02/11/2020

Matt Berninger

Il frontman dei The National si presenta con dieci avvolgenti ballate acustiche dai sapori pop/folk nel suo primo album solista “Serpentine Prison”
(Foto di Chantal Anderson)
 
Matt Berninger, frontman della band indie rock The National, debutta come solista con Serpentine Prison. Una strada parallela intrapresa non tanto per sfamare un ego da rockstar in grado di conquistare un Grammy, bensì un’esigenza di esprimersi, raccontare ed esplorare nuove atmosfere artistiche.
 
Berninger non è nuovo a progetti paralleli, pensando ad esempio a quando nel 2014 ha formato il duo EL-VY insieme a Brent Knopf, ma con Serpentine Prison si gioca su un altro campo: è un progetto molto più intimo e personale, ispirato dal rapporto tumultuoso con il padre. Berninger qui si mette in prima linea, emotivamente e musicalmente: adotta un approccio cantautorale e prevalentemente acustico che permette alla sua voce calda e baritonale di risplendere tra le pieghe delicate degli arrangiamenti sapientemente orchestrati da un produttore d’eccezione come Booker T. Jones. 
Una delle caratteristiche ricorrenti nelle dieci ballate pop/folk che compongono Serpentine Prison è l’intensità. Non un’intensità sfegatata e vigorosa, bensì un incedere costante che con toni morbidi e avvolgenti, frutto dell’intreccio tra una sezione ritmica delicata, chitarre acustiche cristalline e sezioni di piano che impreziosiscono gli arrangiamenti, fa breccia nell’ascoltatore. Ne sono un esempio lampante Distant Axis o per il suo groove serrato e coinvolgente One More Second e poi la title track (nonché brano conclusivo dell’album) e Loved So Little, una sorpresa dai toni blues-western arricchita da sezioni di fiati e archi che dilatano le atmosfere in modo quasi psichedelico.
La voce di Berninger ha modo di risplendere, con echi alla Johnny Cash, nella delicata Oh Dearie, nella struggente e fumosa Take Me Out Of Town e in Silver Springs, brano dalle atmosfere eteree e venato di jazz, realizzato in collaborazione con Gail Ann Dorsey, celebre per aver suonato il basso e cantato con David Bowie.
 
Serpentine Prison
non vuole farsi notare in modo sguaiato: se personificato, piuttosto che qualcuno vestito con abiti sfarzosi ed appariscenti, l’album assumerebbe le fattezze di un individuo dall’aspetto sobrio, distinto e carismatico, in grado di conquistare lentamente, ma con decisione; paradossalmente è anche una descrizione di Matt Berninger stesso, che con Serpentine Prison dà vita ad un progetto personale ed autentico in cui vengono trasmessi con efficacia, decisione e delicatezza i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
 

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