Milano, Salumeria della Musica – Mercoledì 14 Maggio 2014, ore 22 circa.
Ci sono alcune “piccole costruzioni” sul palco.
Alcune “casette”.
Sono le stesse presenti anche nel libretto del suo nuovo album Architect. Poi arrivano i suoi musicisti e finalmente arriva anche lei, Wallis Bird.
Ed è subito energia allo stato puro percepita immediatamente dal pubblico, da quelle note dell’Intro e da quella carica che contraddistingue la cantautrice irlandese, dolce e graffiante allo stesso tempo.
Inizia tutto con Communion in una versione live decisamente più rock-blues. Del nuovo album quasi subito trovano spazio in scaletta la determinata Daze o la struggente Holding A Light e più in generale sono tanti i pezzi tratti dal nuovo disco Architect e suonati dal vivo, a cominciare da Girls, Gloria e I Can Be Your Man. Non vengono trascurati poi brani meno recenti come Blossoms In The Street (da Spoons del 2007) e To My Bones (da New Boots del 2009).
E se i paragoni frequenti ad Ani DiFranco sono giusti, confermati dall’artista stessa e ormai all’ordine del giorno, ecco che arriva la cover di Little Plastic Castle come ulteriore testimonianza di tali richiami frequenti nella musica di Wallis Bird (il brano inoltre è contenuto nella “boxset and download version” di Architect).
I lavori discografici della cantautrice appaiono più curati, mentre nella dimensione live Wallis Bird riesce ad essere molto più generosa, tirando fuori rock, punk, dance, blues… oppure più semplicemente si spoglia di alcune sovrastrutture necessarie in sede di registrazione, dando vita ad uno spettacolo guidato dalla semplicità e dalla schiettezza di un approccio mai rinunciatario.
E poi, verso la fine, le prime note di chitarra – quella chitarra per destri che lei suona al contrario e in maniera del tutto personale dopo il tragico incidente con il tosaerba – non lasciano spazio ad alcun dubbio: è il momento di Hardly Hardly, prima traccia e primo singolo di Architect. Ormai è un crescendo. E il pubblico si scatena di nuovo prima dei bis, per effetto di ciò che sente provenire dal palco.
Wallis Bird è una trascinatrice.
Le “casette” sembrano ormai essersi mimetizzate.
Wallis Bird racconta “Architect”
Recensione di “Architect” di Wallis Bird
Ci sono alcune “piccole costruzioni” sul palco.
Alcune “casette”.
Sono le stesse presenti anche nel libretto del suo nuovo album Architect. Poi arrivano i suoi musicisti e finalmente arriva anche lei, Wallis Bird.
Ed è subito energia allo stato puro percepita immediatamente dal pubblico, da quelle note dell’Intro e da quella carica che contraddistingue la cantautrice irlandese, dolce e graffiante allo stesso tempo.
Inizia tutto con Communion in una versione live decisamente più rock-blues. Del nuovo album quasi subito trovano spazio in scaletta la determinata Daze o la struggente Holding A Light e più in generale sono tanti i pezzi tratti dal nuovo disco Architect e suonati dal vivo, a cominciare da Girls, Gloria e I Can Be Your Man. Non vengono trascurati poi brani meno recenti come Blossoms In The Street (da Spoons del 2007) e To My Bones (da New Boots del 2009).
E se i paragoni frequenti ad Ani DiFranco sono giusti, confermati dall’artista stessa e ormai all’ordine del giorno, ecco che arriva la cover di Little Plastic Castle come ulteriore testimonianza di tali richiami frequenti nella musica di Wallis Bird (il brano inoltre è contenuto nella “boxset and download version” di Architect).
I lavori discografici della cantautrice appaiono più curati, mentre nella dimensione live Wallis Bird riesce ad essere molto più generosa, tirando fuori rock, punk, dance, blues… oppure più semplicemente si spoglia di alcune sovrastrutture necessarie in sede di registrazione, dando vita ad uno spettacolo guidato dalla semplicità e dalla schiettezza di un approccio mai rinunciatario.
E poi, verso la fine, le prime note di chitarra – quella chitarra per destri che lei suona al contrario e in maniera del tutto personale dopo il tragico incidente con il tosaerba – non lasciano spazio ad alcun dubbio: è il momento di Hardly Hardly, prima traccia e primo singolo di Architect. Ormai è un crescendo. E il pubblico si scatena di nuovo prima dei bis, per effetto di ciò che sente provenire dal palco.
Wallis Bird è una trascinatrice.
Le “casette” sembrano ormai essersi mimetizzate.
Wallis Bird racconta “Architect”
Recensione di “Architect” di Wallis Bird