09/12/2015

Joe Cocker

Un’antologia per ricordare, a circa un anno dalla sua scomparsa, un artista genuino e sempre in grado di rialzarsi con il solo aiuto delle proprie forze
A quasi un anno dalla sua scomparsa (22 dicembre 2014) Joe Cocker viene ricordato dalla sua casa discografica con un’antologia estremamente significativa che pesca in quell’enorme repertorio che cominciò a registrare fin dal lontano 1964.
 
Erano tempi dominati dal beat e Joe non si sottrasse alle cover di turno. Cominciò con I’ll Cry Instead dei Beatles che pure non gli portò gran fortuna e lo costrinse a ritornare deluso al mestiere di gasista che già esercitava precedentemente nella nativa Sheffield. Gli va meglio qualche tempo dopo quando incide Marjorine e la presenta al festival di Windson con la sua Grease Band: è il prologo del grande successo che arriva nel 1969 con un’altra cover sempre a firma Lennon-McCartney, With A Little Help From My Friends, con cui spopola a Woodstock.
Ma è l’intero album, messo a punto con l’aiuto di Jimmy Page, a stupire. Infatti, oltre al classico dei Beatles, ci sono anche I Shall Be Released e Just Like A Woman di Dylan, Feeling’ Allright e Don’t Let Me Be Misunderstood che gli alzano la cifra stilistica. Nel tour americano che segue conosce Leon Russell che gli scrive Delta Lady e gli produce il secondo lavoro che comprende ancora pezzi di Dylan, Beatles e John Sebastian. Ormai la sua voce roca e tirata fino allo spasimo è un marchio di fabbrica amato e riconoscibile da tutti, così quando l’anno dopo costituisce, sempre con Russell e una schiera di altri musicisti, Mad Dogs & Englishman, allestisce una tournée massacrante che lo porta in giro per tutta l’America. Il risultato è devastante: per reggere i ritmi stressanti Cocker fa un uso sempre più pressante di droga che gli causa una serie di disturbi fisici e mentali. Tali problemi lo costringono a interrompere il tour e a ritirarsi dalle scene per un lungo periodo di tempo. Quando ritornerà a calcare il palcoscenico non sarà più la stessa cosa e sarà costretto a vedersela con lo scarso interesse che il pubblico gli dimostrerà. Gli anni ’70 e quelli a cavallo con gli ’80 sortiscono poche cose degne di nota e il miglior Cocker di questo periodo rimane probabilmente quello interpretato da John Belushi nel Saturday Night Live. Saranno un paio di pezzi scritti per colonne sonore di film come Ufficiale Gentiluomo (Up Were We Belong cantato con Jennifer Warnes) e soprattutto Nove Settimane e Mezzo (You Can Leave Your Hat On) a ridargli successo. Nel 1987 Unchain My Heart gli darà un’ulteriore spinta a ricandidarlo come intenso interprete rhythm ‘n’ blues, marchio a cui manterrà ancora fede, tra alti e bassi, nelle decadi successive che conosceranno successi come When The Night ComesN’Oubliez Jamais e That’s All I Need To Know (che sancì il suo sodalizio con il nostro Eros Ramazzotti) e gli ultimi Hard Knocks e Fire It Up.
 
Questa antologia comprende tutto ciò e aiuta a tracciare con chiarezza l’intera saga di un artista genuino, mai particolarmente fortunato, ma sempre in grado di rialzarsi con il solo aiuto delle proprie forze. L’antologia consiste in un doppio cd con 36 canzoni (di cui 4 bonus tracks) incise tra il 1968 e il 2013.
 
 

 

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