Teatro Savoia pieno per Alice e il suo omaggio a Battiato
Serata finale di Poietika a Campobasso domenica 2 ottobre
Il tormento e l’estasi.
Secondo i Dogon la parola è “sacrificio sonoro che dà vita alle cose, energia vibrante delle cose pronunciate”.
Lo sapeva bene Franco Battiato, lo sa bene la direzione artistica di Poietika, da sempre attenta al valore, alla forza, alla circolarità della parola. A maggior ragione in un’edizione, come questa del 2022, dedicata alla parola donna, madre, generatrice.
Alice ha chiuso in bellezza – oltre che in autorevolezza, stile e presenza – una rassegna che, dal versante musicale, aveva già offerto emozioni con Massimo Zamboni e, più di recente, con Le Mystère des Voix Bulgares.
La nuova tappa di Alice canta Battiato trova un Teatro Savoia pieno, desideroso di partecipazione, che l’interprete accoglie e restituisce con gratitudine. È uno spettacolo di notevole qualità, equilibrato e scorrevole, che ha dalla sua la forza della continuità. Alice è l’interprete perfetta del miglior repertorio di Battiato non solo per la longevità della collaborazione e della conoscenza, ma anche per il rinnovamento che ha portato avanti negli anni, dall’esperienza ormai storicizzata di Gioielli rubati al tour con la Symphony Orchestra del 2016, passando anche attraverso quelle sparute ma significative connessioni con Franco nei brani di Samsara e Weekend. La continuità riguarda anche Carlo Guaitoli, autentico trait d’union con la sfera compositiva di Battiato, di cui è stato per vent’anni pianista e direttore d’orchestra: un musicista eccezionale per gusto, inventiva e fedeltà.
Il repertorio sottolinea una lettura prettamente spirituale dell’opera di Battiato, con una scelta che esclude evergreen estrosi come Cuccuruccuccù, Voglio vederti danzare e Bandiera bianca e predilige episodi più intimi, da quelli di grande popolarità (E ti vengo a cercare, La cura) ad altri meno prevedibili (Lode all’inviolato, Luna indiana, Eri con me, Io chi sono). Non manca uno spazio dedicato ai brani scritti per lei, dal Vento caldo dell’estate a Veleni, fino alla immancabile Per Elisa.
Al di là dell’affiatamento del duo, di un Guaitoli raffinato e generoso, della selezione mirata di pezzi ampiamente sedimentati nella memoria collettiva, Alice ha colpito per la straordinaria consapevolezza delle sue doti interpretative: gesti minimi ma eloquenti, vocalità tanto austera quanto duttile, una presenza profonda nel flusso dei brani, con un’identità tale da non essere mai sopraffatta dalla potenza della canzone. Lo ha dimostrato in momenti superbi come Gli uccelli, I treni di Tozeur e Chanson Egocentrique, cesellati con rispetto e sensibilità. Se, come diceva Battiato, scrivere un determinato tipo di canzoni aveva bisogno di “certi stati d’essere”, Alice ripropone quel clima interiore così luminoso con trasporto. E soprattutto con cura: per l’emozione e la parola.