23/11/2020

Samuele Bersani

Il ritorno di Samuele Bersani dopo sette anni con un nuovo album di inediti, “Cinema Samuele”, un disco sulla fragilità, in cui ogni spettatore può scegliere in quale sala/frammento rispecchiarsi
Sono passati sette anni dall’ultimo atto creativo di Samuele Bersani. Dopo Nuvola Numero Nove, il cantautore era sprofondato in un lungo e profondo silenzio, che ha avuto bisogno di sedimentarsi prima di diventare terreno fertile per nuovi stimoli. Cinema Samuele è una “raccolta di cortometraggi per non vedenti”, come recita il miglior complimento che Bersani sostiene di aver ricevuto dai suoi fan.
 
La carica icastica del disco è dichiarata sin dal titolo e dalla prima traccia, intitolata Pixel. Una sorta di scandaglio dell’emotività contemporanea, una raccolta di frammenti, di immagini e della loro unità digitale fondamentale, appunto i pixel. Il disco si apre con suoni campionati, ripetitivi, man mano riempiti dagli strumenti acustici, e dalla classica forma canzone. L’elemento elettronico percorre il disco, quasi a rappresentare il senso distopico da cui parte la riflessione di Bersani, incentrata sui temi presenti della solitudine, dello straniamento, dell’incomunicabilità e dei fantasmi del passato. Il cinema di Bersani, come molta critica ha evidenziato, è concepito come un multisala, nelle cui stanze si vede un film diverso. Le varie pellicole sono storie private, quotidiane, favole, riflessioni esistenziali e persino professionali (L’intervista). Bersani è riuscito a far luce sul disagio che l’ha oppresso in questi anni, di cui Harakiri, il singolo che anticipa il disco, si erge a manifesto: “una lucciola in mezzo a un black out”. Il suicidio metaforico di Bersani, ispirato ad un antico rituale samurai praticato in Giappone, è mancato, risparmiato, non a caso grazie alla “profondità dei dialoghi di un cinema porno francese”. Il tuo ricordo è senza esitazione il brano più bersaniano del disco, una storia raccontata attraverso la personificazione di passato e presente, che interagiscono in una dialettica di scontro leggendario che si augura la vittoria del presente e della capacità di viverlo appieno. Le Abbagnale, uno dei brani più riusciti del disco, il più ricco di suoni, è invece la storia di una convivenza dolce e delicata tra due donne diverse tra loro a cui non importa nulla del giudizio ipocrita di chi vuole convincersi che siano sorelle. Tra favole e storie condominiali, c’è anche spazio per cantare i sentimenti più universali dell’incomunicabilità. Mezza bugia, uno dei brani più romantici di Cinema Samuele, è un dolce invito a superare le barriere del linguaggio offensivo, dell’orgoglio, per non farsi più del male, o come recita il testo: “per mettere a tacere questa battaglia di parole”.
 
Cinema Samuele è un disco sulla fragilità, in cui ogni spettatore può scegliere in quale sala/frammento rispecchiarsi. Bersani sembra da un lato voler denunciare le derive di un presente digitale che allontana le anime, come fin dal titolo Scorrimento verticale e Distopici (ti sto vicino) sembrano testimoniare; dall’altro accetta la frammentarietà e lo smarrimento, ne scova la poesia, l’umanità che ne è rimasta, e gli dà una forma canzone, una splendida cover (realizzata da Paolo De Francesco), e lascia il resto all’immaginazione.
 

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