Discograficamente parlando Fabrizio Poggi compie la maggiore età. Questo Spaghetti Juke Joint è infatti il suo diciottesimo album, un lavoro naturalmente orientato verso il blues, il genere che l’ha ormai reso noto oltre che a casa nostra, anche oltre oceano. Appena tornato da una serie di concerti che l’hanno visto protagonista nella mitica Big House della Allman Brothers Band, Fabrizio sforna questo bel lavoro che lo vede come sempre in primo piano con la sua armonica, capace di rinverdire vecchi fasti grazie anche alla nuova formazione che prevede Enrico Polverari alla chitarra, Tino Cappelletti al basso e Gino Carravieri alla batteria. Per la verità Poggi non si risparmia niente e presenta come ospiti anche delle vere e proprie star come Sonny Landreth che fa meraviglie in King Bee, nonché Ronnie Earl e Bob Margolin che dicono la loro rispettivamente in The blues Is Alright e Mojo.
Non mancano neanche gli amici di casa nostra come Sara Cappelletti che regala la sua voce in Nobody e Claudio Bazzarri sempre molto reattivo in I Want My Baby. Il disco si snoda in modo eterogeneo, cominciando con Bye Bye Bird del vecchio Rice Miller che parte come uno zydeco d’atmosfera per poi lasciare spazio alla chitarra elettrica che si prende la scena in modo eccellente.
L’aspetto elettrico diventa presto la dimensione dominante del disco, l’energia che si sprigiona è contagiosa e fa da volano per tutti i pezzi che vanno dalla rivisitazione del classico stile Chicago a un rock blues di grande impatto. Anche il traditional Nobody deve adeguarsi al trend lasciando grande spazio all’armonica di Fabrizio e alla bella voce di Sara che spinge verso il soul. Molti i blues famosi ripresi (Rock Me Baby, Baby Please Don’t Go, The Blues Is Alright), ma interessanti anche i brani che portano la firma dello stesso Poggi (I Want My Baby, Davil At The Crossroad e Mojo). Piacevole la cover di Tom Waits, Way Down In The Hole.
Non mancano neanche gli amici di casa nostra come Sara Cappelletti che regala la sua voce in Nobody e Claudio Bazzarri sempre molto reattivo in I Want My Baby. Il disco si snoda in modo eterogeneo, cominciando con Bye Bye Bird del vecchio Rice Miller che parte come uno zydeco d’atmosfera per poi lasciare spazio alla chitarra elettrica che si prende la scena in modo eccellente.
L’aspetto elettrico diventa presto la dimensione dominante del disco, l’energia che si sprigiona è contagiosa e fa da volano per tutti i pezzi che vanno dalla rivisitazione del classico stile Chicago a un rock blues di grande impatto. Anche il traditional Nobody deve adeguarsi al trend lasciando grande spazio all’armonica di Fabrizio e alla bella voce di Sara che spinge verso il soul. Molti i blues famosi ripresi (Rock Me Baby, Baby Please Don’t Go, The Blues Is Alright), ma interessanti anche i brani che portano la firma dello stesso Poggi (I Want My Baby, Davil At The Crossroad e Mojo). Piacevole la cover di Tom Waits, Way Down In The Hole.