Kurt Cobain e Dave Grohl avevano da poco visto un documentario sui parti assistiti in acqua e da lì prendono spunto per la cover del secondo album del gruppo: un bambino nudo che nuota in una piscina. Lo scatto viene realizzato a Pasadena, California, e l’autore è Kirk Weddle, fotografo che aveva già lavorato con la casa discografica che pubblica il disco, la Geffen. Quest’ultima vorrebbe coprire le parti intime del bambino, ma alla fine Cobain avrà la meglio (a parte per alcuni territori in cui prevarrà la censura): “Chi poteva sentirsi offeso dall’immagine del pene di un neonato, probabilmente doveva essere un pedofilo represso” ha dichiarato pochi anni dopo il frontman della band prima della sua prematura scomparsa. L’artwork è di Robert Fisher che si occuperà anche della copertina del successivo album del gruppo, In Utero, e a lui è da attribuire l’idea di aggiungere l’amo da pesca che tiene la banconota da un dollaro, nell’intento di criticare la società assoggettata alla cultura del denaro.Il protagonista dello scatto si chiama Spencer Elden e ha ripetuto ben tre volte la stessa posa della foto, in occasione cioè del decimo, del ventesimo e del venticinquesimo anniversario dell’uscita dell’album, indossando però in tutte le riproposizioni della copertina un bermuda per coprire le parti intime e facendosi ritrarre nel 2016 con un tatuaggio sul petto recante proprio la scritta “Nevermind“.
Eppure, nonostante ciò, le sue dichiarazioni in merito a quell’esperienza sono sempre state contrastanti. In alcuni casi si è detto infatti onorato di far parte della storia del rock grazie a quella foto, mentre ad esempio in un’intervista aveva affermato: “A volte mi fa strano andare ad una partita di baseball e pensare che, probabilmente, tutto lo stadio abbia visto la mia foto da neonato nudo”.
Sembra che allora Elden sia partito proprio da simili dichiarazioni per fare causa ai Nirvana e agli altri soggetti coinvolti nella realizzazione della cover di Nevermind. È notizia di circa un mese fa, infatti, che il protagonista della foto adesso vuole portare nelle aule dei tribunali i responsabili di quello scatto e della sua pubblicazione per una serie di motivi: il primo è che all’epoca dei fatti aveva soltanto quattro mesi e né lui avrebbe potuto dare l’assenso all’utilizzo di quella foto, né i suoi tutori legali dell’epoca, cioè i genitori, lo diedero, ricevendo semplicemente un compenso di 200 dollari; il secondo è che secondo Elden la copertina di Nevermind violerebbe le leggi sulla pedopornografia e lo sfruttamento dei minori; nelle carte si parla inoltre di “danni permanenti” causati dalla cover e infine lo stesso Elden avrebbe dichiarato di essere stato costretto ad “atti sessuali a fini commerciali” quando aveva meno di 18 anni.
Si legge nella nota legale: “Il danno permanente di cui ha sofferto include, ma non si limita ad esso, stress emotivo estremo e permanente con manifestazioni fisiche, interferenze col normale sviluppo educativo, perdita di guadagni, spese per far fronte a problemi medici e psicologici, perdita della gioia di vivere e altre perdite che saranno descritte e provate al processo”.
Nei giorni successivi alla notizia non ci sono stati commenti o reazioni ufficiali da parte degli imputati, mentre Maggie Mabie, uno degli avvocati che segue Elden, ha dichiarato che il suo assistito ha chiesto solo dopo trent’anni di agire in quanto “ha trovato finalmente il coraggio di chiedere conto alle persone responsabili” e poi perché vuole che in futuro la copertina venga cambiata nelle successive riedizioni dell’album… cosa che, a meno di nuovi sviluppi, non dovrebbe avvenire per la 30th Anniversary Edition in uscita il prossimo 12 novembre.
Adesso il protagonista della copertina di Nevermind e i suoi legali avranno tempo fino al 13 gennaio per riformulare un’azione legale.