03/04/2024
I Sex Pistols secondo Antonio Bacciocchi
Un nuovo testo Diarkos approfondisce la grande truffa del rock ‘n’ roll
Difficile stare dietro ad Antonio Bacciocchi. Tra rete e carta, tra web e pagine, l’autore piacentino sta compiendo un eccezionale lavoro di storicizzazione del rock e contestualmente di focus sulla contemporaneità. Esattamente al crocevia tra lettura del passato e analisi del presente ci sono i Sex Pistols che, come sottolinea nella prefazione Wilko Zanni dei Rats, hanno ancora un’influenza decisiva sulle sorti della cultura rock. Diarkos ha pubblicato il suo libro Sex Pistols. Dio salvi la Regina (e il punk rock). Incontriamo l’autore.
Partiamo proprio dalla loro influenza, Antonio. Quanto sono stati importanti i Sex Pistols nella storia del rock degli ultimi 45 anni?
Importanza assoluta. Piaccia o meno il loro album è da annoverare tra quelli che più hanno cambiato il corso della musica e anche della società. È passato molto tempo e si tende a dimenticare l’impatto che ebbero ai tempi un 45 giri come Anarchy in the Uk e un album come Never mind the bollocks. Hanno letteralmente cambiato la musica e il modo di intenderla.
Il celeberrimo concerto dei Sex Pistols a Manchester, tanto per restare in una dimensione iconica se non mitica, diede fuoco alle micce. Secondo tanti il punk nacque quella sera…
In Inghilterra sicuramente. A New York era già da un annetto almeno che bruciava più o meno di nascosto nel sottosuolo e sempre in America avevano già avuto MC5 e Stooges e, in qualche modo, i Velvet Underground mentre i Suicide erano attivi dal 1972. L’importanza dei Sex Pistols sta nel fatto che la maggior parte di chi li vide in concerto decise di formare un gruppo e chi già lo aveva, di tagliarsi i capelli corti e cambiare musica.
Nel 1977, l’anno chiave del punk, avevi 16 anni. I Beatles non c’erano più, gli Stones erano tra funk e disco, per non parlare dei gonfiori dei vari Pink Floyd, Led Zeppelin e Yes. Insomma avevi l’età giusta per apprezzare i Sex Pistols. Il loro impatto fu subito compreso o c’è voluto del tempo?
In Italia il punk arrivò più di un anno dopo, sbertucciato e vilipeso dalla stampa, considerato alla stregua di una moda ridicola. Punk era Anna Oxa a Sanremo del 1978 con Un’emozione da poco. In giro c’erano già gruppi (vicini ai suoni e all’attitudine punk) come Skiantos, Gaznevada, Decibel, Krisma, tra i tanti, ma rimanevano in un contesto molto limitato. Nel 1977 ascoltavo ancora Beatles, Who e prog ma qualche cosa arrivò anche a Piacenza (Skiantos, Stooges, Dead Boys, Ramones e Pistols tra i primi ascolti). Il primo concerto punk che vidi fu a giugno del 1979, Iggy Pop a Parma, poi i francesi Telephone e Patti Smith a Bologna in settembre. Mi aprirono un mondo che già conoscevo molto parzialmente e mi incuriosiva. Nel 1980 arrivarono i grandi nomi, dai Clash ai Ramones, Damned etc. E cambiò definitivamente tutto.
Inevitabile parlare di Londra, di McLaren e Westwood, di una città non più swinging come dieci anni prima ma ancora capace di catalizzare energie e attenzioni. Un’altra cornice geografica avrebbe dato le stesse opportunità al quartetto?
Credo di no. Era un fenomeno molto inglese che attingeva dalla sottocultura britannica (mod in particolare ma anche glam, pub rock, Bowie, Marc Bolan etc). Fu immediatamente comprensibile anche a una massa giovanile, già incline a certe esagerazioni stilistiche e provocazioni. In Italia la rigidità politica dei tempi ci mise molto più tempo ad essere scalfita.
Se il rock dell’era classica ha avuto le morti celebri dei vari Brian Jones, Jimi Hendrix e Janis Joplin, il punk ha il suo primo martire in Sid Vicious. Il mito dei Sex Pistols quanto deve alla sua figura?
Abbastanza, anche se ormai il gruppo era sciolto e sarebbe diventato ugualmente iconico, allo stesso modo. La morte di Sid diede quell’ulteriore aura “maledetta”.
Dall’altra parte una figura controversa ma estremamente interessante come Johnny Rotten. Tutto ciò che accadrà nella lunga e interminabile ondata post punk deve molto anche a lui, non trovi?
John Lydon è stato uno dei personaggi più geniali di quella scena musicale. Uno che sostanzialmente ha sempre detestato il rock ’n’ roll, che adorava reggae, dub e sperimentare. I Public Image LTD sono stati paradossalmente sottovalutati, proprio perché sono sempre stati (ancora oggi) “la band dell’ex Sex Pistols”. Hanno invece realizzato dei piccoli capolavori d’avanguardia musicale, coraggiosi, devastanti, sperimentali, innovativi. Tutt’ora seminali per le nuove generazioni di musicisti.
Never Mind The Bollocks: qualche battuta da parte dello scrittore, ma anche del batterista, su un disco emblematico.
È sempre stato equivocato dalla maggior parte dei detrattori che, pregiudizialmente, lo hanno etichettato come un semplice disco punk, “suonato male”. La band invece suonava eccome. Il muro di chitarre, fatto da numerose sovraincisioni che ripetevano lo stesso riff, la precisione tecnica di Paul Cook alla batteria, un mixaggio perfetto, una produzione eccellente ne fanno un disco raffinato e travolgente. Su cui la voce incredibile e inimitabile di Johnny ha messo il sigillo.
Hai raccolto un po’ di articoli italiani dell’epoca: quale fu la reazione dei nostri media dinanzi a un gruppo sgrammaticato, disarticolato, che si stava esprimendo in un’epoca in cui da noi dettavano ancora legge PFM, Banco e tanti cantautori?
Ricordo una pagina di Ciao 2001 dedicata ai dischi punk in cui c’era Sultans of swing dei Dire Straits! La reazione fu di sufficienza e scherno. Solo in pochi compresero la portata di ciò che stava accadendo. In quel 1977 uscirono anche i dischi di Ultravox!, Clash, Stranglers, Jam, Television, Talking Heads, Suicide, per citarne alcuni. Ovvero una gamma di suoni, influenze, direzioni artistiche ampissime. E che con il senno di poi ha dimostrato quanto fosse vario il “punk”.
Ma alla fine, il rock ‘n’ roll è stato davvero una grande truffa?
No, è stato ed è una ragione di vita per milioni di (ormai più spesso EX) ragazze e ragazze. Ci ha cambiato la vita e l’ha resa migliore, piena, stimolante, energica, divertente, piena di passione. Se fosse una truffa, felice di esser stato truffato.