Perché no? Perché non fissare finalmente la propria musica su un disco registrato in presa diretta?
Ed è così che gli Attribution, power trio bergamasco nato nel 2009 e formato da Marco Pasinetti (chitarra), Sebastiano Pezzoli (basso) e Stefano Guidi (batteria), hanno pubblicato il loro primo lavoro autoprodotto. Esperienze diverse sono confluite in un’unica idea per mettere giù dapprima un repertorio costituito dalla rivisitazione di grandi classici di Jimi Hendrix, John Lennon, Miles Davis, Marcus Miller e tanti altri, per poi scrivere pezzi originali e aprire i concerti, tra gli altri, di Robben Ford, Billy Cobham, Kee Marcelo, Bud Spencer Blues Explosion e non solo.
Why Not contiene dieci tracce, nove inediti (di cui due strumentali) più una cover (Cold Turkey di John Lennon). Il rock-blues in generale è più vivo di quanto si possa pensare e gli Attribution forniscono un valido contributo alla causa. Nella loro musica persiste un groove di grande impatto sonoro per mezzo di tanti piccoli sussulti ben legati tra loro e in cui si intrufolano con disinvoltura jazz, funk e psichedelia. I pezzi sono cantati in inglese e sono caratterizzati da una forte e sana improvvisazione che non definisce la proposta musicale del trio, ma fornisce più di uno spunto per la ricerca di un sound in futuro più omogeneo.
La solidità degli Attribution si comprende grazie a brani come Woman o al singolo Sexy Tired e si può rimanere piacevolmente spiazzati anche da pezzi più riflessivi come Take Me. L’energia del trio poi spesso diventa pure la base per introdurre nuove sonorità, come quelle offerte dai fiati del jazzista Guido Bombardieri o di Alessio Palmieri, Maurizio Bazzana e Alessandro Bottacchiari, del Fender Rhodes di Fidel Fogaroli (già al lavoro coi Verdena), del flauto traverso di Andrès Pasinetti e della voce di Andy Brevi.
Perché allora non continuare partendo da qui, magari definendo ancor meglio il proprio sound? Perché no?
Ed è così che gli Attribution, power trio bergamasco nato nel 2009 e formato da Marco Pasinetti (chitarra), Sebastiano Pezzoli (basso) e Stefano Guidi (batteria), hanno pubblicato il loro primo lavoro autoprodotto. Esperienze diverse sono confluite in un’unica idea per mettere giù dapprima un repertorio costituito dalla rivisitazione di grandi classici di Jimi Hendrix, John Lennon, Miles Davis, Marcus Miller e tanti altri, per poi scrivere pezzi originali e aprire i concerti, tra gli altri, di Robben Ford, Billy Cobham, Kee Marcelo, Bud Spencer Blues Explosion e non solo.
Why Not contiene dieci tracce, nove inediti (di cui due strumentali) più una cover (Cold Turkey di John Lennon). Il rock-blues in generale è più vivo di quanto si possa pensare e gli Attribution forniscono un valido contributo alla causa. Nella loro musica persiste un groove di grande impatto sonoro per mezzo di tanti piccoli sussulti ben legati tra loro e in cui si intrufolano con disinvoltura jazz, funk e psichedelia. I pezzi sono cantati in inglese e sono caratterizzati da una forte e sana improvvisazione che non definisce la proposta musicale del trio, ma fornisce più di uno spunto per la ricerca di un sound in futuro più omogeneo.
La solidità degli Attribution si comprende grazie a brani come Woman o al singolo Sexy Tired e si può rimanere piacevolmente spiazzati anche da pezzi più riflessivi come Take Me. L’energia del trio poi spesso diventa pure la base per introdurre nuove sonorità, come quelle offerte dai fiati del jazzista Guido Bombardieri o di Alessio Palmieri, Maurizio Bazzana e Alessandro Bottacchiari, del Fender Rhodes di Fidel Fogaroli (già al lavoro coi Verdena), del flauto traverso di Andrès Pasinetti e della voce di Andy Brevi.
Perché allora non continuare partendo da qui, magari definendo ancor meglio il proprio sound? Perché no?
