Un pilastro della nostra cultura letteraria che vide la collaborazione per le traduzioni, tra gli altri, anche di Cesare Pavese, Eugenio Montale, Moravia nonché di una giovane Fernanda Pivano. Un progetto che si scontrò apertamente con l’ideologia nazionalista e autarchica del regime fascista, e che quindi fu, in un primo momento, sequestrato e censurato (salvo poi essere pubblicato nella versione originale).
“I Guano Padano si sono approcciati a quegli stessi autori americani e ad alcuni loro libri pubblicati nella prima metà del Novecento, subendone più o meno la stessa fascinazione primitiva, ammirati e intimoriti da quei Giganti di terre sconosciute, oltre le Colonne D’Ercole” – scrive Nicoletta Montella nelle note del disco, ed è proprio questo il cuore e lo spirito di Americana, colonna sonora perfetta di un viaggio in una terra mitica e ricca di fascino. L’album vede anche la collaborazione, peraltro, del compositore americano Mark Orton, recentemente salito agli onori della cronaca per aver firmato la colonna sonora del film Nebraska di Alexandar Payne.
L’universo strumentale dei Guano Padano passa dal surf crepuscolare di Pian della Tortilla – basata su un racconto omonimo di Steinbeck – al western lunare di El Tor, fino ai fremiti hard in salsa tex mex di My Banjo Dog e Flem’s Circus. Non mancano nemmeno echi alla Waits (Dago Red), tentazioni morriconiane (Cacti) e spettrali blues delle piantagioni (Black Boy), il tutto condito con l’uso sapiente di lap steel guitar, fiati, organi vintage e – talvolta – di banjo. E’ un approccio sperimentale e ricercato quello dei Guano Padano, che si snoda in diciassette tracce suonate con grande maestria e ispirazione: un tributo in cui immergersi a capofitto tra lande desolate, ferrovie e pericolose città di frontiera.
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