Sono passati sette anni dall’ultimo atto creativo di Samuele Bersani. Dopo Nuvola Numero Nove, il cantautore era sprofondato in un lungo e profondo silenzio, che ha avuto bisogno di sedimentarsi prima di diventare terreno fertile per nuovi stimoli. Cinema Samuele è una “raccolta di cortometraggi per non vedenti”, come recita il miglior complimento che Bersani sostiene di aver ricevuto dai suoi fan.
La carica icastica del disco è dichiarata sin dal titolo e dalla prima traccia, intitolata Pixel. Una sorta di scandaglio dell’emotività contemporanea, una raccolta di frammenti, di immagini e della loro unità digitale fondamentale, appunto i pixel. Il disco si apre con suoni campionati, ripetitivi, man mano riempiti dagli strumenti acustici, e dalla classica forma canzone. L’elemento elettronico percorre il disco, quasi a rappresentare il senso distopico da cui parte la riflessione di Bersani, incentrata sui temi presenti della solitudine, dello straniamento, dell’incomunicabilità e dei fantasmi del passato. Il cinema di Bersani, come molta critica ha evidenziato, è concepito come un multisala, nelle cui stanze si vede un film diverso. Le varie pellicole sono storie private, quotidiane, favole, riflessioni esistenziali e persino professionali (L’intervista). Bersani è riuscito a far luce sul disagio che l’ha oppresso in questi anni, di cui Harakiri, il singolo che anticipa il disco, si erge a manifesto: “una lucciola in mezzo a un black out”. Il suicidio metaforico di Bersani, ispirato ad un antico rituale samurai praticato in Giappone, è mancato, risparmiato, non a caso grazie alla “profondità dei dialoghi di un cinema porno francese”. Il tuo ricordo è senza esitazione il brano più bersaniano del disco, una storia raccontata attraverso la personificazione di passato e presente, che interagiscono in una dialettica di scontro leggendario che si augura la vittoria del presente e della capacità di viverlo appieno. Le Abbagnale, uno dei brani più riusciti del disco, il più ricco di suoni, è invece la storia di una convivenza dolce e delicata tra due donne diverse tra loro a cui non importa nulla del giudizio ipocrita di chi vuole convincersi che siano sorelle. Tra favole e storie condominiali, c’è anche spazio per cantare i sentimenti più universali dell’incomunicabilità. Mezza bugia, uno dei brani più romantici di Cinema Samuele, è un dolce invito a superare le barriere del linguaggio offensivo, dell’orgoglio, per non farsi più del male, o come recita il testo: “per mettere a tacere questa battaglia di parole”.
Cinema Samuele è un disco sulla fragilità, in cui ogni spettatore può scegliere in quale sala/frammento rispecchiarsi. Bersani sembra da un lato voler denunciare le derive di un presente digitale che allontana le anime, come fin dal titolo Scorrimento verticale e Distopici (ti sto vicino) sembrano testimoniare; dall’altro accetta la frammentarietà e lo smarrimento, ne scova la poesia, l’umanità che ne è rimasta, e gli dà una forma canzone, una splendida cover (realizzata da Paolo De Francesco), e lascia il resto all’immaginazione.
La carica icastica del disco è dichiarata sin dal titolo e dalla prima traccia, intitolata Pixel. Una sorta di scandaglio dell’emotività contemporanea, una raccolta di frammenti, di immagini e della loro unità digitale fondamentale, appunto i pixel. Il disco si apre con suoni campionati, ripetitivi, man mano riempiti dagli strumenti acustici, e dalla classica forma canzone. L’elemento elettronico percorre il disco, quasi a rappresentare il senso distopico da cui parte la riflessione di Bersani, incentrata sui temi presenti della solitudine, dello straniamento, dell’incomunicabilità e dei fantasmi del passato. Il cinema di Bersani, come molta critica ha evidenziato, è concepito come un multisala, nelle cui stanze si vede un film diverso. Le varie pellicole sono storie private, quotidiane, favole, riflessioni esistenziali e persino professionali (L’intervista). Bersani è riuscito a far luce sul disagio che l’ha oppresso in questi anni, di cui Harakiri, il singolo che anticipa il disco, si erge a manifesto: “una lucciola in mezzo a un black out”. Il suicidio metaforico di Bersani, ispirato ad un antico rituale samurai praticato in Giappone, è mancato, risparmiato, non a caso grazie alla “profondità dei dialoghi di un cinema porno francese”. Il tuo ricordo è senza esitazione il brano più bersaniano del disco, una storia raccontata attraverso la personificazione di passato e presente, che interagiscono in una dialettica di scontro leggendario che si augura la vittoria del presente e della capacità di viverlo appieno. Le Abbagnale, uno dei brani più riusciti del disco, il più ricco di suoni, è invece la storia di una convivenza dolce e delicata tra due donne diverse tra loro a cui non importa nulla del giudizio ipocrita di chi vuole convincersi che siano sorelle. Tra favole e storie condominiali, c’è anche spazio per cantare i sentimenti più universali dell’incomunicabilità. Mezza bugia, uno dei brani più romantici di Cinema Samuele, è un dolce invito a superare le barriere del linguaggio offensivo, dell’orgoglio, per non farsi più del male, o come recita il testo: “per mettere a tacere questa battaglia di parole”.
Cinema Samuele è un disco sulla fragilità, in cui ogni spettatore può scegliere in quale sala/frammento rispecchiarsi. Bersani sembra da un lato voler denunciare le derive di un presente digitale che allontana le anime, come fin dal titolo Scorrimento verticale e Distopici (ti sto vicino) sembrano testimoniare; dall’altro accetta la frammentarietà e lo smarrimento, ne scova la poesia, l’umanità che ne è rimasta, e gli dà una forma canzone, una splendida cover (realizzata da Paolo De Francesco), e lascia il resto all’immaginazione.