Tanner Elle Schneider, meglio conosciuta come Elle King è una delle figure più interessanti del nuovo cantautorato americano. A metà ottobre ha pubblicato il suo secondo disco, Shake the Spirit, seguito del fortunato esordio Love Stuff del 2015 (disco d’oro e due candidature ai Grammy del 2016 per migliore interpretazione rock e canzone rock). Per la realizzazione del nuovo album ha chiamato a sé un produttore di tutto rispetto come Greg Kurstin (l’uomo dietro al miracolo 25 di Adele) sfornando un disco godibile, ben suonato e pieno di canzoni sorprendentemente belle.
Come nel primo lavoro, Elle King dimostra la sua versatilità vocale spaziando tra vari generi, muovendosi con gran disinvoltura tra rock, blues, jazz e country. La bionda cantautrice nativa di Los Angeles ha divorato tanta musica tra le quattro mura della sua cameretta e le roulotte del padre, l’attore Rob Schneider (con il quale ha recitato da giovanissima in un paio di suoi film) e in entrambi i dischi ha omaggiato in maniera personale i suoi miti musicali. Se in Love Stuff l’effetto “nostalgia-fa-tanto-cool” era presente, in Shake the Spirit l’equlibrio tra modernità e suoni vintage è perfetto. La mano di Kurstin, infatti, è risultata decisiva: il disco non è una mera raccolta di ricordi sonori fine a sé stessa, ma un’operazione artistica ben costruita.
L’attacco alla PJ Harvey dell’iniziale Talk of the Town dà la giusta scossa, ma non è la sola: le virate distorte della King sono ben visibili nel primo, godibilissimo singolo Shame, in Man’s Man e Ram Jam (provare a resistere al riff di chitarra). Non si può rimanere indifferenti davanti a bellezze come Good Thing Gone, omaggio sentito e ben riuscito a Janis Joplin e alla successiva Runaway, in cui si avvertono echi di Ronettes e Supremes. Suoni lontani, interpretati con personalità e gusto. Il blues avvolgente di Sober riscalda il cuore, il divertissement in stile fox trot di It Girl fa muovere i piedi e il bel duetto con Cameron Neal in Chained crea un’atmosfera da camino acceso in inverno.
Shake the Spirit, dunque, è un disco completo e accessibile nella sua complessità, molto più del buon Love Stuff. Tra adrenalina rock e coccole blueseggianti, Elle King ha decisamente fatto centro.
Come nel primo lavoro, Elle King dimostra la sua versatilità vocale spaziando tra vari generi, muovendosi con gran disinvoltura tra rock, blues, jazz e country. La bionda cantautrice nativa di Los Angeles ha divorato tanta musica tra le quattro mura della sua cameretta e le roulotte del padre, l’attore Rob Schneider (con il quale ha recitato da giovanissima in un paio di suoi film) e in entrambi i dischi ha omaggiato in maniera personale i suoi miti musicali. Se in Love Stuff l’effetto “nostalgia-fa-tanto-cool” era presente, in Shake the Spirit l’equlibrio tra modernità e suoni vintage è perfetto. La mano di Kurstin, infatti, è risultata decisiva: il disco non è una mera raccolta di ricordi sonori fine a sé stessa, ma un’operazione artistica ben costruita.
L’attacco alla PJ Harvey dell’iniziale Talk of the Town dà la giusta scossa, ma non è la sola: le virate distorte della King sono ben visibili nel primo, godibilissimo singolo Shame, in Man’s Man e Ram Jam (provare a resistere al riff di chitarra). Non si può rimanere indifferenti davanti a bellezze come Good Thing Gone, omaggio sentito e ben riuscito a Janis Joplin e alla successiva Runaway, in cui si avvertono echi di Ronettes e Supremes. Suoni lontani, interpretati con personalità e gusto. Il blues avvolgente di Sober riscalda il cuore, il divertissement in stile fox trot di It Girl fa muovere i piedi e il bel duetto con Cameron Neal in Chained crea un’atmosfera da camino acceso in inverno.
Shake the Spirit, dunque, è un disco completo e accessibile nella sua complessità, molto più del buon Love Stuff. Tra adrenalina rock e coccole blueseggianti, Elle King ha decisamente fatto centro.