Lady Gaga arriva a Milano e il concerto del Joanne World Tour è sicuramente uno dei più intimi della sua carriera. Ecco 10 motivi per assistere dal vivo allo show di Gaga:
1. Il concerto più intimo: Don’t call me Gaga è il mantra con cui si apre lo show, accompagnato da un assolo di batteria, e Tonight, call me Joanne sono le prime parole con cui la cantante accoglie i suoi fan. Il concerto del Joanne World Tour è sicuramente il più intimo di tutta la carriera di Lady Gaga. Nel corso della serata, la popstar incanala lo spirito di Joanne, una zia mai conosciuta, dall’animo artistico, morta prematuramente all’età di 19 anni. L’intero concerto appare così come un’immensa catarsi di quello che la cantante stessa descrive come il dolore più grande che la sua famiglia abbia mai dovuto affrontare, un dolore profondo e intergenerazionale; catarsi che culmina con l’intima esecuzione dell’omonimo brano dedicato alla zia, Joanne, che dà il nome all’ultimo album e all’intero tour.
2. La scenografia: composta da tre zone collegate da due ponti levatoi semoventi, viene pienamente sfruttata per garantire uno show dinamico e ricco di colpi di scena che si sviluppa sia in lunghezza che in altezza. Piattaforme elevatrici si sollevano asimmetricamente sul palco principale durante la rockeggiante Diamond Heart e durante una A-YO dalle sonorità country, per poi inclinarsi di 45° per l’esecuzione di Scheiße, brano minore dall’album Born This Way, ma fortemente acclamata dai fan. La pedana circolare a specchio sulla quale viene cantata la satanica Dancin’ in Circles si abbassa per portare Lady Gaga e i suoi ballerini a un passo dal pubblico. O ancora, la popstar viene issata su uno dei ponti levatoi per eseguire la toccante Angel Down in una lenta discesa per tutta la durata del brano.
3. Il pianoforte: il pezzo forte di tutta la scena è sicuramente il grande piano a forma di cuore in acrilico trasparente che campeggia al centro dell’arena. Colpito da molteplici raggi di luce colorata, offre un magico e prismatico light show che accompagna la popstar durante l’esecuzione acustica di Come to Mama, The Edge of Glory e Million Reasons, sicuramente i brani più potenti di tutto il concerto.
4. I costumi: per quanto il Joanne World Tour sia caratterizzato da una certa intimità, non mancano gli abiti appariscenti ed eccessivi che hanno reso iconica la musicista. I cambi d’abito sembrano ripercorrere fedelmente i diversi album della carriera della cantante: il body azzurro tempestato di perle con spalline importanti abbinato al celebre disco stick e al keytar per l’album The Fame. Il piumino rosso trasformato dalla stilista Norma Camalli in un abito con strascico regale e avanguardistico, con tanto di maschera per evocare i toni drammatici dell’album Born This Way durante l’esecuzione di Bloody Mary. Il look dark-western con giacca nera a frange e stivali, con l’immancabile cappello da cowgirl rosa che indossa anche sulla copertina dell’album Joanne. Forse il costume più memorabile della serata è il body firmato Versace su cui è stampato un découpage di cover di Vogue, che Lady Gaga indossa per l’encore dedicato proprio a Donatella Versace, che descrive come “una delle poche vere amiche nell’industria dello spettacolo”. La stilista verrà omaggiata più volte nel corso della serata, come quando la cantante si esibisce in una breve versione a cappella di Donatella, il brano dedicato proprio a lei tratto dall’album ARTPOP.
5. Gli intermezzi: Il concerto è diviso in sette atti, ognuno preceduto da brevi video-intermezzi drammatici, potenti, a tratti disturbanti, che lasciano intuire il brano a seguire. Così accade per Monster Film, l’intermezzo in cui vediamo una spensierata Lady Gaga intenta a divertirsi nel backstage con le sue ballerine fino a quando l’atmosfera non viene oscurata da un’opprimente nube nera, a rappresentare il bisogno quasi fisico di essere acclamati; bisogno che la popstar soddisfa inalando una dose di applausi da una bombola d’ossigeno, una perfetta introduzione per l’esecuzione di Applause.
6. Il messaggio politico: numerosi sono i momenti parlati dello show, in cui Lady Gaga presenta senza mezzi termini o allusioni il suo pensiero politico riguardo a diritti civili, razzismo e immigrazione. Prima di dedicare Come to Mama a sua madre, infatti, ricorda al pubblico di far parte lei stessa di una famiglia di immigrati e di come i suoi trisnonni fossero emigrati proprio dall’Italia per approdare a Ellis Island. Non mancano le critiche alla presidenza Trump: dopo aver chiesto al pubblico chi volesse trasferirsi negli Stati Uniti, aggiunge che “forse questo non è il momento migliore”, invitando comunque il pubblico a non abbandonare mai i propri sogni. Conclude con un incondizionato supporto alla comunità LGBT alla quale dedica Born This Way, inno per tutti coloro che si sentono diversi e discriminati.
