30/09/2017

The End Of The End – Il film sull’ultimo concerto dei Black Sabbath

Birmingham andata e ritorno: un viaggio lungo (quasi) 50 anni
Non è semplice raccontare una storia, quella dei Black Sabbath, lunga quasi 50 anni, in due ore di pellicola. Ma il regista Dick Carruthers, che in passato aveva già lavorato su Led Zeppelin e Oasis, riesce nel suo intento.
 
Il film The End Of The End (nei cinema esclusivamente il prossimo 4 ottobre – qui su Nexo Digital l’elenco delle sale in cui sarà proiettato), racconta l’ultimo concerto dei Sabbath, ovvero quello che Ozzy e soci hanno tenuto lo scorso 4 febbraio alla NEC Arena di Birmingham, loro città natale, e luogo noto per le sue fonderie. E come i metalli vengono quotidianamente forgiati dalle fabbriche della città inglese, è la stessa Birmigham ad aver forgiato nel 1968 il gruppo che, più di tanti altri, ha creato e influenzato l’heavy metal. E cosa c’è di più romantico se non concludere una storia lunga 49 anni nella città che li ha cresciuti? «Eravamo quattro sfigati, e pensavamo che non saremo durati più di 2-3 anni» raccontano i tre in una lunga intervista che, durante il film, si alterna alle scene del loro ultimo show. Show nel quale i Sabbath hanno regalato una scaletta che di fatto è un “greatest hits” della loro carriera: Black Sabbath, brano con il quale hanno aperto il concerto, Into The Void, War Pigs, Iron Man e la conclusiva Paranoid sono solo alcune delle perle che in questi decenni i Black Sabbath hanno scolpito in maniera indelebile nella storia del metal.
Nell’intervista citata poc’anzi, i tre raccontano diversi aneddoti riguardo la loro carriera, dai soldi persi nei primi anni di attività, ai loro abusi di droghe e alcool. E tra i tre membri del gruppo, Ozzy Osbourne, Tony Iommi e Geezer Butler (mancava, non senza un filo di polemica, lo storico batterista Bill Ward) la figura che risalta di più è quella del secondo, lo storico chitarrista dei Sabbath, che, tra le altre cose, racconta anche di quando, nel 2012, gli fu diagnosticato un linfoma nel sangue e del conseguente durissimo periodo di chemioterapia, fino al recupero e al ritorno.
«Non si può andare avanti all’infinito, non voglio morire su un palco» aggiunge lo stesso Iommi. Nel film viene più volte rimarcato che quello del 4 febbraio scorso è stato l’epilogo della loro carriera, ma, se c’è una parte molto significativa di questo film, è quanto accaduto nei giorni successivi allo show: la band si è ritrovata in uno studio dentro una villa fuori Birmingham e ha suonato alcuni dei brani meno noti rispetto a quelli proposti durante il loro ultimo live e dove comunque si distingue un’ottima versione di Changes.
  
Se c’era una maniera per omaggiare i Black Sabbath questa è stata sicuramente una delle più efficaci. Il film racconta le molte sfumature della band, dando sia molto spazio alle parole di chi ne ha fatto parte, sia all’aspetto live e a come riusciva a coinvolgere il pubblico presente ai loro show.
Difatti sono molti i primi piani sui loro fan mentre cantano e si emozionano sulle note dei loro storici brani. Fan che sono stati la loro linfa vitale, la loro adrenalina, come ripetono più volte sia Ozzy che Tony Iommi.
In un periodo, come quello attuale, dove il metal è cambiato, si è modernizzato e si è adeguato ai tempi, il lascito dei Black Sabbath resta e resterà indelebile.
È così che si entra nella storia del rock, e loro ne fanno parte.
 

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