12/10/2024

“Miles Davis: Birth of The Quintet”, lo storico concerto del 1964 proiettato 60 anni dopo a Milano

Un grande evento dell’epoca giunto sino ai giorni nostri grazie alle Teche della Rai

 

Il secondo Quintetto di Miles Davis teneva uno dei suoi primi concerti l’11 ottobre 1964 al Teatro dell’Arte di Milano, come spesso accadeva per i grandi del jazz in un luogo del genere tra gli anni ’50 e ’60. Esattamente 60 anni dopo, il live, ripreso all’epoca dalla Rai e restaurato per la parte audio, è stato proiettato in via esclusiva nello stesso posto in cui si svolse, come anteprima della nona edizione di JAZZMI (qui il programma completo).

Dal pomeriggio il pubblico ha potuto assistere per tre volte a un concerto in cui Miles Davis alla tromba, Wayne Shorter al sax, Herbie Hancock al piano, Ron Carter al contrabbasso e Tony Williams alla batteria hanno proposto Autumn Leaves, My Funny Valentine e altri standard, ma in un modo più sperimentale rispetto a quanto fatto in precedenza dallo stesso Miles.

Le tre proiezioni sono state introdotte da Luciano Linzi, uno dei due direttori artistici di JAZZMI. Il dibattito che ha preceduto l’ultima visione in programma ha ospitato due protagonisti collegati dagli Stati Uniti, il grande giornalista musicale Ashley Kahn e il bassista jazz di fama mondiale Marcus Miller, uno che per Miles Davis ha prodotto un disco e prima ancora aveva anche suonato, così come avevano fornito il loro apporto al leggendario jazzista con i loro strumenti il percussionista Erin Davis e il batterista Vince Wilburn Jr., rispettivamente figlio e nipote di Miles, entrambi presenti in sala.

 

Proiezione a Milano del concerto di Miles Davis del 1964

 

Il secondo quintetto di Miles Davis portò “a una sorta di pagina numero uno della rivoluzione del jazz” secondo Ashley Kahn, primo degli ospiti a prendere la parola e a rivolgere agli altri le domande di questa parte introduttiva. Marcus Miller ha spiegato che il jazz, soprattutto quello di Miles Davis, è stato in grado di descrivere il suo tempo: negli anni ’60 ci furono una serie di rivoluzioni e Miles con la sua tromba non fu da meno nell’essere a capo di uno di questi cambiamenti; inoltre questo quintetto, secondo lui, ha rappresentato al meglio la transizione dagli anni ’50 agli anni ’60: “Sarebbe potuto essere un disastro – ha dichiarato – ma è stato qualcosa di incredibile”. Per il bassista questo gruppo ha rappresentato anche l’inizio del jazz moderno per la sua imprevedibilità. Miller ha poi raccontato un episodio a sua volta riferitogli da Herbie Hancock a proposito di quando fu chiamato per entrare a far parte del quintetto: Hancock pensava che Miles lo volesse con sé affinché suonasse come i vecchi pianisti che avevano condiviso il palco con lui, come ad esempio Wynton Kelly o Red Garland; ha cominciato allora con questo tipo di approccio, per poi cercare il suo stile, come effettivamente sperato da Miles Davis che, dopo averlo sentito finalmente suonare in una maniera più personale, gli ha detto: “Per fortuna sei riuscito a ritrovare te stesso perché stavo per licenziarti!”. Miles aveva un suo stile negli anni ’50, ma anche grazie agli stimoli ricevuti dai suoi nuovi musicisti è riuscito a intraprendere nuovi percorsi con un approccio più sperimentale nel decennio successivo. Ha avuto il coraggio di cambiare il suo modo di suonare e oggi c’è sia chi riprende lo stile degli anni ’50, sia chi si rifà a quello degli anni ’60.

Ha fatto notare Ashley Kahn che per la prima volta Miles Davis ha scelto musicisti più giovani di lui per questo quintetto, per poi procedere in questo modo per il resto della sua carriera. Cercava musicisti più giovani per mantenere freschezza anche nel suo stile e nel suo approccio, non voleva mai guardare indietro alla musica già suonata, ma proiettarsi sempre in avanti, spiega a questo proposito Erin Davis. Quando lui e il cugino hanno suonato con Miles, il leggendario musicista voleva trovare in qualche modo nuovi standard prendendoli a prestito da un repertorio pop, rock, soul e suonarli a modo suo; era infatti molto attento alle novità e negli anni ’80 ad esempio guardava spesso MTV.

Sembra inoltre che Miles Davis non amasse particolarmente parlare di precedenti esperienze musicali, né tantomeno di questo quintetto; e allora Vince Wilburn Jr. ha preso la parola e ha raccontato in maniera divertente di una volta in cui erano in macchina insieme e, mentre lui stava ascoltando con le cuffie una cassetta del gruppo in questione, Miles se ne rese conto e gli chiese con tono severo di dargli la cassetta per poi farla sparire.

Infine Ashley Kahn ha ringraziato la Rai e più in generale anche l’Italia e l’Europa, perché gran parte della storia della musica jazz è arrivata grazie al Vecchio Continente che negli anni ha registrato e documentato un concerto come quello di Miles Davis che è stato proiettato al Teatro Dell’Arte di Milano esattamente 60 anni dopo da quando ebbe luogo proprio lì.

 

Scaletta Miles Davis Quintet @ Teatro Dell’Arte, Milano (11.10.1964):

1. Autumn Leaves
2. My Funny Valentine
3. All Blues
4. All of You
5. Joshua
6. The Theme

Miles Davis - frame concerto 1964 - Milano

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