L’annuncio è arrivato alla fine del mese scorso. Eric Clapton vuole abbandonare l’attività live. Slowhand ha manifestato questa sua intenzione nel corso di un’intervista che sarà pubblicata ad agosto su Uncut. “Ci sono miliardi di cose che mi piacerebbe fare, ma sto anche considerando il ritiro – ha dichiarato Eric Clapton. – L’anno prossimo compio 70 anni (30 marzo 2015, ndr). Credo che mi concederò, ragionevolmente, di continuare a registrare in studio. Non ho intenzione di diventare secondario fino al punto in cui mi troverei imbarazzante. Viaggiare è diventato insopportabile, ci vuole troppo tempo per andare in qualsiasi posto; entrare e uscire dagli aeroporti, salire sugli aerei, viaggiare in auto”. E Slowhand ha poi affermato che potrebbe anche smettere di suonare la chitarra, se non ne fosse più in grado.
Già qualche giorno prima di queste dichiarazioni era sopraggiunto probabilmente in Clapton il desiderio di mollare. A un certo punto, infatti, durante il concerto all’Hydro Arena di Glasgow il chitarrista ha abbandonato il palco e il suo pubblico, interrompendo a metà Cocaine (anche se in seguito all’episodio è stato diramato un comunicato ufficiale in cui si fa riferimento ad alcuni “problemi tecnici” che hanno impedito a Slowhand di terminare la sua esibizione).
Ciò non toglie però che Eric Clapton è e rimane uno dei chitarristi più importanti della storia del rock e la storia l’ha scritta (nel bene e nel male) anche grazie ad alcuni live storici, come i quattro che ricorderemo qui di seguito. Premessa doverosa: non si tratta di concerti che attestano il valore artistico assoluto di Slowhand, ma di alcune tappe necessarie per compiere di volta in volta il passo successivo nella sua lunga carriera, prima in alcune band prestigiose e poi come solista.
13 marzo 1964 – Yardbirds (con tanto di registrazione)
Il gruppo capitanato da Keith Relf è l’ultimo ad esibirsi il 5 marzo nella sede al 165 di Oxford Street ed è presente anche alla serata di apertura del nuovo Marquee Club al 90 di Wardour Street. Per l’occasione il gruppo registra il suo primo album dal vivo, Five Live Yardbirds.
Nel frattempo se n’è andato dalla band Anthony “Top” Topham e Relf al suo posto ha chiamato proprio lui: Eric Clapton. Five Live Yardbirds sarà anche il primo disco mai inciso da Slowhand. In scaletta ci sono Too Much Monkey Business di Chuck Berry, Got Love If You Want It (Slim Harpo), Smokestack Lightning di Howlin’ Wolf, i classici Good Morning Little Schoolgirl e Respectable, Five Long Years di Eddie Boyd, Pretty Girl di Bo Diddley, Louise di John Lee Hooker e I’m A Man e Here ‘Tis (entrambe firmate Diddley). Un debutto carico e sostanzioso.
26 novembre 1968 – L’ultimo dei Cream
Il primo supergruppo della storia del rock tiene questa sera il suo ultimo concerto. Anche ieri il power trio ha suonato qui, ma quello di stasera è l’ultimo atto di un’avventura durata appena due anni. Soprattutto Eric Clapton vuole allontanarsi dal gruppo, ma adesso è davvero ufficiale: i Cream stanno per sciogliersi.
Dopo una pausa estiva, la band intraprende l’ultima tournée americana tra il 4 ottobre e il 4 novembre 1968, per poi tornare a Londra per i due concerti d’addio. La scaletta è la solita: White Room; Politician; I’m So Glad; Sitting On The Top Of The World; Crossroads; Toad; Spoonful; Sunshine Of Your Love; Steppin’ Out.
Nonostante la calda accoglienza del pubblico, anche quello di stasera, così come quello di ieri, non è un concerto memorabile per il trio, forse per la tensione dovuta allo scioglimento ormai imminente. E anche se i tre in un momento successivo ammetteranno di essere disposti a suonare ancora insieme, non vi saranno ripensamenti e il gruppo si scioglierà. L’ultimo live dei Cream viene fatto riprendere dal regista Tony Palmer per il film Farewell Concert e finisce quindi così l’avventura del power trio che ha tracciato un percorso importante grazie al suo rock-blues con venature psichedeliche.
