12/04/2015

Confesso che ho suonato

L’autobiografia di uno dei più famosi pianisti jazz italiani: dall’amore per la musica alla passione per la politica, ai viaggi di solidarietà…
È il 7 dicembre 2013 quando al Teatro Dal Verme di Milano riceve la massima onorificenza civile della città meneghina, l’Ambrogino d’oro. Questa la motivazione: “Si definisce ‘un sognatore con i piedi per terra e gli occhi ben aperti’: figlio d’arte, cresciuto nel quartiere Corvetto, è un jazzista di fama nazionale e internazionale, con oltre trenta album e tremila concerti al suo attivo.
Insegna pianoforte al Conservatorio di Milano, dove si è diplomato, guidando i giovani nella ricerca di un’affermazione artistica e professionale nella musica. Mette il suo talento al servizio di iniziative di solidarietà, suonando per la pace e i diritti umani nel mondo: dall’Eritrea al Senegal, dalla Siria alla Turchia, da Gerusalemme a Beirut e Sarajevo.
Autore di colonne sonore per il teatro, il cinema, la radio, il balletto, collabora alla creazione di reading di teatro civile”.
In casa sua si respirava già aria di musica. Infatti è nipote di Gegè Di Giacomo, il celebre batterista di Renato Carosone, ed è figlio di Lino Liguori, un altro grande batterista. Il suo strumento, quello di tutta una vita, è però il pianoforte e il suo nome è Gaetano Liguori.
 
È un linguaggio intimo e semplice quello utilizzato dall’artista per raccontarsi nella sua autobiografia Confesso che ho suonato. Talvolta sembra quasi che stia parlando a tu per tu con il lettore, ma comunque non perde mai occasione di allargare il discorso con alcuni riferimenti storico-musicali contestualizzati in maniera accessibile per chiunque si avvicini per la prima volta a una vita, la sua, fatta di musica, di jazz, di viaggi di solidarietà, di impegno politico e di tanti piccoli grandi momenti significativi.
Gli studi in Conservatorio, l’incontro con il maestro Angelo Paccagnini… ma uno dei primi riconoscimenti, quello forse dal quale Liguori ha iniziato ad acquisire maggiore consapevolezza dei propri mezzi, è arrivato con la recensione di un suo concerto su Musica Jazz a firma di Franco Fayenz: “Ascoltato e visto in azione, Liguori junior è impressionante – scriveva il celebre critico musicale. – Ha un eccellente senso del jazz, e sa innestarci abbandoni e lucori debussiani alternati a sequenze di furore, durante le quali aggredisce lo strumento a manate, a pugni, a percosse vibrate con tutto l’avambraccio che rientrano sempre e comunque nei limiti di una musicalità vigile e sicura”.
Successivamente la sua carriera è stata ricchissima di dischi, concerti, incontri… da quando per esempio ha condiviso lo stesso palco con Miles Davis, a quando ha ricevuto da Arrigo Polillo il Premio della Critica discografica per il disco per solo piano e percussioni registrato assieme al padre.
 
Ma si potrebbe andare avanti ancora per molto. Diciamo per circa 200 pagine. Perché la vita di Gaetano Liguori è anche il racconto di un pianista che ha saputo unire il talento allo studio, cercando poi un po’ alla volta di espandere i propri orizzonti con i viaggi, l’impegno politico e non solo.
Il segreto è racchiuso nella costante ricerca di nuovi stimoli, al fine di tener fede alle proprie idee, declinate con un originale tocco da Maestro sui tasti del suo pianoforte.
 
 

 

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