A sette anni giusti di distanza dal precedente It’s Never Too Late! tornano i Nine Below Zero con questo 13 Shades of Blue, un album che ha fatto le prove generali al Festival di Glastonbury dello scorso anno ed è già stato materiale privilegiato del loro recentissimo tour inglese che ha anticipato quello europeo fissato nella prossima primavera. Di fatto la band inglese, che è ormai sulla breccia da quarant’anni, ha da tempo l’abitudine di tastare la bontà dei suoi lavori davanti al pubblico esigente e competente dei piccoli locali a cui delegano l’inconscio compito di dare loro l’ok.
I Nine Below Zero col nuovo album si sono presi l’onere di fare conoscere ai neofiti le varie declinazioni della musica blues. Le “tredici sfumature di tristezza”, come recita il titolo, sono infatti il loro personalissimo viaggio intorno ai vari stili della musica del diavolo che debordano spesso nel soul e nel rhythm’n’blues, ma anche nel funky e nello zydeco. Per l’occasione Dennis Greaves, voce e chitarra del gruppo, e Mark Feltham, armonica e voce, si sono fatti affiancare da una big band di grande effetto che li accompagna nei vari pezzi. L’impatto sonoro di straordinaria efficacia privilegia quei brani dalla ritmica potente che si approssimano per loro natura al rhythm’n’blues. La scelta del repertorio è caduta su parecchi classici: l’esordio è per esempio affidato a Don’t Lay Your Funky Trip On Me di Chuck Miller, ovvero Senor Funky, che dice da sola verso quale genere sia indirizzata la canzone, segue Watch What You Do To Me di Syl Johnson, resa a rhythm’n’blues, per poi sfociare in That’s What Love Will Make You Do, un pezzo di Little Milton portato al successo dai Grateful Dead che viene qui riproposto in un rock blues di potente impatto. È il preludio di uno dei brani più belli dell’album: Don’t Play That Song (You Lied) che come Hercules, che seguirà, fu portata al successo dalla grande Aretha Franklin. Qui emergono la voce della brava Helen Greaves e l’armonica di Feltham che ricama fraseggi per la durata dell’intero pezzo.
Il blues di Chicago trova spazio nella riproposizione di The Toddle di Little Walter dove ovviamente è ancora Feltham a dettare legge con l’armonica, esattamente come succede in I’m Gonna Keep What I’ve Got del grande Slim Harpo.
Un omaggio serio al blues non può prescindere da B.B.King e John Mayall, forse i rappresentanti più significativi della scuola nera e bianca di questa musica, e i NBZ non fanno difetto impegnandosi in You’re Still My Woman in cui Dennis Greaves dà il suo meglio alla chitarra e in Crawling Up A Hill.
La chiusura è affidata a Paper in My Shoe di Boozoo Chavis, uno splendido pezzo zydeco ricco di atmosfere e ritmo dettati dall’accordion.
I Nine Below Zero non tradiscono: grande disco.
I Nine Below Zero col nuovo album si sono presi l’onere di fare conoscere ai neofiti le varie declinazioni della musica blues. Le “tredici sfumature di tristezza”, come recita il titolo, sono infatti il loro personalissimo viaggio intorno ai vari stili della musica del diavolo che debordano spesso nel soul e nel rhythm’n’blues, ma anche nel funky e nello zydeco. Per l’occasione Dennis Greaves, voce e chitarra del gruppo, e Mark Feltham, armonica e voce, si sono fatti affiancare da una big band di grande effetto che li accompagna nei vari pezzi. L’impatto sonoro di straordinaria efficacia privilegia quei brani dalla ritmica potente che si approssimano per loro natura al rhythm’n’blues. La scelta del repertorio è caduta su parecchi classici: l’esordio è per esempio affidato a Don’t Lay Your Funky Trip On Me di Chuck Miller, ovvero Senor Funky, che dice da sola verso quale genere sia indirizzata la canzone, segue Watch What You Do To Me di Syl Johnson, resa a rhythm’n’blues, per poi sfociare in That’s What Love Will Make You Do, un pezzo di Little Milton portato al successo dai Grateful Dead che viene qui riproposto in un rock blues di potente impatto. È il preludio di uno dei brani più belli dell’album: Don’t Play That Song (You Lied) che come Hercules, che seguirà, fu portata al successo dalla grande Aretha Franklin. Qui emergono la voce della brava Helen Greaves e l’armonica di Feltham che ricama fraseggi per la durata dell’intero pezzo.
Il blues di Chicago trova spazio nella riproposizione di The Toddle di Little Walter dove ovviamente è ancora Feltham a dettare legge con l’armonica, esattamente come succede in I’m Gonna Keep What I’ve Got del grande Slim Harpo.
Un omaggio serio al blues non può prescindere da B.B.King e John Mayall, forse i rappresentanti più significativi della scuola nera e bianca di questa musica, e i NBZ non fanno difetto impegnandosi in You’re Still My Woman in cui Dennis Greaves dà il suo meglio alla chitarra e in Crawling Up A Hill.
La chiusura è affidata a Paper in My Shoe di Boozoo Chavis, uno splendido pezzo zydeco ricco di atmosfere e ritmo dettati dall’accordion.
I Nine Below Zero non tradiscono: grande disco.