23/04/2015

Amana Melomè

R&B, funk, nu-jazz e nu-soul nel nuovo lavoro della cantante caraibico-americana
Un disco per raccontare emozioni, stati d’animo ed esperienze. Lock And Key, nuovo Ep della cantante caraibico-americana Amana Melomè, è un lavoro fortemente autobiografico, formato da cinque brani che vorrebbero svelare alcune parti significative della sua vita privata.
 
Un buon album che tra R&B, funk, nu-jazz e nu-soul cerca di fare un passo avanti rispetto alle sonorità dei precedenti Indigo Red e Phoenix Rising, senza pretese di originalità ma con una certa cura per il dettaglio.
Il primo brano, la title track Lock And Key, è il più movimentato, racconta di come ciascuno possa essere fautore o ostacolo per la propria felicità, possederne la chiave o chiuderla dietro a un lucchetto. La canzone ha tracce di R&B, soul e funk, fa un massiccio uso di effetti elettronici e sintetizzatori – con un clap che all’occorrenza ravviva il pezzo – cori e interventi di ensemble d’archi.
Il cambio di tono è immediato con One By Blood, pezzo appassionato che tenta di descrivere le emozioni scatenate dalla riunione della Melomè con il padre, che non incontrava dall’età di due anni e quindi per lei era praticamente un estraneo. Come il tema suggerisce, l’atmosfera è più malinconica; sono ancora gli archi che, sul ritmo marcato della batteria, fanno con staccati e pizzicati da cornice alla voce flessuosa della cantante.
Il coro introduttivo della più dolce Save My Soul Tonight allenta nuovamente la tensione, aprendo un brano d’amore dedicato al marito, ai momenti che precedono il loro ricongiungimento dopo le lunghe separazioni a causa dei rispettivi lavori, mentre ottoni dal carattere soul vanno a mischiarsi alle voci in un ritornello estremamente orecchiabile.
 
If And When, canzone di chiaroscuri come gli alterni momenti della vita, viene trascinata dagli effetti percussivi delle corde smorzate del piano. Nell’elegante Icarus, invece, la voce della Melomè si mette a nudo per rivelare l’altra faccia della medaglia della notorietà; sola con il contrabbasso, ma presto raggiunta dai lamenti degli ottoni. Una chiusura più “classica”, dove l’elettronica sparisce del tutto per lasciare spazio a sonorità marcatamente jazz.

 

 

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