21/01/2015

La Bestia Carenne

L’album di esordio di “una strana creatura” tra folk, rock, country e western, spirito zingaresco e persino tango
Un bizzarro elemento è comparso da qualche anno nella fauna campana. È La Bestia Carenne, strano prodotto di Giuseppe Di Taranto, Antonello Orlando, Paolo Montella e Giuseppe Pisano. Quattro musicisti che hanno deciso di unirsi, sacrificando ciascuno un pezzo di se stesso, per dare vita a una nuova creatura. La graziosa Kàren, si era deciso di chiamarla, ma qualcosa non è andato secondo i piani, e i nostri si sono trovati di fronte un essere inaspettato e indecifrabile.
 
La bestia si presenta con la title track Catacatassc’, il passo barcollante e sgraziato; esibisce con orgoglio le suture dissonanti. Ma le sue membra imparano rapidamente a coesistere e, contrariamente ai dolori de Il sapore, non c’è da turarsi il naso per mandare giù ciò che Carenne e i suoi creatori hanno da offrire. La creatura ha tanti suoni e tanti stili quanti sono i pezzi che la compongono, folk, rock, country e western, spirito zingaresco e persino tango; e anche dove le cicatrici si addolciscono, si cerca di non far mancare l’elemento di rottura, l’accenno inaspettato. Le canzoni ben riuscite si susseguono, tra le migliori Billy il Mezzo Marinaio con i suoi dubbi nautico-esistenziali, l’identità smarrita di Toccare, la protesta anti-apartheid di Transkei, l’amarezza di Uno studente e Vysotskij.
 
Brandelli raccontati con piglio cantautorale e malinconia da sognatore disilluso, che alla fine si mostrano per ciò che sono, le tante sfumature di quello che comunque è riuscito a trasformarsi in un unico corpo.
Non resta che sperare che i quattro continuino a dare da mangiare a La Bestia Carenne senza lesinare, e che la sua crescita prosegua bene come questo primo album promette.
 

 

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