7. La tracklist: i tour mondiali di Lady Gaga sono sempre stati legati al suo ultimo album. Joanne World Tour non fa eccezione; la popstar si esibisce, infatti, in tutti i brani contenuti in Joanne (con l’eccezione di Hey Girl e Sinner’s Prayer). Rispetto agli ultimi concerti, però, la cantante propone pezzi tratti da tutti i suoi album — sia megahit come LoveGame, Poker Face o Just Dance che canzoni meno conosciute — come a voler ripercorrere la sua intera carriera senza rimpianti, cambiando continuamente pelle, sia metaforicamente che fisicamente nei camaleontici cambi d’abito, fino a mettere completamente a nudo la sua sofferente anima artistica con l’esecuzione di Joanne, vero e proprio culmine dello show.
8. Il corpo di ballo: a causa della fibromialgia che ha costretto Lady Gaga a posticipare le date del tour, i passi di ballo della cantante, per quanto vigorosi, sono tenuti al minimo. La popstar si avvale, comunque, di un eccezionale corpo di ballo che anima spesso la scena attorno a lei con passi spesso volutamente non sincronizzati, come in Perfect Illusion e riproponendo famose coreografie dalle sue hit più celebri come durante Bad Romance, Telephone e Alejandro. Lady Gaga, per quanto molto limitata nei movimenti, interagisce spesso e con grande sintonia con i suoi ballerini, come quando viene rapita durante l’incendiaria John Wayne o quando mette in scena la propria morte per mano dei suoi stessi ballerini alla fine di Paparazzi.
9. Il documentario: Lo show è preceduto dalla proiezione integrale del bellissimo documentario prodotto da Live Nation e distribuito da Netflix Gaga: Five Foot Two, col quale condivide il tema portante — la famiglia — ed è quasi una preview di quello che sarà il concerto vero e proprio: una Lady Gaga che si spoglia dai vistosi abiti di scena da Super Bowl per mostrarsi ai fan sotto una luce inedita. Fisicamente fragile, sfiancata dai dolori della fibromialgia, in intimità famigliare — come quando fa visita alla nonna — o circondata dall’amore dei suoi amici più cari, vera cura di tutti i mali, come la popstar canterà in The Cure in chiusura al concerto.
10. I fan: basta guardare il pubblico per capire come Lady Gaga sia riuscita a consolidare una vera e propria mitologia basata sulla sua cangiante personalità, che si rispecchia in un caleidoscopio di parrucche e costumi indossati dai fan che vogliono riprodurre i molteplici look della cantante. È evidente come il concerto sia per molti un vero e proprio punto di ritrovo e un’occasione per sentirsi parte di una comunità. Del resto Lady Gaga stessa, all’inizio dello show, esclama in italiano e con tono istrionico “Io sono la tua famiglia!”
1. Il concerto più intimo: Don’t call me Gaga è il mantra con cui si apre lo show, accompagnato da un assolo di batteria, e Tonight, call me Joanne sono le prime parole con cui la cantante accoglie i suoi fan. Il concerto del Joanne World Tour è sicuramente il più intimo di tutta la carriera di Lady Gaga. Nel corso della serata, la popstar incanala lo spirito di Joanne, una zia mai conosciuta, dall’animo artistico, morta prematuramente all’età di 19 anni. L’intero concerto appare così come un’immensa catarsi di quello che la cantante stessa descrive come il dolore più grande che la sua famiglia abbia mai dovuto affrontare, un dolore profondo e intergenerazionale; catarsi che culmina con l’intima esecuzione dell’omonimo brano dedicato alla zia, Joanne, che dà il nome all’ultimo album e all’intero tour.
2. La scenografia: composta da tre zone collegate da due ponti levatoi semoventi, viene pienamente sfruttata per garantire uno show dinamico e ricco di colpi di scena che si sviluppa sia in lunghezza che in altezza. Piattaforme elevatrici si sollevano asimmetricamente sul palco principale durante la rockeggiante Diamond Heart e durante una A-YO dalle sonorità country, per poi inclinarsi di 45° per l’esecuzione di Scheiße, brano minore dall’album Born This Way, ma fortemente acclamata dai fan. La pedana circolare a specchio sulla quale viene cantata la satanica Dancin’ in Circles si abbassa per portare Lady Gaga e i suoi ballerini a un passo dal pubblico. O ancora, la popstar viene issata su uno dei ponti levatoi per eseguire la toccante Angel Down in una lenta discesa per tutta la durata del brano.
3. Il pianoforte: il pezzo forte di tutta la scena è sicuramente il grande piano a forma di cuore in acrilico trasparente che campeggia al centro dell’arena. Colpito da molteplici raggi di luce colorata, offre un magico e prismatico light show che accompagna la popstar durante l’esecuzione acustica di Come to Mama, The Edge of Glory e Million Reasons, sicuramente i brani più potenti di tutto il concerto.
