Prendendo il nome da una strada di Minneapolis piena di dive bar, i Lake Street Dive rimandano subito alla mente una musica viscerale, istintiva, non facilmente categorizzabile e piena di influenze e contaminazioni diverse, compreso chiaramente quel misto di funk, pop, rock e new wave che è il Minneapolis sound. Supportati da una fantastica sezione strumentale, il chitarrista/trombettista Mike Olson, la bassista Bridget Kearney e alla batteria Mike Calabrese, si avvalgono anche della produzione Nashville-style di Dave Cobb (Sturgill Simpson, Chris Stapleton, Secret Sisters). In questo quarto album, il primo per la Nonesuch Records, la band cementifica il proprio sound anni sessanta, mescolando jazz, soul, R&B e brani che guardano anche alla “British Invasion”.
Il gospel della iniziale Godawful Things è una grande dichiarazione d’intenti ritmata, ma i Lake Street Dive aumentano anche i giri del ritmo (come nella tirata Spectacular Failure o nel finale di Saving All My Sinning). I momenti più soulful appaiono naturalmente con le ballate, come l’emozionante So Long in cui la voce di Rachael Price sa esaltarsi, o le bluesy Close To Me e How Good It Feels.
Il riferimento a Prince, per un gruppo dal nome che rimanda a Minneapolis, pare obbligato e un pezzo come Call Off Your Dogs ne è la migliore testimonianza, col suo andamento funk nella strofa e un ritornello più melodico. Anche le atmosfere bizzarre e “funkeggianti” di Side Pony rendono chiaro il riferimento al titolo dell’album, preso dal nome di una capigliatura stravagante, ma perfetto anche per descrivere le tante facce estrose del gruppo, mai fisso su un solo genere.
Non c’è solo funk e soul per la band, che sa spostarsi su territori più rock come in I Don’t Care About You, che unisce i Beatles alla Joplin in uno dei migliori brani dell’album. E sanno dare spazio anche a brani molto divertenti (Hell Yeah) e momenti di disco anni ’70, ispirati chiaramente alla Motown (Can’t Stop, che usa anche degli spezzoni della hit Love Pains del 1978). Un brano struggente come Mistakes, nel quale la cantante Rachael Price si supera nuovamente quanto ad espressività, ci riconcilia con la tradizione R&B più classica.
Stando ad alcune dichiarazioni, l’intento della band per questo quarto album era esortare ad essere se stessi. E indubbiamente, con la loro musica che sfugge a definizioni di genere o categorie, ci sono riusciti.
Il gospel della iniziale Godawful Things è una grande dichiarazione d’intenti ritmata, ma i Lake Street Dive aumentano anche i giri del ritmo (come nella tirata Spectacular Failure o nel finale di Saving All My Sinning). I momenti più soulful appaiono naturalmente con le ballate, come l’emozionante So Long in cui la voce di Rachael Price sa esaltarsi, o le bluesy Close To Me e How Good It Feels.
Il riferimento a Prince, per un gruppo dal nome che rimanda a Minneapolis, pare obbligato e un pezzo come Call Off Your Dogs ne è la migliore testimonianza, col suo andamento funk nella strofa e un ritornello più melodico. Anche le atmosfere bizzarre e “funkeggianti” di Side Pony rendono chiaro il riferimento al titolo dell’album, preso dal nome di una capigliatura stravagante, ma perfetto anche per descrivere le tante facce estrose del gruppo, mai fisso su un solo genere.
Non c’è solo funk e soul per la band, che sa spostarsi su territori più rock come in I Don’t Care About You, che unisce i Beatles alla Joplin in uno dei migliori brani dell’album. E sanno dare spazio anche a brani molto divertenti (Hell Yeah) e momenti di disco anni ’70, ispirati chiaramente alla Motown (Can’t Stop, che usa anche degli spezzoni della hit Love Pains del 1978). Un brano struggente come Mistakes, nel quale la cantante Rachael Price si supera nuovamente quanto ad espressività, ci riconcilia con la tradizione R&B più classica.
Stando ad alcune dichiarazioni, l’intento della band per questo quarto album era esortare ad essere se stessi. E indubbiamente, con la loro musica che sfugge a definizioni di genere o categorie, ci sono riusciti.