14/05/2014

Sparklehorse feat. Thom Yorke vs Pink Floyd

Cosa succede se rifai il trucco all’iconica “Wish You Were Here”? La sfida è ardita, il risultato imprevedibile

Nell’ottobre 1998 esce Come Again, compilation della EMI in cui sono presenti diverse cover. Una delle più famose è Wish You Were Here eseguita dagli Sparklehorse con Thom Yorke dei Radiohead alla voce. Il brano entra a far parte anche della colonna sonora di Lords Of Dogtown, film del 2005 diretto da Catherine Hardwicke. Com’è noto, Wish You Were Here dà il titolo al disco dei Pink Floyd pubblicato nel 1975, un lavoro dedicato soprattutto a Syd Barrett, membro fondatore allontanato dalla band nel 1968 per la dipendenza dall’LSD e rimpiazzato da David Gilmour.

Due chitarre acustiche, quella del celebre arpeggio e la solista, immergono l’ascoltatore in una grande atmosfera, sottolineata dal canto di Gilmour. Difficile riproporre le stesse suggestioni o farle proprie per raggiungere un risultato diverso. Eppure gli Sparklehorse del compianto Mark Linkous, insieme al frontman dei Radiohead, riescono ad aggiungere riflessioni (musicali, ma non solo) interessanti. La chitarra riproduce note lunghe e tirate, come se fossero suonate da un violino. Un gioco affascinante di volumi e dinamiche fa da sfondo al celebre arpeggio, qui eseguito al pianoforte. La musica rimane perennemente sospesa in aria, distante dal suolo quanto basta.

Le sorprese non finiscono qui. A un certo punto fa il suo ingresso la voce di Thom Yorke, che ha registrato la parte vocale al telefono in una stanza d’albergo, mentre cambia i canali della tv, come si sente soprattutto verso la fine del brano. Il suo cantato sembra voler rendere “diversamente intense” le atmosfere floydiane e il rumore della tv rappresenta una sorta di inversione dell’introduzione originale, dove si ascolta una radio. Il telefono funge da filtro perfetto per creare sonorità diverse, è un accessorio utile per il nuovo vestito musicale.

I Pink Floyd appaiono più “fieri” nella versione originale, gli Sparklehorse e Thom Yorke si “trascinano”. Alcuni vuoti della traccia originaria vengono riempiti, e tale lavoro non sembra di restauro, ma di completamento. Il quadro cambia collocazione, ma rimane ugualmente apprezzabile. Thom Yorke modifica un verso: «Blue skies from pain» diventa «Blue skies from rain». Il dolore lascia il posto alla pioggia. Un errore o una nuova suggestione?


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