17/06/2024
Syd Barrett e le foto inedite nel documentario “Have You Got It Yet?”
La storia del fondatore dei Pink Floyd è ancora disponibile su Rai Play
Quella che vedete è una delle foto, fino a qualche tempo fa completamente inedite, estrapolate dal documentario su Syd Barrett intitolato Have You Got It Yet?, trasmesso su Rai 5 il 28 maggio scorso e ancora disponibile su Rai Play.
I due soggetti immortalati sono Roger Waters e Syd Barrett in studio durante le registrazioni dell’album Wish You Were Here dei Pink Floyd.
“Scioccante è la parola giusta – aveva raccontato il batterista Nick Mason sull’apparizione di Barrett in sala d’incisione, – io stavo lavorando in studio e quando sono entrato nella sala di regia ho trovato questo strano ed enorme ragazzo. Non l’avevo riconosciuto. È dovuto intervenire David (Gilmour, ndr) che mi ha detto ‘Nick, non sai chi è questo ragazzo? È Syd’. A quel punto lo riconobbi ma non so come spiegare, è stato davvero scioccante”.
La foto è stata scattata nello studio 3 di Abbey Road e la data è quella del 5 giugno 1975. L’autore dello scatto, realizzato con una macchina fotografica ricevuta come regalo dai Pink Floyd stessi dopo il concerto di Knebworth, è Phil Taylor, tecnico delle chitarre di David Gilmour.
Una foto destinata a entrare di diritto nella storia della musica rock che è solo una dei documenti interessanti raccolti nel documentario Have You Got It Yet?, diretto da Roddy Bogawa e Storm Thorgerson – cofondatore dello studio Hipgnosis e autore di gran parte dell’artwork delle copertine della band (tra cui The Dark Side Of The Moon e Wish You Were Here), scomparso undici anni fa.
Un viaggio alla scoperta del genio di Syd Barrett, dalla sua infanzia fino all’esplosione dei Pink Floyd e oltre, tra luci e ombre, per mezzo delle testimonianze di chi in quegli anni ha vissuto al suo fianco e di numerosi immagini di repertorio, alcune delle quali inedite.
Un’occasione preziosa da non farsi sfuggire per chiunque voglia approfondire una delle figure più rilevanti della musica rock degli anni ’60. Non mancherà più di un momento d’amaro in bocca, ma ne varrà la pena.