7 giugno 1969 – Il primo dei Blind Faith
I Cream ormai si sono sciolti ed è tempo per Eric Clapton di mettere insieme un nuovo gruppo. Intanto l’idea di suonare con le tastiere appassiona il chitarrista e per questo motivo riprende i contatti già avviati con Steve Winwood, il polistrumentista enfant prodige del rock anche lui in cerca di nuovi stimoli dopo lo Spencer Davis Group e il primo scioglimento dei Traffic. Alla batteria, come nei Cream, c’è Ginger Baker, mentre il basso viene suonato dall’ormai ex Family Ric Grech. Bisogna avere tantissima fiducia per questo nuovo progetto musicale. O addirittura bisogna avere una “fede cieca” per questo nuovo gruppo, tanto da chiamarlo Blind Faith.
Il 7 giugno 1969 è il giorno del grande debutto. Nell’occasione infatti i nostri suonano tante cover più alcuni brani inediti, tra cui Can’t Find My Way Home all’Hyde Park di Londra dinanzi a 120.000 persone. Ma già durante questo live emergeranno le prime tensioni e l’ultima data del nuovo supergruppo sarà quella del 24 agosto 1969 a Honolulu.
Il loro unico album dal titolo omonimo non fu molto apprezzato all’epoca da pubblico e critica, ma oggi è stato ampiamente rivalutato.
13 gennaio 1973 – Il concerto della rinascita
1972. Eric Clapton è ridotto come uno straccio, vive male, trascorre tutto il giorno senza far nulla. In questo periodo si è ritirato nella sua villa Hurtwood Edge con la compagna Alice Ormsby-Gore, figlia dell’ex ambasciatore inglese negli Stati Uniti, Lord David Harlech. Il chitarrista va avanti con 2 grammi di eroina al giorno, Alice con la vodka.
Bisogna fare qualcosa. Ed è per questo motivo quindi che Pete Townshend, l’amico chitarrista degli Who, decide di organizzare un doppio concerto (pomeridiano e serale) per farlo tornare sul palcoscenico e soprattutto per farlo tornare a vivere.
Dopo una settimana di prove nella casa di Ronnie Wood a Hampton Court, il 13 gennaio 1973 Slowhand sale sul palco del Rainbow Theatre di Londra con i Palpitations, nome scelto per l’occasione per il gruppo composto da Jim Capaldi, Steve Winwood, Ric Grech e Reebop, oltre che ovviamente da Pete Townshend e Ronnie Wood. Tra il pubblico ci sono anche Paul e Linda McCartney, Elton John, Joe Cocker e Jimmy Page.
Viste le poche prove, Eric & The Palpitations non suonano in maniera brillante nel set pomeridiano. La sera invece va decisamente meglio. Ma l’importante è stato recuperare (in tutti i sensi) Slowhand.
Il percorso è stato lungo, talvolta anche faticoso. E adesso sembra sia giunto al termine. “Clapton is God” (Clapton è Dio) si leggeva come per magia nel 1966 su un muro di Londra nel periodo in cui Slowhand suonava con John Mayall & the Bluesbreakers. Adesso, però, sembra che tutt’a un tratto quella magia sia finita…
Già qualche giorno prima di queste dichiarazioni era sopraggiunto probabilmente in Clapton il desiderio di mollare. A un certo punto, infatti, durante il concerto all’Hydro Arena di Glasgow il chitarrista ha abbandonato il palco e il suo pubblico, interrompendo a metà Cocaine (anche se in seguito all’episodio è stato diramato un comunicato ufficiale in cui si fa riferimento ad alcuni “problemi tecnici” che hanno impedito a Slowhand di terminare la sua esibizione).
Ciò non toglie però che Eric Clapton è e rimane uno dei chitarristi più importanti della storia del rock e la storia l’ha scritta (nel bene e nel male) anche grazie ad alcuni live storici, come i quattro che ricorderemo qui di seguito. Premessa doverosa: non si tratta di concerti che attestano il valore artistico assoluto di Slowhand, ma di alcune tappe necessarie per compiere di volta in volta il passo successivo nella sua lunga carriera, prima in alcune band prestigiose e poi come solista.
13 marzo 1964 – Yardbirds (con tanto di registrazione)
Il gruppo capitanato da Keith Relf è l’ultimo ad esibirsi il 5 marzo nella sede al 165 di Oxford Street ed è presente anche alla serata di apertura del nuovo Marquee Club al 90 di Wardour Street. Per l’occasione il gruppo registra il suo primo album dal vivo, Five Live Yardbirds.
Nel frattempo se n’è andato dalla band Anthony “Top” Topham e Relf al suo posto ha chiamato proprio lui: Eric Clapton. Five Live Yardbirds sarà anche il primo disco mai inciso da Slowhand. In scaletta ci sono Too Much Monkey Business di Chuck Berry, Got Love If You Want It (Slim Harpo), Smokestack Lightning di Howlin’ Wolf, i classici Good Morning Little Schoolgirl e Respectable, Five Long Years di Eddie Boyd, Pretty Girl di Bo Diddley, Louise di John Lee Hooker e I’m A Man e Here ‘Tis (entrambe firmate Diddley). Un debutto carico e sostanzioso.
