(Foto di Gianluca Moro)
Ci aveva abituato a comporre e suonare al piano musiche per film muti, poi a visitare mondi sempre più ampi con una delicatezza e una sensibilità che non lasciavano dubbi sulla sua classe esecutiva. Il grande senso della melodia e il tocco misurato l’hanno portato a esplorare stati d’animo sognanti che si alternavano ad altri più esistenziali, a ricercare con misura quel mistero che sono i sentimenti e la loro manifestazione più intima. Ora compie un altro passo in avanti e affronta una dimensione che, a ragione o a torto, viene chiamata classica. Lo vuole con sé la Sony Music che gli spalanca le porte delle migliori sale di registrazione e lui realizza questo Nocturne, ancora una volta delicato, elegante e ricco di fascinazione, concepito volutamente in modo aperto perché la fantasia di chi ascolta se ne appropri e lo faccia suo in funzione della propria storia e della propria esperienza.
Nocturne ha inevitabilmente in sé qualche reminiscenza chopiniana ed è perfetto per cogliere il momento dell’abbandono dopo una giornata di lavoro, pensieri e corse contro il tempo e concentrarsi finalmente su se stessi. Il tocco morbido di Anzovino invita proprio a questo: liberarsi per un attimo del mondo reale e perdersi nei propri bisogni di solitudine, nei propri sogni, non importa quanto plausibili. Un concept album? Probabilmente sì, se per denominatore comune di tutte le canzoni s’intende il ricordo: quello di un’estasi, di una casa vuota, di un Hallelujah o di una moschea di Istanbul piuttosto che di un’alba a Manhattan. Quelle note che si susseguono dolci e un po’ malinconiche si prestano a focalizzare immagini ancora vive di un passato prossimo o remoto che sia, a introiettare sguardi, lacrime e sorrisi. A ben guardare, la sua propensione per le colonne sonore non si è mai esaurita: si è semplicemente incanalata nello spirito umano con il compito di sostituire le parole alle nostre emozioni.
Nocturne è stato realizzato tra Tokyo, Londra, Parigi e Milano e a dare una mano a Remo con piccoli preziosissimi tocchi sono intervenuti nientemeno che la London Session Orchestra diretta dal maestro Stefano Nanni, Vardan Grigoryan al duduk, Masatsugu Shinozaki alle ondes martenot, Gianfranco Grisi al cristallarmonium e Taketo Gohara agli effetti elettronici. Un album tutto da godere.
Ci aveva abituato a comporre e suonare al piano musiche per film muti, poi a visitare mondi sempre più ampi con una delicatezza e una sensibilità che non lasciavano dubbi sulla sua classe esecutiva. Il grande senso della melodia e il tocco misurato l’hanno portato a esplorare stati d’animo sognanti che si alternavano ad altri più esistenziali, a ricercare con misura quel mistero che sono i sentimenti e la loro manifestazione più intima. Ora compie un altro passo in avanti e affronta una dimensione che, a ragione o a torto, viene chiamata classica. Lo vuole con sé la Sony Music che gli spalanca le porte delle migliori sale di registrazione e lui realizza questo Nocturne, ancora una volta delicato, elegante e ricco di fascinazione, concepito volutamente in modo aperto perché la fantasia di chi ascolta se ne appropri e lo faccia suo in funzione della propria storia e della propria esperienza.
Nocturne ha inevitabilmente in sé qualche reminiscenza chopiniana ed è perfetto per cogliere il momento dell’abbandono dopo una giornata di lavoro, pensieri e corse contro il tempo e concentrarsi finalmente su se stessi. Il tocco morbido di Anzovino invita proprio a questo: liberarsi per un attimo del mondo reale e perdersi nei propri bisogni di solitudine, nei propri sogni, non importa quanto plausibili. Un concept album? Probabilmente sì, se per denominatore comune di tutte le canzoni s’intende il ricordo: quello di un’estasi, di una casa vuota, di un Hallelujah o di una moschea di Istanbul piuttosto che di un’alba a Manhattan. Quelle note che si susseguono dolci e un po’ malinconiche si prestano a focalizzare immagini ancora vive di un passato prossimo o remoto che sia, a introiettare sguardi, lacrime e sorrisi. A ben guardare, la sua propensione per le colonne sonore non si è mai esaurita: si è semplicemente incanalata nello spirito umano con il compito di sostituire le parole alle nostre emozioni.
Nocturne è stato realizzato tra Tokyo, Londra, Parigi e Milano e a dare una mano a Remo con piccoli preziosissimi tocchi sono intervenuti nientemeno che la London Session Orchestra diretta dal maestro Stefano Nanni, Vardan Grigoryan al duduk, Masatsugu Shinozaki alle ondes martenot, Gianfranco Grisi al cristallarmonium e Taketo Gohara agli effetti elettronici. Un album tutto da godere.