Ha fondato i Germinale, band prog nata negli anni ’90, ma stavolta la sua esperienza è diversa. Stavolta è da solo con tutte le sue esperienze. Stavolta, infatti, Marco Masoni è Il Multiforme.
Già il titolo del lavoro costituisce un chiaro riferimento alla poliedricità dell’autore: produttore artistico, manager, polistrumentista, compositore, arrangiatore; e poi sono presenti tanti generi nel disco, come pop, prog, folk e rock.
Il sottotitolo e la copertina lasciano invece già trasparire alcune suggestioni proprie della fatica discografica.
Il sottotitolo è infatti Paesaggi catartici e operette morali. I primi introducono l’ascoltatore in testi riflessivi e musicalmente racchiudono un po’ l’esperienza prog di Marco Masoni, qui resa manifesta principalmente in Catarsi, mini-suite ben riuscita e suddivisa in tre parti (due su cd). Se la forma-canzone di Battisti (compreso quello dell’ultimo periodo con Pasquale Panella) è spesso presa come punto di riferimento, anche una certa vena battiatesca è facilmente riscontrabile sin dai primi passaggi. La seconda parte del sottotitolo è invece operette morali e qui il discorso va oltre, in quanto i brani non solo contengono alcune riflessioni, ma giungono a una morale, spesso scomoda e sotto gli occhi di tutti, ma necessaria (in tal senso l’introduttiva Tutti in colonna o Perdersi con i suoi discorsi su archetipi e miti sono due ottimi esempi). Il percorso è completato da alcuni suoni registrati con la tecnica dell’olofonia, i quali offrono una differente percezione d’ascolto (soprattutto in cuffia).
In copertina, poi, sono presenti le immagini di artisti o gruppi che influenzano o hanno influenzato più o meno direttamente la “multiformità” di Marco Masoni, dai Beatles a Lucio Battisti (citato peraltro anche in Maggio d’improvviso e nella ghost-track), da Frank Zappa a Bob Dylan, dai Pink Floyd ai King Crimson ecc.
Quali altre sorprese può riservarci dunque Il Multiforme in futuro? Presto per dirlo. Inutile fare supposizioni. Per ora ascoltare. Poi si vedrà.
Già il titolo del lavoro costituisce un chiaro riferimento alla poliedricità dell’autore: produttore artistico, manager, polistrumentista, compositore, arrangiatore; e poi sono presenti tanti generi nel disco, come pop, prog, folk e rock.
Il sottotitolo e la copertina lasciano invece già trasparire alcune suggestioni proprie della fatica discografica.
Il sottotitolo è infatti Paesaggi catartici e operette morali. I primi introducono l’ascoltatore in testi riflessivi e musicalmente racchiudono un po’ l’esperienza prog di Marco Masoni, qui resa manifesta principalmente in Catarsi, mini-suite ben riuscita e suddivisa in tre parti (due su cd). Se la forma-canzone di Battisti (compreso quello dell’ultimo periodo con Pasquale Panella) è spesso presa come punto di riferimento, anche una certa vena battiatesca è facilmente riscontrabile sin dai primi passaggi. La seconda parte del sottotitolo è invece operette morali e qui il discorso va oltre, in quanto i brani non solo contengono alcune riflessioni, ma giungono a una morale, spesso scomoda e sotto gli occhi di tutti, ma necessaria (in tal senso l’introduttiva Tutti in colonna o Perdersi con i suoi discorsi su archetipi e miti sono due ottimi esempi). Il percorso è completato da alcuni suoni registrati con la tecnica dell’olofonia, i quali offrono una differente percezione d’ascolto (soprattutto in cuffia).
In copertina, poi, sono presenti le immagini di artisti o gruppi che influenzano o hanno influenzato più o meno direttamente la “multiformità” di Marco Masoni, dai Beatles a Lucio Battisti (citato peraltro anche in Maggio d’improvviso e nella ghost-track), da Frank Zappa a Bob Dylan, dai Pink Floyd ai King Crimson ecc.
Quali altre sorprese può riservarci dunque Il Multiforme in futuro? Presto per dirlo. Inutile fare supposizioni. Per ora ascoltare. Poi si vedrà.