29/03/2017

The Jesus And Mary Chain

Il grande ritorno con un album dopo diciannove anni e alcune reunion occasionali dal vivo
Diciannove anni sono tanti ed è stato questo il tempo di attesa tra l’ultimo album dei Jesus And Mary Chain (Munki, 1998) e il nuovo Damage And Joy. Diciannove anni durante i quali i fratelli Reid hanno comunque proseguito le carriere con progetti solisti e reunion occasionali dal vivo. Non a caso nel nuovo disco appaiono anche brani che risalgono agli ultimi anni pre-reunion, un paio cioè di quelli che avevano donato alla sorella Linda per la sua band Sister Vanilla e poi All Things Pass, scritta nel 2008 per la colonna sonora di Heroes.
 
I fratelli Reid ricominciano esattamente da dove avevano lasciato nel 1998. I quattordici brani di Damage And Joy si rifanno infatti al rock ‘n’ roll diretto di Munki e ai duetti soft del precedente Stoned And Dethroned, più che al noise che li rese celebri con Psychocandy. Amputation apre il disco con un brano di puro rock ‘n’ roll, chitarre leggermente distorte e melodie cristalline e quasi “surf”. Sulla stessa lunghezza d’onda si muovono The Two Of Us, Facing Up To The Facts e Can’t Stop The Rock, in bilico tra i Beach Boys e le distorsioni dei Teenage Fanclub.
Quando la band decide di smorzare i toni, ecco comparire ballate cantate in duetto (alternativamente con Sky Ferreira, Isobel Campbell, Bernadette Denning e la stessa Linda Reid) che raggiungono l’apice in Song For A Secret e Always Sad. L’andamento lento di War On Peace, che porta a un finale decisamente più rumoroso e veloce, è tra i momenti migliori del disco, insieme alla ballata Los Feliz (Blues And Greens) impreziosita persino da una sezione di archi, piuttosto inedita per la band.
Il consueto gusto per i testi dissacranti e decisamente ironici è rimasto intatto negli anni, come quando in Simian Split William canta “I killed Kurt Cobain / I put the shot right through his brain /And his wife gave me the drug (“Ho ucciso Kurt Cobain / Ho fatto passare il colpo attraverso il suo cervello / E sua moglie mi ha dato la droga”) o nel racconto di Jim in Get On Home di una serata tra una “blow up girl”, un po’ di “LSD” e “the MTV”.
 
Un album che suona esattamente come ci saremmo aspettati, una summa di tutti i Jesus And Mary Chain anni novanta, compreso il blues-punk con drum machine in stile Automatic (All Things Pass) e le atmosfere più noise di Honey’s Dead (in Presidici Et Chapaquiditch). Sperando di non dover attendere altri diciannove anni per il prossimo disco.
 

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!