27/05/2015

Fiorino

Primo disco per il cantautore che si muove tra lo stornello e lo stoner
(foto di Futura Tittaferrante)
 
C’è una sostanziale atmosfera sospesa tra il folk e un certo cantautorato nostrano nelle dieci tracce del disco d’esordio di Fiorino. Ma più propriamente ci sono in realtà tanti generi musicali affrontati dall’artista che non disdegna soluzioni elettriche più rock e che in questo modo sfugge a una precisa identificazione, pur con arrangiamenti tra un brano e l’altro non così distanti. Muoversi tra lo stornello e lo stoner implica tra l’altro che in mezzo ci sia di tutto, compresa l’incosciente sensazione di scrivere con naturalezza brani sinceri tra rassegnazione, racconto e riflessione rispetto a storie amorose realmente vissute in prima persona o da altri.
 
Si notano senza dubbio alcuni omaggi alle atmosfere di Lucio Dalla con La buona occasione come esempio principale o il reggae delicato di Verme solitario antropomorfo. Di fatto il cd non lascia spazio a novità di rilievo, ma si lascia ascoltare fino alla fine. E i testi sono sia diretti, come quello di Amanda su una storia d’amore non andata a buon fine, sia elaborati come quello di Esca per le acciughe, rispetto al quale lo stesso cantautore spiega che “l’esca è il cuore sofferente, buttato in mare come se fosse un cracker, mentre le acciughe sono i tanti piccoli, continui e crudeli falsi allarmi, lanciati da chi vuole tenerci in scacco”.
 
Il masochismo provoca dipendenza nella misura in cui, col passare degli anni, migliora la performance nel ripetere gli stessi errori. Insomma, si diventa bravissimi a sbagliare” dice Fiorino, guadagnandosi ulteriori ascolti, durante i quali emerge il suo essere un po’ cantastorie moderno grazie a dieci episodi umilmente intrisi di poetiche amare e lucidi pensieri.
 
 

 

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