04/11/2013

In viaggio coi Nirvana

L’ideologo della Sub Pop racconta in un diario fotografico la prima gioiosa invasione grunge in Europa

Sette musicisti e la loro attrezzatura, un tour manager e un fonico stipati in un furgone Fiat. Se ne andavano in giro così, i Tad e i Nirvana. Come sardine rock. Era l’autunno del 1989 e le due band della piccola etichetta americana Sub Pop erano in tour in Europa. Una quarantina di giorni, oltre trenta concerti in piccoli locali, qualche visita in radio, apparizioni nei negozi di dischi, interviste. Fango, sudore e birra. E infine la data all’Astoria di Londra per il trionfale Lame Fest coi lanciatissimi Mudhoney. L’epifania del grunge in Inghilterra.

Lo racconta il co-fondatore della Sub Pop Bruce Pavitt nel diario fotografico In viaggio coi Nirvana. Il grunge in Europa 1989 (Arcana, 144 pagine, 19,50 euro). È una microstoria, otto giorni al seguito di tre band di cui solo poche migliaia di persone conoscevano l’esistenza. Eppure c’erano già gli elementi che avrebbero caratterizzato i tre anni successivi del grunge: la sensazione che esistesse un pubblico per quella musica sgraziata e snobbata dai grandi media; l’euforia provocata dai concerti e la stanchezza per il viaggio; il ruolo centrale dei mass media inglesi.

Pavitt e il socio Jonathan Poneman volarono da Seattle a Roma per assistere Tad e Nirvana. I due gruppi erano in giro da un mesetto e Kurt Cobain era sfinito. Serviva una spinta morale per lanciare la rincorsa verso il Lame Fest dove si giocava il futuro della Sub Pop. Alla fine del concerto al Piper, Pavitt e Poneman salvarono i Nirvana da un prematuro scioglimento, si assicurarono che Cobain ricaricasse le pile, gli acquistarono una chitarra nuova. Il giorno dopo lo portarono in giro a fare il turista: il Colosseo, San Pietro, la Cappella Sistina. La foto più bella lo ritrae seduto per strada, il capo reclinato sorretto dalla mano sinistra, l’aria sconsolata. La sera prima aveva intravisto al Piper «il tipo di ragazzi che alle superiori mi pestavano regolarmente».

Non immaginate un libro fotografico lussuoso e nemmeno un reportage completo. In viaggio coi Nirvana somiglia a un diario delle vacanze: pose buffe, squarci cittadini, scatti casuali. E ovviamente foto di concerti e backstage, compreso il Lame Fest. È tutto piuttosto approssimativo: Pavitt usò una macchina fotografica tascabile Olympus e arrivato a Ginevra finì la pellicola. E poi, a dispetto della fama di ideologo del grunge, i suoi commenti sono asciutti, diaristici, completati nelle ultime 40 pagine da una rassegna stampa dell’epoca (non giovano alcuni errori nella traduzione). Nonostante i limiti, questo piccolo libro ritrae un spaccato di vita autentica e dice una sacrosanta verità sul grunge. Non era una musica cupa e deprimente. Era un suono potente, gioioso, populista.

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