20/04/2016

The Last Shadow Puppets

Il duo Turner-Kane gioca più di mestiere nel secondo album, ma mette in mostra qualità e il consueto talento
Il secondo album della coppia Turner-Kane è innanzitutto l’ennesimo coronamento di una “storia d’amore”: quella tra il caustico leader degli Arctic Monkeys e il neo-mod, sempre più simile a Paul Weller, Miles Kane. Una storia nata anni fa quando i due suonarono insieme con le rispettive band e che continua tuttora, tra interviste piene di elogi uno per l’altro e Kane che si è spostato in America per raggiungere Turner e registrare l’album. Per un titolo che suggerisce di contenere tutto ciò che ci si aspetta, l’album ha per la verità alcune sorprese.
 
Prima di tutto, il primo singolo Bad Habits, una cavalcata rock con inserti orchestrali e testo vizioso, non rappresenta il resto dell’opera, piuttosto orientata su toni più sobri. In secondo luogo, il brano di apertura Aviation risulta probabilmente il migliore e i Puppets non raggiungono più allo stesso modo l’equilibrio tra una grande melodia, arrangiamento barocco (a cura del produttore dell’album James Ford) e riff di chitarra à la Smiths.
Rispetto al debutto di otto anni fa (The Age of the Understatement) ci sono meno influenze di pop barocco in stile Scott Walker, meno David Bowie (sebbene ne rimangano tracce nel cantato da crooner a tratti) e influenze più soul (Isaac Hayes e proprio gli Style Council di Weller). Il terzetto di Miracle Aligner, Dracula Teeth e la title-track espandono una sorta di suono blue-eyed soul, mentre ad accelerare leggermente il ritmo ci pensano She Does The Woods e Used to Be My Girl, forse le più simili alle tonalità del primo album.
I fan degli Arctic Monkeys, specie dell’ultimo periodo (quello di AM del 2013, per intenderci), troveranno delle ottime fusioni di rock e R’n’B in Pattern e The Element Of Surprise. La bella ballata finale (The Dream Synopsis) riporta di più invece alle atmosfere di Suck It And See del 2011, avvicinandosi a brani come The Piledriver Waltz.
Dopo l’apertura di Aviation, ad ogni modo, mantengono alta la qualità soprattutto la bonus track The Bourne Identity (fusione di pop barocco, ballata acustica e consueta vignetta di grande classe ed englishness) e Sweet Dreams, TN, che raggiunge l’apice degli arrangiamenti orchestrali a supporto di una grande ballata da moderni crooner.
 
In conclusione Turner e Kane giocano più di mestiere in questo secondo album, ma talento e qualità sono sempre indiscutibili.

 

 

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