27/10/2017

Omar Pedrini

Tanti ospiti a celebrare la carriera dello Zio Rock “dai Timoria ad oggi”, in un happening in stile anni ’60
Per raccontare il concerto di Omar Pedrini all’Alcatraz di Milano potremmo partire dalla fine, quando sulle note di Freedom (brano dei Timoria) vengono chiamati sul palco i tanti ospiti di questa serata, dall’artista Matteo Guarnaccia a Franco D’Aniello e Francesco Moneti dei Modena City Ramblers, dalle voci di Ryan O’Donnell e Vittoria and the Hyde Park a Dargen D’Amico e Nicolai Lilin (autore di Educazione Siberiana).
O potremmo partire dalla gigantesca bandiera Union Jack (con i colori italiani) che svetta dietro al palco, insieme ai disegni creati in diretta da Guarnaccia, a testimonianza delle influenze british, ma sempre con un tocco di rock italiano, della musica di Pedrini.
 
Quando sul palco viene invitato anche il cantante di una cover band dei Timoria di Genova si coglie un terzo aspetto: il bellissimo rapporto di Pedrini con i propri fan, una vera famiglia che lo segue in tutta Italia affettuosamente e che nelle pause scatena sempre qualche coro di incitamento.
Il concerto, che fa parte di quattro date dal nome Dai Timoria ad oggi, mantiene le promesse e contiene alcuni brani storici dei Timoria insieme al meglio della produzione solista dello Zio Rock.
Angelo Ribelle viene impreziosita dal flauto e dal violino di D’Aniello e Moneti dei Modena City Ramblers, che si scatenano poi nel folk di Nonna Quercia Folk Band.
Oltre alle influenze folk c’è spazio per quelle britanniche, come in Un gioco semplice, con musica di Noel Gallagher e testo italiano scritto da Pedrini. O quando la band esegue brani storici di Kinks e Who (You Really Got Me e My Generation), cantate insieme a Ryan O’Donnell, che ha preso parte proprio a musical inglesi dedicati a queste due band.
 
Pedrini, da vero band leader, guida un gruppo che lo segue alla perfezione e racconta la sua emozione nel tornare all’Alcatraz dove 15 anni fa terminò l’avventura dei Timoria (esegue anche Fresco che non suonava dal 2002). Il pubblico risponde sempre entusiasticamente e l’apice si raggiunge forse nei due classici dei Timoria Sole Spento e Senza Vento, sui quali si aggiunge anche l’ex tastierista del gruppo Enrico Ghedi.
Tornando al gran finale, è emblematico vedere tanti artisti e musicisti condividere il palco, uniti dall’amicizia con Omar: tutti ospiti di un evento che, nelle intenzioni e nel risultato, è più un happening anni ’60 che un concerto vero e proprio.
 

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