Le soluzioni melodiche appaiono semplici, ma la voce del cantante Ralph Pelleymounter sposta di brano in brano gli equilibri. L’indie rock a presa rapida dei britannici To Kill A King si manifesta però anche attraverso arrangiamenti ricchi e dinamiche vivaci negli undici pezzi inediti di questo nuovo disco, registrato in Wiltshire al The Distillery Studio col produttore Mark Crew (Bastille, Rag’n’Bone Man).
Nei primi passaggi emerge senza dubbio l’impatto della band. Ma, andando a scandagliare l’ascolto, si può anche notare, ad esempio, che nella veloce linearità di Compare Scars, i To Kill A King non rinunciano nelle prime battute a un intro dalle atmosfere folk. E non passa in secondo piano neppure l’ispirata Oh My Love con finale dapprima trasandato e poi trionfale.
L’ottimismo e la positività sono altri due elementi ben distinguibili dell’album, come peraltro dichiarato esplicitamente dalla stessa band. E in quest’ottica il coro di Friends rende perfettamente l’idea.
Oltre un cd di facile ascolto, si collocano qua e là brani maggiormente elaborati come Good Times (A Rake’s Progress), significativo per le tastiere disinvolte, i richiami soul e il portamento scanzonato. Di tutt’altra pasta è invece Musicians like Gamblers like Drunks like Me, ballad non convenzionale con tratteggi folk e canzone in generale “più da cantautore che da gruppo”. Poi, alla fine del disco, c’è Today, pezzo che mischia imprevedibilmente le carte con quell’andamento “da orchestrina di New Orleans”.
Al di là del semplice ascolto c’è dunque anche “un altro mondo” da scoprire ed è sicuramente da lì che il gruppo può proseguire per affermare o definire meglio la propria identità, macinando nuovi pezzi per non fare la differenza solo con l’impatto… che comunque non è poco…
Nei primi passaggi emerge senza dubbio l’impatto della band. Ma, andando a scandagliare l’ascolto, si può anche notare, ad esempio, che nella veloce linearità di Compare Scars, i To Kill A King non rinunciano nelle prime battute a un intro dalle atmosfere folk. E non passa in secondo piano neppure l’ispirata Oh My Love con finale dapprima trasandato e poi trionfale.
L’ottimismo e la positività sono altri due elementi ben distinguibili dell’album, come peraltro dichiarato esplicitamente dalla stessa band. E in quest’ottica il coro di Friends rende perfettamente l’idea.
Oltre un cd di facile ascolto, si collocano qua e là brani maggiormente elaborati come Good Times (A Rake’s Progress), significativo per le tastiere disinvolte, i richiami soul e il portamento scanzonato. Di tutt’altra pasta è invece Musicians like Gamblers like Drunks like Me, ballad non convenzionale con tratteggi folk e canzone in generale “più da cantautore che da gruppo”. Poi, alla fine del disco, c’è Today, pezzo che mischia imprevedibilmente le carte con quell’andamento “da orchestrina di New Orleans”.
Al di là del semplice ascolto c’è dunque anche “un altro mondo” da scoprire ed è sicuramente da lì che il gruppo può proseguire per affermare o definire meglio la propria identità, macinando nuovi pezzi per non fare la differenza solo con l’impatto… che comunque non è poco…