4. I costumi: per quanto il Joanne World Tour sia caratterizzato da una certa intimità, non mancano gli abiti appariscenti ed eccessivi che hanno reso iconica la musicista. I cambi d’abito sembrano ripercorrere fedelmente i diversi album della carriera della cantante: il body azzurro tempestato di perle con spalline importanti abbinato al celebre disco stick e al keytar per l’album The Fame. Il piumino rosso trasformato dalla stilista Norma Camalli in un abito con strascico regale e avanguardistico, con tanto di maschera per evocare i toni drammatici dell’album Born This Way durante l’esecuzione di Bloody Mary. Il look dark-western con giacca nera a frange e stivali, con l’immancabile cappello da cowgirl rosa che indossa anche sulla copertina dell’album Joanne. Forse il costume più memorabile della serata è il body firmato Versace su cui è stampato un découpage di cover di Vogue, che Lady Gaga indossa per l’encore dedicato proprio a Donatella Versace, che descrive come “una delle poche vere amiche nell’industria dello spettacolo”. La stilista verrà omaggiata più volte nel corso della serata, come quando la cantante si esibisce in una breve versione a cappella di Donatella, il brano dedicato proprio a lei tratto dall’album ARTPOP.
5. Gli intermezzi: Il concerto è diviso in sette atti, ognuno preceduto da brevi video-intermezzi drammatici, potenti, a tratti disturbanti, che lasciano intuire il brano a seguire. Così accade per Monster Film, l’intermezzo in cui vediamo una spensierata Lady Gaga intenta a divertirsi nel backstage con le sue ballerine fino a quando l’atmosfera non viene oscurata da un’opprimente nube nera, a rappresentare il bisogno quasi fisico di essere acclamati; bisogno che la popstar soddisfa inalando una dose di applausi da una bombola d’ossigeno, una perfetta introduzione per l’esecuzione di Applause.
6. Il messaggio politico: numerosi sono i momenti parlati dello show, in cui Lady Gaga presenta senza mezzi termini o allusioni il suo pensiero politico riguardo a diritti civili, razzismo e immigrazione. Prima di dedicare Come to Mama a sua madre, infatti, ricorda al pubblico di far parte lei stessa di una famiglia di immigrati e di come i suoi trisnonni fossero emigrati proprio dall’Italia per approdare a Ellis Island. Non mancano le critiche alla presidenza Trump: dopo aver chiesto al pubblico chi volesse trasferirsi negli Stati Uniti, aggiunge che “forse questo non è il momento migliore”, invitando comunque il pubblico a non abbandonare mai i propri sogni. Conclude con un incondizionato supporto alla comunità LGBT alla quale dedica Born This Way, inno per tutti coloro che si sentono diversi e discriminati.
7. La tracklist: i tour mondiali di Lady Gaga sono sempre stati legati al suo ultimo album. Joanne World Tour non fa eccezione; la popstar si esibisce, infatti, in tutti i brani contenuti in Joanne (con l’eccezione di Hey Girl e Sinner’s Prayer). Rispetto agli ultimi concerti, però, la cantante propone pezzi tratti da tutti i suoi album — sia megahit come LoveGame, Poker Face o Just Dance che canzoni meno conosciute — come a voler ripercorrere la sua intera carriera senza rimpianti, cambiando continuamente pelle, sia metaforicamente che fisicamente nei camaleontici cambi d’abito, fino a mettere completamente a nudo la sua sofferente anima artistica con l’esecuzione di Joanne, vero e proprio culmine dello show.
8. Il corpo di ballo: a causa della fibromialgia che ha costretto Lady Gaga a posticipare le date del tour, i passi di ballo della cantante, per quanto vigorosi, sono tenuti al minimo. La popstar si avvale, comunque, di un eccezionale corpo di ballo che anima spesso la scena attorno a lei con passi spesso volutamente non sincronizzati, come in Perfect Illusion e riproponendo famose coreografie dalle sue hit più celebri come durante Bad Romance, Telephone e Alejandro. Lady Gaga, per quanto molto limitata nei movimenti, interagisce spesso e con grande sintonia con i suoi ballerini, come quando viene rapita durante l’incendiaria John Wayne o quando mette in scena la propria morte per mano dei suoi stessi ballerini alla fine di Paparazzi.
9. Il documentario: Lo show è preceduto dalla proiezione integrale del bellissimo documentario prodotto da Live Nation e distribuito da Netflix Gaga: Five Foot Two, col quale condivide il tema portante — la famiglia — ed è quasi una preview di quello che sarà il concerto vero e proprio: una Lady Gaga che si spoglia dai vistosi abiti di scena da Super Bowl per mostrarsi ai fan sotto una luce inedita. Fisicamente fragile, sfiancata dai dolori della fibromialgia, in intimità famigliare — come quando fa visita alla nonna — o circondata dall’amore dei suoi amici più cari, vera cura di tutti i mali, come la popstar canterà in The Cure in chiusura al concerto.
10. I fan: basta guardare il pubblico per capire come Lady Gaga sia riuscita a consolidare una vera e propria mitologia basata sulla sua cangiante personalità, che si rispecchia in un caleidoscopio di parrucche e costumi indossati dai fan che vogliono riprodurre i molteplici look della cantante. È evidente come il concerto sia per molti un vero e proprio punto di ritrovo e un’occasione per sentirsi parte di una comunità. Del resto Lady Gaga stessa, all’inizio dello show, esclama in italiano e con tono istrionico “Io sono la tua famiglia!”