Pink Floyd, Wish You Were Here compie 40 anni
“Il lato oscuro della Luna” sembrava averli lasciati senza ispirazione, ma sono bastate quattro note di chitarra a dar vita ad un nuovo capolavoro floydiano
La mancanza di Barrett e lo stato di quasi alienazione degli altri componenti si riflettono nelle tracce dell’album, e il tema dell’assenza diventa il fil rouge dell’intero concept. Un’assenza non solo fisica, dunque, ma anche emotiva, una visione sempre più cinica e disincantata che porta Waters, l’autore dei testi, a riflettere sull’avidità e l’ipocrisia dell’industria musicale, altro concetto chiave del disco.
Wish You Were Here si sviluppa gradualmente: il disegno melodico e il ritmo caldo e coinvolgente rendono l’album ancora più intimo del precedente Dark Side; il suono acquisisce elementi visionari e restituisce un’idea di “spazialità” che richiama fortemente i canoni estetici del progressive rock. Su suggerimento di Roger Waters, Shine On You Crazy Diamond viene divisa in due parti – ad apertura e chiusura del disco – e incornicia gli altri tre brani che completano il nono album dei Pink Floyd: Welcome To The Machine, un pezzo cupo, caratterizzato dalla forte presenza, lenta e costante, dei sintetizzatori di Richard Wright; la successiva Have A Cigar, cantata dall’amico e collega della band Roy Harper, una voce esterna al gruppo che, nonostante la bella prova canora, rischia di spezzare la continuità del disco. Il brano non ha un vero e proprio finale e si lega senza interruzioni a Wish You Were Here, che inizia con un riff tra i più blasonati della storia del rock, ancora una volta firmato da David Gilmour. L’aridità compositiva paventata all’inizio viene quindi scongiurata, e lascia il posto ad una creatività fervente e ad un’interazione perfetta tra i quattro componenti: i testi profondi di Roger Waters, la chitarra quasi urlante di David Gilmour, le sperimentazioni di Richard Wright e l’accompagnamento diretto ed efficace di Nick Mason.
Wish You Were Here è il risultato di un legame forte, ancora oggi uno degli album preferiti dai fan dei Pink Floyd, oltre ad essere il lavoro più amato dagli stessi Gilmour e Wright; ascoltare le prime note di Shine On You Crazy Diamond provoca ancora le stesse, forti emozioni. E non saranno sufficienti altri 40 anni a scalfire la profondità e l’intensità che hanno reso quest’opera così emblematica e che non poteva non essere ripresa, seppur solo in parte, da David Gilmour nei due live in Italia del 13 e del 14 settembre rispettivamente a Verona e a Firenze. I due concerti hanno anticipato quindi nel migliore dei modi l’uscita di Rattle That Lock, nuovo album del chitarrista che sarà pubblicato il prossimo 18 settembre.
