Per quanti anni può volare il copyright di una canzone, prima di approdare alle spiagge del pubblico dominio?
La risposta, amico mio, non vola nel vento, ma dipende dalle leggi dei Paesi in cui le tue opere sono state pubblicate.
Negli Stati Uniti resta in vigore per 95 anni a partire dalla data della prima pubblicazione, a meno che l’autore non possieda i diritti sulla propria opera: in quel caso la durata si estende fino a 70 anni dopo la sua morte.
In Europa, invece, la validità del copyright è stata allungata da 50 a 70 anni, ma solo per le opere pubblicate dal 1° gennaio 1963 in avanti. Quelle precedenti, se non sono più state utilizzate nei primi 50 anni, sono destinate a diventare di pubblico dominio.
Questo spiega perché nel 2012 la Sony ha pubblicato circa un centinaio di copie di un misterioso cofanetto intitolato Bob Dylan – The 50th Anniversary Collection, e le ha distribuite in una manciata di negozi sparsi tra Inghilterra, Francia, Germania e Svezia. Quattro dischetti contenenti un totale di 86 registrazioni realizzate tra il 1962 e il 1963. Un periodo seminale, contando che nel ’62 è uscito l’album di debutto omonimo e nel ’63 l’epocale The Freewheelin’ Bob Dylan. Un periodo durante il quale il Menestrello ha concluso la sua formazione sui palchi dei café newyorchesi ed è stato eletto portavoce di un’intera generazione.
Troviamo diverse take di Sally Gal, Corrina, Corrina, Blowin’ In The Wind, Mixed Up Confusion e tanti altri brani registrati dal vivo alla Carnegie Hall Hootenanny (per esempio una A Hard Rain A-Gonna Fall con il testo non ancora definitivo), al Gaslight Café (quella No More Auction Block da cui è nata Blowin’ In The Wind), al Gerde’s Folk City (Deep Ellum Blues), al Finjan Club di Montreal ( Two Trains Running , Hiram Hubbard) o registrazioni casalinghe ( See That My Grave I s Kept Clean , House Of The Rising Sun o ancora un a Ballad Of Donald White disturbata dallo squillare del telefono di casa).
Nonostante la presenza del marchio Sony, i fortunati acquirenti di queste 100 copie, sulle prime, devono aver pensato che si trattasse di un bootleg; anche perché molti brani giravano da tempo in quel circuito. Poi hanno visto le quotazioni del cofanetto superare nel giro di poco tempo i mille dollari su eBay, e a quel punto hanno capito di avere per le mani un pezzo da collezione.
Quei pochi internauti francesi e tedeschi che invece, verso la fine del 2012, hanno avuto la possibilità di scaricarlo al prezzo di 100 euro dal sito ufficiale di Dylan, si sono dovuti accontentare della soddisfazione dell’ascolto.
«Non è stata un’operazione commerciale a scopo di lucro», ha spiegato a Rolling Stone una fonte interna alla Sony Music. La casa discografica voleva semplicemente “utilizzare” quelle registrazioni entro la fine del 2012 in modo da prolungare il loro copyright: «Abbiamo in programma di usare quel materiale in futuro, ma pubblicarlo su scala mondiale subito dopo l’uscita di Tempest sarebbe stato sbagliato. Nel 2013 ci saranno altre sorprese», ha concluso la fonte, e a giudicare dal sottotitolo del cofanetto – The Copyright Extension Collection, Vol.1 – viene da pensare che forse è meglio tenere sotto controllo i nostri spacciatori europei di dischi.
Insomma, stando alla Convenzione di Berna pare che ogni Paese abbia il diritto di applicare le proprie leggi in fatto di diritto d’autore. E l’Europa non è di manica larga come gli Stati Uniti. Quindi è molto probabile che in futuro si sentirà parlare di altre modifiche alla durata del copyright e di altri stratagemmi per aggirare l’ostacolo e fare in modo che gli artisti (e le case discografiche) possano continuare a mantenere il controllo sulle proprie opere e sui proventi da esse ricavati. Lo scopriremo nel 2033, quando in Europa scadranno i diritti delle canzoni pubblicate dopo il 1° gennaio 1963.
Premesso che il diritto di un autore di tutelare la propria opera è sacrosanto – e che sono moltissimi gli artisti chiamati in causa –, il caso di Dylan è particolarmente curioso… È come se la gloriosa tradizione folk, dopo aver nutrito per decenni il proprio figlio prediletto, stesse ora cercando di (ri)entrare in possesso del suo inestimabile repertorio.