Esce a tre anni di distanza da Vita che torni questo Il Grande Bax!: un disco intimo, quasi sommesso, che non si nutre di clamore, di provocazioni e proclami ma, proseguendo nel solco della grande canzone d’autore, è garbatamente problematico, solleva interrogativi, stimola riflessioni, accompagna pensosamente nell’ascolto.
In tempi di canzone indie, di Brunori, Calcutta, Paradiso e Cosmo, di giovani autori che provano a raccontare le inquietudini, i disagi ma anche i totem e i tabù delle generazioni di questi tempi tristi e incerti, fa bene tornare a chi la canzone d’autore l’ha incarnata e vissuta – più che praticata – in tempi non sospetti. Credo che una buona chiave di lettura del Grande Bax! sia proprio questa: affrontarlo come un disco di canzoni vecchio stampo, ancora buone per capire il presente, tra intimismo e attualità.
Un diario di viaggio crepuscolare, come accaduto col recente ritorno di Pietruccio Montalbetti: ma se il fondatore dei Dik Dik narra i suoi giri per il mondo con fare nostalgico, Bassignano quel mondo lo osserva, lo interpreta, cerca di capirlo e di piantare dei piccoli semi di consapevolezza. Consapevolezza della crisi, dai padri di Davanti ad uno schermo ai colleghi di Lo chiamavano artista; consapevolezza della transitorietà e della perdita, da quella dell’amico Duilio Del Prete in Come un abbraccio a quella di Valeria Solesin in Per te. Il Grande Bax! ha dalla sua la gentilezza e la semplicità di un impianto minimale – chitarra, piano Rhodes, qualche spolveratina elettrica cum grano salis – ma anche la scelta di un linguaggio mai crudo o diretto ma neanche pomposo o enfatico. Insomma un equilibrio di fondo che lo rende autentico.
In apertura Chi sono davvero?, che ha una funzione narrativa e simbolica simile a Io sono qui per l’omonimo disco del 1995 di Claudio Baglioni: premesso che citare i due nello stesso pezzo sembra paradossale, per entrambi l’incipit dell’album è una domanda rivolta a se stessi. La delicatezza di questo turbamento, l’onestà nel porgersi una domanda del genere dopo anni di attività ed esperienze è segno di grande maturità, di voglia di mettersi in discussione. Se di autobiografismo esplicito possiamo parlare, Chi sono davvero? è l’unico brano che ha tale natura: ma per un cantautore come Bassignano, che alla scrittura ha dato sostanza e ha chiesto risposte, vita e canzone non sono mai separate e incomunicabili.
In tempi di canzone indie, di Brunori, Calcutta, Paradiso e Cosmo, di giovani autori che provano a raccontare le inquietudini, i disagi ma anche i totem e i tabù delle generazioni di questi tempi tristi e incerti, fa bene tornare a chi la canzone d’autore l’ha incarnata e vissuta – più che praticata – in tempi non sospetti. Credo che una buona chiave di lettura del Grande Bax! sia proprio questa: affrontarlo come un disco di canzoni vecchio stampo, ancora buone per capire il presente, tra intimismo e attualità.
Un diario di viaggio crepuscolare, come accaduto col recente ritorno di Pietruccio Montalbetti: ma se il fondatore dei Dik Dik narra i suoi giri per il mondo con fare nostalgico, Bassignano quel mondo lo osserva, lo interpreta, cerca di capirlo e di piantare dei piccoli semi di consapevolezza. Consapevolezza della crisi, dai padri di Davanti ad uno schermo ai colleghi di Lo chiamavano artista; consapevolezza della transitorietà e della perdita, da quella dell’amico Duilio Del Prete in Come un abbraccio a quella di Valeria Solesin in Per te. Il Grande Bax! ha dalla sua la gentilezza e la semplicità di un impianto minimale – chitarra, piano Rhodes, qualche spolveratina elettrica cum grano salis – ma anche la scelta di un linguaggio mai crudo o diretto ma neanche pomposo o enfatico. Insomma un equilibrio di fondo che lo rende autentico.
In apertura Chi sono davvero?, che ha una funzione narrativa e simbolica simile a Io sono qui per l’omonimo disco del 1995 di Claudio Baglioni: premesso che citare i due nello stesso pezzo sembra paradossale, per entrambi l’incipit dell’album è una domanda rivolta a se stessi. La delicatezza di questo turbamento, l’onestà nel porgersi una domanda del genere dopo anni di attività ed esperienze è segno di grande maturità, di voglia di mettersi in discussione. Se di autobiografismo esplicito possiamo parlare, Chi sono davvero? è l’unico brano che ha tale natura: ma per un cantautore come Bassignano, che alla scrittura ha dato sostanza e ha chiesto risposte, vita e canzone non sono mai separate e incomunicabili.