20/07/2015

Orquesta Buena Vista Social Club

Un “saludo especial” con un’energia che non sembra essere quella di un congedo
Adios Buena Vista!
Il “saludo especial” da parte dell’orchestra più famosa di Cuba viene lanciato dal palco di Villa Arconati, ma l’energia del Social Club non sembra essere quella di un congedo. Orfani dei miti Ibrahim Ferrer e Compay Segundo, i reduci della Orquesta, diretti dal maestro Jesus “Aguaje” Ramos (voce e trombone), calcano le scene insieme a musicisti di giovane generazione.
La line up, in perfetto equilibrio tra vecchio e nuovo, presenta figure leggendarie come quelle di Omara Portuondo e Eliades Ochoa, a fianco degli storici Manuel “Guajiro” Mirabal (tromba) e Barbarito Torres (laud). L’ensemble è completata da Pedro Pablo (contrabasso), Rolando Luna (pianoforte), Luis Alemany (tromba), dalle voci di Idania Valdés e Carlos Calunga e dalla sezione ritmica di Filiberto Sanchez e Alberto La Noche.
 
Il concerto è un crescendo ipnotico che prepara le sorprese della serata. Omara e Eliades si fanno attendere prima di entrare in scena come miti personificati. E, come ogni mito che si rispetti, sembrano usciti da una cartolina che arriva direttamente da L’Avana, quella stessa che Wim Wenders ha immortalato in modo straordinario nel suo memorabile film del 1999.
Ochoa, con l’inseparabile cappello, e prima di interpretare A la luna yo me voy, ci ricorda quanto la terra sia incantevole, citando i versi della canzone: “entonces pensamos ir a la luna y venir aqui de vacaciònes porque la tierra està encandel“. I soneri di Cuba sono adesso pronti a far scatenare la platea con i loro successi: dall’immancabile Chan Chan a Silencio, dall’incantevole El Cuarto De Tula alla Marieta di Ibrahim Ferrer. Ma è sull’esecuzione di El trombon majadero che il pubblico rimane piacevolmente spiazzato: all’apice dell’orgasmo musicale dell’incalzante ritmo afrocubano il maestro Ramos stoppa la musica e dirige un solo pianoforte sulle note di Over The Rainbow, incita il pubblico a cantare e poi ci riporta a Cuba.
Adesso palco e platea sono pronti all’ingresso della “estrella de las estrellas, la diva dei Buena Vista Social Club”: Omara Portuondo. Per lei il tempo sembra essersi fermato: avvolta da voile di un lungo abito corallo accenna passi di “cha cha”, sorride e canta commossa, con una voce rotta dai suoi 84 anni ma che sembra incarnare l’anima di Cuba. Una musica, la sua, che ti contagia e ti entra nel sangue come l’erotica interpretazione di Quizas Quizas Quizas e il bolero sismico di Veinte anos che Omara canta seduta, accompagnata dal piano di Rolando Luna.
 
Un addio commovente ed eccitante, sulle celeberrime note di Dos gardenias, quello dell’Orquesta Buena Vista Social Club, che nel ventunesimo secolo può ancora dimostrare che il successo della sua musica non è stato solo un breve capriccio discografico.
“La musica commovente non viene dal nulla, vive anche di un senso del luogo. Ha bisogno di radici per nutrirsi, che siano ancorate alla Storia così come alle storie”, aveva intuito il regista Wim Wenders, che ha permesso di far conoscere al mondo una musica, appunto, che è diventata leggenda.
 
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