Venticinque anni di carriera e ora non è semplicemente da solo. Stavolta infatti Michael McDermott si presenta con The Westies, gruppo formato dalla moglie Heather Horton alla voce e al violino, Lex Price in veste di produttore e di bassista, Joe Pisapia alle chitarre elettriche, Ian Fitchuk alla batteria e John Deaderick al piano. Il nome della formazione che accompagna il cantautore nasce da quello della gang irlandese che seminava il panico nella West Side di Manhattan tra fine anni ’60 e la metà degli anni ’80.
McDermott riesce in questo suo nuovo disco a raccontare le sue storie liberamente, sin da “Hell’s Kitchen”, brano tra l’altro ispirato proprio dalle azioni di terrore dei Westies. E il paragone a Bruce Springsteen viene naturale, sentendo già la sua voce calda.
L’artista in generale si pone comunque come folk singer sincero e come guerriero che affronta la vita, filtrandola attraverso la descrizione dei paesaggi americani da lui vissuti o attraversati e non solo.
“A volte si ha bisogno dell’oscurità per vedere la luce”. Una frase emblematica e già sentita, ma ben collocata e pronunciata in “Bars”. Ed è una delle tante frasi che si può leggere nel libretto dell’italiana Appaloosa che ha pubblicato il disco nel nostro Paese, ampliando l’EP già uscito l’autunno scorso in America. I testi in particolare sono tradotti nella nostra lingua e aggiungono un ulteriore valore a un’opera composta da tante West Side Stories, impreziosite da arrangiamenti scarni ed essenziali nonché necessari, come si evince dalle note di pianoforte e di violino su cui è onnipresente la chitarra acustica a portare il tempo e ad elevare le varie descrizioni. E poi c’è spazio anche per i sogni fatti a bordo dei “Trains” e per la salvezza da raggiungere in “Silent”, brani entrambi presenti nel precedente Hit Me Back rispettivamente con i titoli di “Dreams About Trains” e “The Silent Will Soon Be Singing”.
Undici racconti da leggere. E prima ancora da ascoltare.
McDermott riesce in questo suo nuovo disco a raccontare le sue storie liberamente, sin da “Hell’s Kitchen”, brano tra l’altro ispirato proprio dalle azioni di terrore dei Westies. E il paragone a Bruce Springsteen viene naturale, sentendo già la sua voce calda.
L’artista in generale si pone comunque come folk singer sincero e come guerriero che affronta la vita, filtrandola attraverso la descrizione dei paesaggi americani da lui vissuti o attraversati e non solo.
“A volte si ha bisogno dell’oscurità per vedere la luce”. Una frase emblematica e già sentita, ma ben collocata e pronunciata in “Bars”. Ed è una delle tante frasi che si può leggere nel libretto dell’italiana Appaloosa che ha pubblicato il disco nel nostro Paese, ampliando l’EP già uscito l’autunno scorso in America. I testi in particolare sono tradotti nella nostra lingua e aggiungono un ulteriore valore a un’opera composta da tante West Side Stories, impreziosite da arrangiamenti scarni ed essenziali nonché necessari, come si evince dalle note di pianoforte e di violino su cui è onnipresente la chitarra acustica a portare il tempo e ad elevare le varie descrizioni. E poi c’è spazio anche per i sogni fatti a bordo dei “Trains” e per la salvezza da raggiungere in “Silent”, brani entrambi presenti nel precedente Hit Me Back rispettivamente con i titoli di “Dreams About Trains” e “The Silent Will Soon Be Singing”.
Undici racconti da leggere. E prima ancora da ascoltare.
