, dalla quale sono emerse con autorevolezza Harlequin, una tagliente Mr. 9 Till 5 e l’intera Dove, quando. Calorosamente acclamata la quaterna di pezzi firmati De André; sorprendente il tuffo nel rock-jazz con Passpartù (dedicata da Djivas a Greg Bloch, Pastorius e Zappa), finalone trionfale con il Guglielmo Tell. Apprezzata dal pubblico la scelta di un brano da PFM In Classic, la Danza dei Cavalieri di Prokofiev (ovviamente senza orchestra), che a mio avviso ha appesantito un po’ l’atmosfera, vuoi per la cupezza del pezzo, vuoi per la collocazione in scaletta tra Hans e Faber.
Sfogli ha mostrato serenità e competenza nel riempire gli spazi di Mussida con una personalità diversa ma senza radicali cambiamenti, soprattutto nei classici in cui il suo predecessore dava tutto se stesso, da una Carrozza di Hans al fulmicotone alla crepuscolare distensione elettrica di Altaloma, fino a un’Impressioni di settembre virata in ballad e chiusa in gloria da due batterie. Di Cioccio e Gualdi restano un motore ritmico inarrestabile (con un drum duet che sfida i fasti di Collins e Thompson), l’imperscrutabile Djivas molto più comunicativo e aperto del solito, “l’uomo della musica” Lucio Fabbri in forma smagliante come Alessandro Scaglione, giovane tastierista dal ruolo prezioso. C’è anche una seconda new entry: Alberto Bravin dei Sinestesia – la cui posizione è ancora da valorizzare – si è dimostrato una figura di raccordo assai utile, dotata di ottima voce, con una pasta non lontana da quelle di Mussida e Premoli.
Formazione già affiatata, con i nuovi membri ben integrati e messi immediatamente a loro agio, con fisiologici spazi di miglioramento: la nuova linfa che stanno portando in PFM favorirà l’atteso album di inediti, che Di Cioccio ha ipotizzato per la fine dell’anno. Molto prima arriverà una doppietta importante: quella del primo maggio, concerto pomeridiano a Capannori e chiusura in grande stile al concertone romano in Piazza San Giovanni. Un bel nuovo inizio.
PFM Eboli (SA) – Cinema Teatro Italia, domenica 26 aprile 2015:
La Rivoluzione
Harlequin
Il Banchetto
Dove.. Quando… Parte 1 e 2
La Carrozza di Hans
La danza dei cavalieri
PFM canta De André: Il sogno di Maria/Un Giudice/Volta la carta/Il pescatore
Passpartù
Impressioni di settembre
La luna nuova
Si può fare
Mr. 9 till 5/Altaloma 5 till 9/Guglielmo Tell overture
Encore:
Maestro della voce
È festa
Performance classica, da “All the best”, che ha descritto in un paio d’ore le tappe salienti della gloriosa vicenda PFM. Come ha dichiarato Di Cioccio, “essere definiti una PFM 2.0 non ci piace: noi siamo multitasking, con un occhio sempre puntato al futuro, a ciò che deve ancora accadere”. È proprio quel ‘multitasking’ la chiave di lettura del rinnovato settetto: il materiale prog domina la scaletta, con misurate puntatine verso pezzi di altra estrazione, da leggere secondo un’idea di rock-show ampio, meno tematico. Ad esempio, l’apertura affidata a La Rivoluzione – opener doc, un invito a suonare e divertirsi perfetto per un debutto del genere – ha rivelato velocemente la rinvigorita verve di Franz e compagni, allo stesso modo Si può fare, poco amata dai cultori ma utile per fare spettacolo e alleggerire una sequenza colossale tutta anni ’70, dalla quale sono emerse con autorevolezza Harlequin, una tagliente Mr. 9 Till 5 e l’intera Dove, quando. Calorosamente acclamata la quaterna di pezzi firmati De André; sorprendente il tuffo nel rock-jazz con Passpartù (dedicata da Djivas a Greg Bloch, Pastorius e Zappa), finalone trionfale con il Guglielmo Tell. Apprezzata dal pubblico la scelta di un brano da PFM In Classic, la Danza dei Cavalieri di Prokofiev (ovviamente senza orchestra), che a mio avviso ha appesantito un po’ l’atmosfera, vuoi per la cupezza del pezzo, vuoi per la collocazione in scaletta tra Hans e Faber.
Sfogli ha mostrato serenità e competenza nel riempire gli spazi di Mussida con una personalità diversa ma senza radicali cambiamenti, soprattutto nei classici in cui il suo predecessore dava tutto se stesso, da una Carrozza di Hans al fulmicotone alla crepuscolare distensione elettrica di Altaloma, fino a un’Impressioni di settembre virata in ballad e chiusa in gloria da due batterie. Di Cioccio e Gualdi restano un motore ritmico inarrestabile (con un drum duet che sfida i fasti di Collins e Thompson), l’imperscrutabile Djivas molto più comunicativo e aperto del solito, “l’uomo della musica” Lucio Fabbri in forma smagliante come Alessandro Scaglione, giovane tastierista dal ruolo prezioso. C’è anche una seconda new entry: Alberto Bravin dei Sinestesia – la cui posizione è ancora da valorizzare – si è dimostrato una figura di raccordo assai utile, dotata di ottima voce, con una pasta non lontana da quelle di Mussida e Premoli.
Formazione già affiatata, con i nuovi membri ben integrati e messi immediatamente a loro agio, con fisiologici spazi di miglioramento: la nuova linfa che stanno portando in PFM favorirà l’atteso album di inediti, che Di Cioccio ha ipotizzato per la fine dell’anno. Molto prima arriverà una doppietta importante: quella del primo maggio, concerto pomeridiano a Capannori e chiusura in grande stile al concertone romano in Piazza San Giovanni. Un bel nuovo inizio.
PFM Eboli (SA) – Cinema Teatro Italia, domenica 26 aprile 2015:
La Rivoluzione
Harlequin
Il Banchetto
Dove.. Quando… Parte 1 e 2
La Carrozza di Hans
La danza dei cavalieri
PFM canta De André: Il sogno di Maria/Un Giudice/Volta la carta/Il pescatore
Passpartù
Impressioni di settembre
La luna nuova
Si può fare
Mr. 9 till 5/Altaloma 5 till 9/Guglielmo Tell overture
Encore:
Maestro della voce
È festa
Le foto del concerto sono di Filomena De Gennaro