Sua l’intro di chitarra di All The Young Dudes, ha collaborato tra gli altri anche con George Harrison e David Gilmour
Mick Ralphs, chitarrista e membro fondatore di Mott the Hoople e Bad Company, è morto all’età di 81 anni dopo una lunga malattia. La notizia è stata diffusa ieri attraverso un comunicato pubblicato sul sito ufficiale della band (ne abbiamo parlato anche qui in Music is Love).
Ralphs aveva subito un ictus nel novembre 2016, pochi giorni dopo quella che sarebbe stata la sua ultima esibizione: un trionfale concerto alla O2 Arena di Londra con i Bad Company, durante il tour di reunion. Da allora era rimasto costretto a letto. Non sono stati forniti ulteriori dettagli sulle circostanze del decesso.
Nato a Stoke Lacy, nell’Herefordshire, Ralphs iniziò a suonare la chitarra da adolescente e si appassionò al blues. Nel 1966 co-fondò il gruppo Doc Thomas Group, che nel 1969 si trasformò nei Mott the Hoople. Con loro scrisse brani come One of the Boys, Sucker e Ready for Love, quest’ultimo poi ripreso dai Bad Company. Mick Ralphs lasciò la band nel 1973, poco dopo il successo ottenuto con All the Young Dudes, scritto e prodotto da David Bowie: fu lui infatti che grazie a quel brano allungò la carriera del gruppo, scioltosi comunque pochi anni dopo.
Tra i fan della prima ora dei Mott the Hoople c’era infatti proprio David Bowie, che in quel periodo stava iniziando a imporsi come una delle figure chiave del rock britannico. Bowie ammirava profondamente la band guidata da Ian Hunter e, venuto a sapere del loro imminente scioglimento, decise di intervenire.
In un primo tentativo, Bowie inviò loro una demo di Suffragette City, proponendola come singolo. Sulla cassetta c’era il suo numero di telefono: fu il bassista Peter Overend Watts a chiamarlo, spiegandogli che il brano non rispecchiava lo stile della band e, comunque, che si stavano per sciogliere.
Bowie però non volle accettare questa decisione. Era convinto che i Mott the Hoople meritassero un’altra possibilità, magari grazie a quella hit che ancora mancava. Se Suffragette City non aveva funzionato, serviva qualcos’altro. Nel giro di due ore, Bowie scrisse una nuova canzone. Richiamò Watts e gli disse: “Dopo la nostra telefonata ho scritto un pezzo, penso sia fantastico”.
Il manager di Bowie, Tony DeFries, con la sua agenzia MainMan, nel frattempo mise sotto contratto la band. Pochi giorni dopo, David incontrò Watts per fargli ascoltare in acustico il nuovo brano, ancora incompleto. Era All the Young Dudes.
“L’ho scritta letteralmente in un’ora, appena saputo che si stavano sciogliendo. Pensavo fosse una band valida, e mi sembrava interessante provare a tenerli uniti con una canzone” disse Bowie.
Missione compiuta. Quando la suonò per la band, Bowie era visibilmente nervoso, mentre i Mott erano seduti in cerchio attorno a lui. Ma bastarono poche note perché Ian Hunter capisse che quella canzone era perfetta: “La prima cosa che notai fu che potevo cantarla, non sono un cantante universale. E poi, senza dubbio, era una grande canzone”.
Prima di registrarla, però, DeFries dovette trovare il modo di liberare i Mott dal contratto con la Island Records. Una volta risolto il problema, la band si rinchiuse in gran segreto agli Olympic Studios di Londra, nella notte del 14 maggio 1972, per iniziare le registrazioni.
Dall’altra parte del vetro, nello Studio 2, c’erano David Bowie, Mick Ronson e il tecnico del suono Keith Harwood. Bowie registrò una traccia vocale guida per Hunter, ma non era del tutto soddisfatto del finale del brano. Mancava qualcosa.
Fu Hunter a trovare la soluzione in modo piuttosto insolito. Ricordando una recente lite con uno spettatore durante un concerto al Rainbow Theatre, improvvisò in studio alcune frasi che aveva urlato in quell’occasione come “Hey, you down there, you with the glasses!” da sovrapporre ai cori finali.
Un’idea di Bowie completò il tutto: far registrare i battiti di mani della band stipata nel bagno degli studi, per aggiungere un’ulteriore atmosfera corale al brano.
All the Young Dudes fu pubblicata dalla CBS il 28 luglio 1972 e fu subito un successo: raggiunse il terzo posto nella classifica dei singoli più venduti nel Regno Unito e il 37° nella Billboard americana. Divenne un inno glam rock, cantato da migliaia di giovani e rilanciò la carriera dei Mott the Hoople.
Fermi i meriti di David Bowie come autore del brano, anche il gruppo ci mise del suo con l’arrangiamento, a partire dall’intro di chitarra, ideato da Mick Ralphs.
Come già accennato in precedenza, il chitarrista abbandonò la band dopo il successo di All The Young Dudes e in seguito formò i Bad Company insieme a Paul Rodgers (voce, ex Free), Simon Kirke (batteria, anche lui ex Free) e Boz Burrell (basso e voce, ex King Crimson). Con i Bad Company Mick Ralphs co-scrisse alcuni dei più grandi successi della band, come Can’t Get Enough, Good Lovin’ Gone Bad e Feel Like Makin’ Love.
Nel corso della sua carriera, Ralphs collaborò anche con artisti del calibro di George Harrison, con cui scrisse Flying Hour, e David Gilmour, con cui andò in tour. Pubblicò inoltre tre album da solista e partecipò a varie reunion sia con i Mott the Hoople che con i Bad Company, band quest’ultima che a novembre di quest’anno sarà ufficialmente introdotta nella Rock and Roll Hall of Fame.
I suoi ex compagni di band lo hanno ricordato con parole piene di affetto. Paul Rodgers ha scritto: “Il nostro Mick se n’è andato, il mio cuore è crollato. Ci ha lasciato canzoni eccezionali e tanti ricordi. Era mio amico, il mio partner nella scrittura, un chitarrista straordinario e versatile, con un senso dell’umorismo incredibile. Nella nostra ultima conversazione, pochi giorni fa, abbiamo riso insieme – ma non sarà l’ultima. I ricordi di Mick continueranno a farci sorridere. Ci rivedremo in paradiso”.
Anche Simon Kirke ha voluto rendergli omaggio: “Era un caro amico, un compositore meraviglioso e un chitarrista eccezionale. Ci mancherà profondamente”.
So long, Mick…