Robert Plant live agli Arcimboldi di Milano, il report (05.09.2023)
Penultima data in Italia per Robert Plant agli Arcimboldi di Milano che nell’occasione ha presentato Saving Grace insieme a Suzi Dian
Avevamo festeggiato Robert Plant un paio di settimane fa per i suoi 75 anni e promesso di raccontarvi il suo nuovo progetto Saving Grace sbarcato sul palco del Teatro degli Arcimboldi di Milano, martedì 5 settembre 2023, per l’ultima tappa del suo tour italiano. Ed eccoci qua: accolto da una autentica standing ovation appena entrato in scena, Robert Plant ha immediatamente fatto capire atmosfera, gusto e qualità della sua esibizione.
Due brani della tradizione anglo-americana, il vecchio spiritual Gospel Plow, e la classica folk ballad The Cuckoo, hanno infatti aperto il concerto immergendo il pubblico in un clima rarefatto, a tratti quasi ipnotico, dove la bellezza dei suoni e delle melodie hanno provocato nell’ascoltatore un effetto taumaturgico.
È stato solo l’assaggio di un piatto acustico estremamente variegato, raffinatissimo e ricercato come quelli dei grandi chef di haute cuisine ma al tempo stesso gustoso, saporito e ruspante come solo la miglior popular music sa essere. Lo si coglie ancor meglio quando Plant rispolvera la vecchia ballata Friends, tratta dal terzo album degli Zep, quello più acustico e folk. Saggiamente, la rockstar inglese (come fa da diverso tempo) abbandona i cliché da frontman sfrontato e sexy defilandosi fisicamente e anche vocalmente. Il suo canto leggendario capace un tempo di raggiungere altitudini vertiginose si adatta ora ai nuovi paesaggi sonori e, soprattutto, si mette al servizio del progetto Saving Grace nel quale primeggia la vocalità seducente della deliziosa Suzi Dian. Che non avrà la classe immensa di Alison Krauss o l’esperienza di Patty Griffin (le più recenti partner femminili di Plant) ma che incanta anche quando semplicemente suona la fisarmonica.
Curiosa vicenda quella di Saving Grace, ensemble nato quasi per caso nel gennaio 2019 in un piccolo club inglese e sviluppatosi on line (per via del Covid) anche se non ha mai avuto un website ufficiale o social a diffondere il repertorio del gruppo. Repertorio, che però presto apparirà su disco, fatto di cover che spaziano dalla eccellente Everybody’s Song dei Low al rock dei Fifties di Chevrolet passando per il blues di Satan, Your Kingdom Must Come Down.
Il fatto che, per la prima volta in vita sua, Robert Plant abbia registrato nome e marchio Saving Grace la dice lunga sulla sua volontà di proseguire questa avventura al fianco della Dian, di Oli Jefferson alle percussioni e dei bravissimi polistrumentisti Matt Worley e Tony Kelsey, quest’ultimo una sorta di Ry Cooder d’Oltremanica.
Musicalmente, il cantante sembra aver assorbito al meglio la lezione sonica di T Bone Burnett, ideatore e produttore del connubio Robert Plant ed Alison Krauss: quel folk blues classic nouveau, in cui il suono vintage viene impreziosito da una bellezza acustica e timbrica impareggiabile. E nel quale il canto rock dona al tutto un profumo unico.
In chiusura, due assaggi “zeppeliniani” (The Rain Song e la fantastica Gallows Pole come secondo bis) prima di chiudere con una divertente “buona notte” gospel per 5 voci.
Una serata di musica rigenerante, disintossicante, salutare, bella e appassionante di quelle che ci riconciliano con la vita.