06/10/2023

The Dark Side of Roger Waters

Roger Waters ha pubblicato The Dark Side Of The Moon Redux, la sua rilettura del grande classico dei suoi Pink Floyd 50 anni dopo

 

Dopo tanta attesa è finalmente disponibile The Dark Side Of The Moon Redux, la reinterpretazione targata Roger Waters di uno dei più grandi dischi della storia del rock. Fin da quando era uscita la notizia, le reazioni erano state tra le più disparate, ma, via via che uscivano i singoli e si dipanavano le nebbie sul progetto, sono emersi nettamente due schieramenti: chi gridava al sacrilegio e chi al genio, al capolavoro. Premesso che le battaglie campali in musica non hanno mai portato a niente di buono, né dovrebbe c’entrarci niente, il disco com’è? Non è niente di tutto questo.

Il lavoro fatto da Waters è un’analitica e precisa riscrittura, a seguito di una destrutturazione completa dell’originale, dalla prospettiva di un uomo con 50 anni e più sulle spalle. E a dirlo era già stato lui, andando oltre sulle motivazioni che lo hanno spinto nell’impresa: “L’originale The Dark Side Of The Moon sembra in qualche modo essere il lamento di un essere anziano sulla condizione umana. Ma Dave, Rick, Nick ed io eravamo così giovani quando l’abbiamo realizzato, e guardando il mondo intorno a noi, è evidente che il messaggio non è rimasto impresso. Ecco perché ho cominciato a riflettere su quale saggezza potesse portare una versione re-immaginata di un ottantenne”.

Se l’originale The Dark Side Of The Moon era una policromia energica di colori, un pullulare di atmosfere e universi sonori in grado di controbilanciare il cupo universo di mancanze e ingiustizie alla ricerca di un’empatia perduta tra gli uomini narrato nei testi, la versione di Waters è una scala di grigi. Il prisma senza luce. Come se di quell’inconscia speranza che emergeva dalla musica dell’originale circa la possibilità di andare verso un mondo migliore qua non vi fosse traccia.

Una malinconia che trapassa l’ascoltatore dall’inizio alla fine, un cammino riflessivo dentro e fuori di lui, in cui viene abbandonato qualsiasi elemento riconducibile al rock duro e crudo, in cui spariscono i soli grintosi di chitarra per lasciare spazio ad archi, theremin, chitarre acustiche ed organi. E la voce di Roger a far da guida, là dove non c’era, con poesie e riflessioni (di politica neanche l’ombra).

Se in alcuni episodi il risultato è commovente a tal punto da lasciare nell’ascoltatore un peso emotivo non indifferente, in altri – su tutti On the Run e Any Colour You Like – com’era prevedibile la destrutturazione e ricostruzione consegna un brano a tal punto altro dall’originale da far fatica a riconoscerlo. Dimenticate l’urlo trapassante di Clare Torry, l’esplosività di Us And Them. In questo cammino coeso e unitario verso un’eclisse spenta e cupa non c’è spazio.

 

 

Roger Waters - The Dark Side Of The Moon Redux

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