Gabriele Antonucci – Aretha Franklin – La Regina del Soul
Lucia Settequattrini – Al Green – Io sono un cantante
Carlo Babando – Marvin Gaye – Il sogno spezzato
Alberto Castelli – Otis Redding – La musica è viva
Per chi volesse iniziare un percorso nei fasti della musica soul, ha, da qualche mese a questa parte, la possibilità di farlo anche leggendo dei semplici volumetti monografici, editi da Vololibero, che presentano in modo agile, ma significativo, i personaggi essenziali di questa musica.
Si inizia con un poker d’eccezione, artisti che, almeno nel nome, non hanno bisogno di grandi presentazioni: Aretha Franklin, Al Green, Marvin Gaye e Otis Redding. Leggere questi libri è come comporre un grande puzzle in cui ciascuna tessera porta con sé un pezzo di storia della musica soul. Si possono così scoprire case discografiche indipendenti diventate mitiche come la Stax, la Motown e l’Atlantic, musicisti e arrangiatori come Steve Cropper, Donald “Duck” Dunn e Willie Mitchell, che avrebbero contribuito a creare un sound destinato a diventare riconoscibile al primo ascolto, e discografici lungimiranti come Jim Stewart, Berry Gordy, Jerry Wexler e Ahmet Ertegun, ciascuno a capo della propria etichetta.
Insomma, in questo caso, la storia del soul se la deve costruire chi man mano si legge queste monografie e ne trae informazioni che si intersecano e si integrano a vicenda. A giganteggiare nei testi ci sono però ovviamente i grandi interpreti che da soli valgono la curiosità e l’interesse del lettore. Personaggi altisonanti e a loro modo unici che con le loro peculiarità vocali e ideali ci hanno parlato di religione, società e politica che, negli anni ’60, durante le lotte civili contro la segregazione, si integravano in una cosa sola. La musica soul, con i suoi interpreti più impegnati, ha dato una mano non da poco alla lotta del popolo nero: canzoni come Respect o Think parlavano in modo diretto alla propria gente e suggerivano comportamenti di dignità e libertà che venivano veicolati a milioni di persone di colore e non solo.
Se il soul nasce come evoluzione del gospel e porta con sé un messaggio di intima spiritualità, non tarda ad acquistarne anche uno sociale per dare coscienza della dura realtà collettiva del tempo.
Il piano dell’opera è piuttosto ambizioso e, oltre ai quattro volumi già usciti, ne prevede altri sei, sempre con musicisti di grande portata. La collana è curata da Alberto Castelli, il cui nome è una garanzia, un bravo musicologo che ha chiamato alla sua corte altri esperti di settore e ha riservato per sé il piacere di scrivere, forse, sul più grande in assoluto di questi interpreti, vale a dire Otis Redding, l’artista che fu scoperto dal grande pubblico al Festival di Monterey nel 1967, dopo la sua infuocata performance.
Ogni volumetto integra inoltre una prefazione di Massimo Oldani e alcune note/curiosità curate da Graziano Uliani.
Lucia Settequattrini – Al Green – Io sono un cantante
Carlo Babando – Marvin Gaye – Il sogno spezzato
Alberto Castelli – Otis Redding – La musica è viva
Per chi volesse iniziare un percorso nei fasti della musica soul, ha, da qualche mese a questa parte, la possibilità di farlo anche leggendo dei semplici volumetti monografici, editi da Vololibero, che presentano in modo agile, ma significativo, i personaggi essenziali di questa musica.
Si inizia con un poker d’eccezione, artisti che, almeno nel nome, non hanno bisogno di grandi presentazioni: Aretha Franklin, Al Green, Marvin Gaye e Otis Redding. Leggere questi libri è come comporre un grande puzzle in cui ciascuna tessera porta con sé un pezzo di storia della musica soul. Si possono così scoprire case discografiche indipendenti diventate mitiche come la Stax, la Motown e l’Atlantic, musicisti e arrangiatori come Steve Cropper, Donald “Duck” Dunn e Willie Mitchell, che avrebbero contribuito a creare un sound destinato a diventare riconoscibile al primo ascolto, e discografici lungimiranti come Jim Stewart, Berry Gordy, Jerry Wexler e Ahmet Ertegun, ciascuno a capo della propria etichetta.
Insomma, in questo caso, la storia del soul se la deve costruire chi man mano si legge queste monografie e ne trae informazioni che si intersecano e si integrano a vicenda. A giganteggiare nei testi ci sono però ovviamente i grandi interpreti che da soli valgono la curiosità e l’interesse del lettore. Personaggi altisonanti e a loro modo unici che con le loro peculiarità vocali e ideali ci hanno parlato di religione, società e politica che, negli anni ’60, durante le lotte civili contro la segregazione, si integravano in una cosa sola. La musica soul, con i suoi interpreti più impegnati, ha dato una mano non da poco alla lotta del popolo nero: canzoni come Respect o Think parlavano in modo diretto alla propria gente e suggerivano comportamenti di dignità e libertà che venivano veicolati a milioni di persone di colore e non solo.
Se il soul nasce come evoluzione del gospel e porta con sé un messaggio di intima spiritualità, non tarda ad acquistarne anche uno sociale per dare coscienza della dura realtà collettiva del tempo.
Il piano dell’opera è piuttosto ambizioso e, oltre ai quattro volumi già usciti, ne prevede altri sei, sempre con musicisti di grande portata. La collana è curata da Alberto Castelli, il cui nome è una garanzia, un bravo musicologo che ha chiamato alla sua corte altri esperti di settore e ha riservato per sé il piacere di scrivere, forse, sul più grande in assoluto di questi interpreti, vale a dire Otis Redding, l’artista che fu scoperto dal grande pubblico al Festival di Monterey nel 1967, dopo la sua infuocata performance.
Ogni volumetto integra inoltre una prefazione di Massimo Oldani e alcune note/curiosità curate da Graziano Uliani.