Joni Mitchell compie 80 anni: cinque album da ascoltare
Un compleanno importante per la singer-songwriter canadese che noi vogliamo celebrare consigliandovi cinque album (qualora non li aveste mai ascoltati)
1. Ladies of the Canyon (Reprise Records, 1970)
Il titolo fa ovviamente riferimento al Laurel Canyon, il cuore della cultura musicale di Los Angeles, in quegli anni abitato dai cantautori e musicisti più noti e attivi della scena californiana. In particolare, Joni Mitchell in questo periodo vive al 8217 di Lookout Mountain Avenue, nientemeno che la casa protagonista di Our House di Graham Nash. Il terrore e l’idealismo degli anni ’60 sono perfettamente manifestato in questo disco, così come il significato metaforico espresso dalla giovane ventiseienne canadese che in questi brani racconta una parte di sé: Ladies of the Canyon è la voce della Mitchell che da crisalide si trasforma in farfalla e spicca il volo.
Top track: Big Yellow Taxi
2. Blue (Warner Records, 1971)
Dopo la fine della storia con Graham Nash nuove idee musicali iniziano a scorrere fluide e Joni si accorge di una serie di temi ricorrenti: l’amore, la perdita, la fuga, la ricerca di una sorta di indefinita spiritualità. Viaggia per l’Europa ma si rende presto conto che questo girovagare continuo tende solo ad amplificare la sua sensazione di solitudine. Durante un periodo trascorso a Parigi racconta la malinconia per l’adottiva West Coast in California. «In quel periodo della mia vita sentivo di non avere difese» racconterà Joni Mitchell, «sentivo di non poter fingere di essere forte. Ma il lato positivo è che anche la musica era priva di difese». Blue è un album imprescindibile che bilancia perfettamente tormento e disperazione con l’estasi e il romanticismo più estremo.
Top Track: Blue
3. Hejira (Asylum Records, 1976)
Con questo nono disco continua il viaggio della Mitchell nelle atmosfere più aperte, più jazz iniziate con i precedenti Court and Spark e The Hissing of Summer Laws. Ed è proprio un altro viaggio – questa volta fisico – ad ispirare un disco che potrebbe essere letto come un concept. Dopo la rottura con il batterista John Guerin e alla fine del tour di promozione per Hissing, Joni decide di prendersi una pausa da tutto e soggiorna per un po’ nella casa sulla spiaggia di Neil Young. Conosce due nuovi amici che la invitano a fare un tratto di viaggio con loro salvo poi proseguire da sola. È il primo di tre viaggi compiuti tra il 1975 e il 1976 in lungo e in largo per l’America, in una macchina guidata senza patente fino al ritorno a casa, e alla voglia di mettere, nuovamente, tutto in musica: il basso inimitabile di Jaco Pastorius è la firma ultima di uno dei momenti più alti della carriera della cantautrice canadese.
Top Track: Hejira
4. Both Sides Now (Reprise Records, 2000)
Al momento della sua pubblicazione questo disco appare come una sorta di commiato, una chiusura di cerchio che racconta quanto la stessa Joni sia cambiata, cresciuta, da Blue (che contiene la versione originale di Both Sides Now) a questo momento; altrimenti che senso avrebbe, per una delle cantautrici più famose e quotate al mondo, pubblicare un disco di cover accompagnata da un’orchestra, se non per mancanza di nuovo materiale e nuove idee? «Il mio punto di vista è troppo realistico e la realtà è troppo desolante per proporre una mia nuova raccolta», dichiara la Mitchell al Los Angeles Times. Tuttavia non è ancora il momento di smettere di raccontare le mille sfumature dell’amore, sceglie solo di farlo attraverso classici intramontabili come At Last e Stormy Weather. Al suo fianco anche Wayne Shorter e Herbie Hancock.
Top Track: le nuove versioni delle sue A Case of You e Both Sides Now
5. Live at Newport (Rhino, 2023)
Uscito lo scorso 28 luglio, questo live è un pezzo di storia, perché vede tornare sul palco Joni Mitchell dopo 20 anni d’assenza. Nel 2022 la talentuosa cantautrice Brandi Carlile chiude l’edizione dello storico Newport Folk Festival e alla fine della sua performance, del tutto inaspettatamente, sale sul palco la Mitchell completamente avvolta dal boato della folla impazzita che l’accoglie incredula. Dopo essere sopravvissuta a un aneurisma cerebrale solo sette anni prima, la cantautrice regala al pubblico di Newport alcuni dei brani storici del suo repertorio: una serata unica che ha confermato – se mai ce ne fosse stato il bisogno – l’immenso talento di un’artista che è sempre riuscita a rimanere se stessa nei mille cambiamenti vissuti, una voce che, benché abbia ridotto drasticamente il suo range, mantiene ancora vivo il suo potere come cinquant’anni fa.
Top Track: The Circle Game