26 novembre 1968 – L’ultimo dei Cream
Il primo supergruppo della storia del rock tiene questa sera il suo ultimo concerto. Anche ieri il power trio ha suonato qui, ma quello di stasera è l’ultimo atto di un’avventura durata appena due anni. Soprattutto Eric Clapton vuole allontanarsi dal gruppo, ma adesso è davvero ufficiale: i Cream stanno per sciogliersi.
Dopo una pausa estiva, la band intraprende l’ultima tournée americana tra il 4 ottobre e il 4 novembre 1968, per poi tornare a Londra per i due concerti d’addio. La scaletta è la solita: White Room; Politician; I’m So Glad; Sitting On The Top Of The World; Crossroads; Toad; Spoonful; Sunshine Of Your Love; Steppin’ Out.
Nonostante la calda accoglienza del pubblico, anche quello di stasera, così come quello di ieri, non è un concerto memorabile per il trio, forse per la tensione dovuta allo scioglimento ormai imminente. E anche se i tre in un momento successivo ammetteranno di essere disposti a suonare ancora insieme, non vi saranno ripensamenti e il gruppo si scioglierà. L’ultimo live dei Cream viene fatto riprendere dal regista Tony Palmer per il film Farewell Concert e finisce quindi così l’avventura del power trio che ha tracciato un percorso importante grazie al suo rock-blues con venature psichedeliche.
7 giugno 1969 – Il primo dei Blind Faith
I Cream ormai si sono sciolti ed è tempo per Eric Clapton di mettere insieme un nuovo gruppo. Intanto l’idea di suonare con le tastiere appassiona il chitarrista e per questo motivo riprende i contatti già avviati con Steve Winwood, il polistrumentista enfant prodige del rock anche lui in cerca di nuovi stimoli dopo lo Spencer Davis Group e il primo scioglimento dei Traffic. Alla batteria, come nei Cream, c’è Ginger Baker, mentre il basso viene suonato dall’ormai ex Family Ric Grech. Bisogna avere tantissima fiducia per questo nuovo progetto musicale. O addirittura bisogna avere una “fede cieca” per questo nuovo gruppo, tanto da chiamarlo Blind Faith.
Il 7 giugno 1969 è il giorno del grande debutto. Nell’occasione infatti i nostri suonano tante cover più alcuni brani inediti, tra cui Can’t Find My Way Home all’Hyde Park di Londra dinanzi a 120.000 persone. Ma già durante questo live emergeranno le prime tensioni e l’ultima data del nuovo supergruppo sarà quella del 24 agosto 1969 a Honolulu.
Il loro unico album dal titolo omonimo non fu molto apprezzato all’epoca da pubblico e critica, ma oggi è stato ampiamente rivalutato.
13 gennaio 1973 – Il concerto della rinascita
1972. Eric Clapton è ridotto come uno straccio, vive male, trascorre tutto il giorno senza far nulla. In questo periodo si è ritirato nella sua villa Hurtwood Edge con la compagna Alice Ormsby-Gore, figlia dell’ex ambasciatore inglese negli Stati Uniti, Lord David Harlech. Il chitarrista va avanti con 2 grammi di eroina al giorno, Alice con la vodka.
Bisogna fare qualcosa. Ed è per questo motivo quindi che Pete Townshend, l’amico chitarrista degli Who, decide di organizzare un doppio concerto (pomeridiano e serale) per farlo tornare sul palcoscenico e soprattutto per farlo tornare a vivere.
Dopo una settimana di prove nella casa di Ronnie Wood a Hampton Court, il 13 gennaio 1973 Slowhand sale sul palco del Rainbow Theatre di Londra con i Palpitations, nome scelto per l’occasione per il gruppo composto da Jim Capaldi, Steve Winwood, Ric Grech e Reebop, oltre che ovviamente da Pete Townshend e Ronnie Wood. Tra il pubblico ci sono anche Paul e Linda McCartney, Elton John, Joe Cocker e Jimmy Page.
Viste le poche prove, Eric & The Palpitations non suonano in maniera brillante nel set pomeridiano. La sera invece va decisamente meglio. Ma l’importante è stato recuperare (in tutti i sensi) Slowhand.
Il percorso è stato lungo, talvolta anche faticoso. E adesso sembra sia giunto al termine. “Clapton is God” (Clapton è Dio) si leggeva come per magia nel 1966 su un muro di Londra nel periodo in cui Slowhand suonava con John Mayall & the Bluesbreakers. Adesso, però, sembra che tutt’a un tratto quella magia sia finita…