04/03/2013

Blues è meglio: parola di Joe (Bonamassa)

Al concerto con un fan: Carlo (Verdone)

La prima occasione in cui venne a Milano, nemmeno tanti anni fa, suonò in un locale, il Transilvania, scomparso senza lasciare tracce, né rimpianti, davanti a poche centinaia di curiosi.

Stavolta, i due concerti di Joe Bonamassa, a Milano (Alcatraz) e a Padova, hanno raccolto ben di più, moltiplicando spettatori, consensi, ingaggi. Meritatamente, visto che per due ore abbondanti lo show del 36enne chitarrista americano – con evidenti radici italiane – risulta vincente: band appena sufficiente, ma da contraltare fanno le evoluzioni brillantissime del leader, condite da assoli inebrianti.

Bonamassa non è un grande cantante, ma usa la voce per lanciarsi nelle sue avventure da guitar hero, tra sollecitazioni blues, elementi di rock acceso, quasi hard, e qualche memoria (una sola cover, Summertime Blues). Tiene il palco con grande sicurezza, elegante nel suo completo con tanto di giacca scura e camicia bianca: non si risparmia e alcuni stralci della performance, dove cita lo stile di B.B. King, di Jimmy Page, di Jeff Beck e altri maestri, riscuotono applausi a scena aperta.

Compresi quelli di un fan speciale, Carlo Verdone, che lo ha intervistato per Repubblica e lo ha incontrato nel pomeriggio. Uno spettacolo nello spettacolo seguire lo show di Bonamassa al suo fianco, mentre scatta foto, riprende tramite telefonino, accompagna con il massimo dell’ammirazione il suo beniamino. Di cui esce il 22 marzo un altro album, acustico e registrato dal vivo a Vienna: un assaggio lo si è ascoltato in apertura del concerto e non deluderà i suoi molti aficionados.
Vai e colpisci, Joe.

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