(Foto di Herbert Ejzemberg)
È uscito in questi giorni Prezioso, album postumo di Gianmaria Testa. Un lavoro non previsto dal suo autore perché frutto di prove e esecuzioni minimali, fatte in casa, che Gianmaria aveva probabilmente creato come basi da elaborare successivamente per un nuovo album o forse addirittura per altri interpreti. I testi, tuttavia, avevano già raggiunto una loro completezza formale, quello che mancava davvero erano gli arrangiamenti che si sarebbero dovuti aggiungere alla base di chitarra con la quale Testa si era registrato. La moglie Paola Farinetti e l’ingegnare del suono Roberto Barillari hanno accettato la scommessa di far diventare quelle prove un album vero e così con infinita pazienza si sono tolti i rumori di fondo che sono normalmente presenti in una casa e con un lavoro di postproduzione davvero certosino si sono recuperate undici tracce minimaliste su cui non si è voluto intervenire né con sovraincisioni, né con arricchimenti sonori che in qualche modo potessero deviare dalla linea guida impostata da Gianmaria. Ecco allora che Prezioso ci restituisce l’immagine di quell’autore che abbiamo imparato ad amare e apprezzare con i suoi lavori precedenti in cui emerge una sensibilità acuta, capace di ridurre in forma di canzone immagini e situazioni colte nella quotidianità, una sintesi in piccola poesia di lunghi discorsi che si potrebbero fare a proposito di fatti sociali e del nostro vissuto, interiore o reale che sia.
Si parte con Povero tempo nostro, un tempo di “magra umanità” che solo un vento di tempesta può spazzare via, e si continua con Questa pianura, canzone davvero bellissima che deriva da una traduzione del grande Sergio Bardotti di un brano di Jaques Brel (Le plat pays) e che permette a Gianmaria di identificarsi e di esprimersi con una leggerezza tanto orgogliosa da farla diventare un magnifico omaggio alla sua terra, per poi passare a La tua voce, una singola strofa che viene interpretata inizialmente da Bria Krieger in portoghese e poi ripresa da Testa in italiano: un desiderio di evasione, di libertà e amore. Le canzoni si susseguono e fanno emergere il mosaico sonoro tessuto per gli spettacoli “L’Arlecchino”, “Moliere” e “Rossointesta”, portati in scena da Paolo Rossi, per cui Gianmaria ha scritto Una carezza d’amor, Sotto le stelle il mare, Alichino e Dentro la maschera, che ci regalano ironia, tenerezza e malinconia per una godibilità cui non avremmo più sperato. C’è poi Senza parlare, che Mauro Ermanno Giovanardi avrebbe dovuto portare a Sanremo nel 2004 e Merica Merica, storia di nostri migranti in America e della disillusione che ne deriva, ben espressa da una lettera letta nel brano da Giuseppe Battiston. Ultima canzone è X Agosto, la poesia di Giovanni Pascoli messa in musica senza togliere nulla al testo, cui viene anzi restituita tutta la sua tragica valenza originale.
Prezioso è un regalo delicato, un sottile filo rosso che ci permette di mantenere un legame ancora più forte con il suo autore ormai scomparso tre anni fa. La copertina del disco, che nasce dal carboncino di Valerio Berruti, sottolinea ulteriormente questa simbologia perché mostra una bimba con la testa rivolta al passato e i piedi diretti al futuro. Come dire che l’opera di Gianmaria Testa è destinata a rimanere nel tempo.
È uscito in questi giorni Prezioso, album postumo di Gianmaria Testa. Un lavoro non previsto dal suo autore perché frutto di prove e esecuzioni minimali, fatte in casa, che Gianmaria aveva probabilmente creato come basi da elaborare successivamente per un nuovo album o forse addirittura per altri interpreti. I testi, tuttavia, avevano già raggiunto una loro completezza formale, quello che mancava davvero erano gli arrangiamenti che si sarebbero dovuti aggiungere alla base di chitarra con la quale Testa si era registrato. La moglie Paola Farinetti e l’ingegnare del suono Roberto Barillari hanno accettato la scommessa di far diventare quelle prove un album vero e così con infinita pazienza si sono tolti i rumori di fondo che sono normalmente presenti in una casa e con un lavoro di postproduzione davvero certosino si sono recuperate undici tracce minimaliste su cui non si è voluto intervenire né con sovraincisioni, né con arricchimenti sonori che in qualche modo potessero deviare dalla linea guida impostata da Gianmaria. Ecco allora che Prezioso ci restituisce l’immagine di quell’autore che abbiamo imparato ad amare e apprezzare con i suoi lavori precedenti in cui emerge una sensibilità acuta, capace di ridurre in forma di canzone immagini e situazioni colte nella quotidianità, una sintesi in piccola poesia di lunghi discorsi che si potrebbero fare a proposito di fatti sociali e del nostro vissuto, interiore o reale che sia.
Si parte con Povero tempo nostro, un tempo di “magra umanità” che solo un vento di tempesta può spazzare via, e si continua con Questa pianura, canzone davvero bellissima che deriva da una traduzione del grande Sergio Bardotti di un brano di Jaques Brel (Le plat pays) e che permette a Gianmaria di identificarsi e di esprimersi con una leggerezza tanto orgogliosa da farla diventare un magnifico omaggio alla sua terra, per poi passare a La tua voce, una singola strofa che viene interpretata inizialmente da Bria Krieger in portoghese e poi ripresa da Testa in italiano: un desiderio di evasione, di libertà e amore. Le canzoni si susseguono e fanno emergere il mosaico sonoro tessuto per gli spettacoli “L’Arlecchino”, “Moliere” e “Rossointesta”, portati in scena da Paolo Rossi, per cui Gianmaria ha scritto Una carezza d’amor, Sotto le stelle il mare, Alichino e Dentro la maschera, che ci regalano ironia, tenerezza e malinconia per una godibilità cui non avremmo più sperato. C’è poi Senza parlare, che Mauro Ermanno Giovanardi avrebbe dovuto portare a Sanremo nel 2004 e Merica Merica, storia di nostri migranti in America e della disillusione che ne deriva, ben espressa da una lettera letta nel brano da Giuseppe Battiston. Ultima canzone è X Agosto, la poesia di Giovanni Pascoli messa in musica senza togliere nulla al testo, cui viene anzi restituita tutta la sua tragica valenza originale.
Prezioso è un regalo delicato, un sottile filo rosso che ci permette di mantenere un legame ancora più forte con il suo autore ormai scomparso tre anni fa. La copertina del disco, che nasce dal carboncino di Valerio Berruti, sottolinea ulteriormente questa simbologia perché mostra una bimba con la testa rivolta al passato e i piedi diretti al futuro. Come dire che l’opera di Gianmaria Testa è destinata a rimanere nel tempo.