Andrea Mirò - Lo shampoo - Giorgio Gaber - Cover - Live - Jam TV

Andrea Mirò – Lo shampoo (Giorgio Gaber Cover) (Live)

Andrea Mirò in un grande classico di Giorgio Gaber dal vivo negli studi di Jam TV: Lo shampoo

 

Lo shampoo è senza dubbio uno dei brani più famosi di Giorgio Gaber e qui Andrea Mirò ce lo propone live negli studi di Jam TV. La canzone fa parte di Far finta di essere sani, spettacolo di teatro canzone scritto dallo stesso Gaber e da Sandro Luporini, dal quale è stato tratto un album con lo stesso titolo. Andrea Mirò porta spesso in scena lo spettacolo insieme a Enrico Ballardini e “Musica da Ripostiglio” con l’adattamento e la regia di Emilio Russo (produzione: Tieffe Teatro Milano/ Viola Produzioni srl).

 

La cantante, autrice e polistrumentista di recente ha pubblicato Camere con vista, il greatest hits che raccoglie vent’anni di carriera.

Due cd, 38 brani estratti da otto album, un featuring con Neri Marcoré e uno con Dargen D’Amico, l’idea di un divenire nel tempo attraverso il racconto delle vite che si incrociano.

Era arrivato il tempo di fare il punto su tutta la mia produzione personale, i 20 anni (2020) sarebbero stati perfetti da celebrare, ma si è messa di mezzo la pandemia che ha reso gli intenti decisamente più precari, quindi alla fine, questo ‘riassunto delle stagioni passate’ esce ad inizio 2023.” Andrea Mirò

Le “camere con vista” di questo doppio disco sono come contenitori di storie minime o universali.

Ma anche tutte le camere da cui Mirò ha guardato, immaginando che fossero quelle d’albergo durante i tour, o quelle di casa nel passare di questi anni, sempre diverse perché c’è sempre qualche elemento che cambia sullo sfondo, e perché cambia lo stato d’animo.

Il titolo rende l’idea del divenire rimanendo se stessi.

Il doppio album edito da Anyway e distribuito da Halidon è racchiuso in un cofanetto realizzato con Treedom, realtà internazionale che sostiene e finanzia direttamente progetti agroforestali.

Giovanni Baglioni - Il giro del giorno in 80 mondi - Live - Jam TV

Giovanni Baglioni, Il giro del giorno in 80 mondi (Live)

Il giro del giorno in 80 mondi è il brano che ci suona live negli studi di Jam TV Giovanni Baglioni, dal suo nuovo album Vorrei bastasse

 

Giocando col titolo del romanzo di Jules Verne, Il giro del mondo in 80 giorni, Giovanni Baglioni ha voluto intitolare il suo brano, che ci ha fatto ascoltare live negli studi di Jam TV, Il giro del giorno in 80 mondi, una delle otto tracce inedite del suo nuovo album Vorrei bastasse (G. Baglioni/Self), uscito lo scorso 24 marzo. Il lavoro è stato pubblicato a più di dieci anni di distanza dal disco precedente Anima Meccanica ed esalta le sue doti tecniche e compositive.

 

Vorrei bastasse, fin dalla scelta del titolo, è testimonianza di un sentimento di inquietudine che ha accompagnato l’artista. Da un lato il peso delle aspettative che ha percepito e che lo hanno a tratti scoraggiato e fatto dubitare della scelta del proprio percorso di vita. Dall’altro il malcontento e l’amarezza per un mondo che sembra interessarsi sempre meno all’essenza in favore dell’apparenza, che brama i personaggi perché la musica sembra bastare sempre meno. Questa lotta emotiva si è risolta così come lui stesso racconta: “Vorrei bastasse è un atto liberatorio, col tempo ho dovuto riconoscere che la musica è il linguaggio che più mi parla e mi emoziona; ho tentato più volte di allontanarla ma alla fine ha vinto lei, e mi sono dovuto dolcemente arrendere al fatto che sia la mia strada”.

 

Giovanni Baglioni è uno dei nomi più interessanti ed originali nel panorama della chitarra acustica solista contemporanea. Virtuoso dello strumento, si approccia alla chitarra in maniera spettacolare spaziando dal sapiente utilizzo del tapping, all’impiego di accordature alternative, agli armonici artificiali, all’utilizzo percussivo dello strumento, e ad una minuziosa ricerca polifonica e timbrica. A partire dal 2006 ha iniziato ad esibirsi dal vivo attingendo al repertorio di importanti esponenti della chitarra acustica solista quali Tommy Emmanuel, Michael Hedges, Pierre Bensusan, Erik Mongrain, Preston Reed, Andy McKee, Maneli Jamal, Justin King e conquistando presto un proprio appuntamento fisso nello storico The Place di Roma. Ha partecipato ai più importanti festival italiani di chitarra acustica (Soave, Sarzana) e al Canadian Guitar Festival. Nel 2009 ha pubblicato il suo primo disco dal titolo Anima Meccanica, cui hanno fatto seguito diversi tour di successo e grande consenso sul territorio italiano. Si è esibito in numerosi concerti da solista in locali, teatri, auditorium, jazz club tra i più prestigiosi (Blue Note di Milano, Salone Margherita, Alexanderplatz a Roma, FolkClub di Torino, teatro Geox di Padova). Ha collaborato in diversi progetti musicali con importanti artisti: guest star di Mario Biondi nel disco If, e in Spazio Tempo Tour; ospite solista e arrangiatore in numerosi tour di Claudio Baglioni; ha incrociato la chitarra con il sassofono di Stefano Di Battista; ha registrato un proprio brano con il pluripremiato chitarrista classico Flavio Sala nel disco De la Buena Onda. Ha partecipato al progetto Da Manhattan a Cefalù del pianista jazz Santi Scarcella. Ha condiviso il palco con Nicola Piovani, Simone Cristicchi, Mario Venuti, Pier Cortese, Filippo Graziani. Ha intrecciato la sua musica anche con altre forme d’arte, il teatro, la danza, la scrittura fra i quali: lo spettacolo Tra Schiaffo e Carezzaintrecci di parole e musica con il compianto scrittore Pino Roveredo, il progetto Arrivederci Fratello Mare di Erri De Luca, lo spettacolo METAmorfosi, commistione di arti, con Vinicio Marchioni e Walter Savelli, lo spettacolo Note di Cioccolata con Paolo Triestino.

Eric Clapton, My Father's Eyes - Il chitarrista, il figlio Conor e il padre

Eric Clapton, “My Father’s Eyes” – Il chitarrista, il figlio Conor e il padre

La musica come terapia per Eric Clapton, come quando scrive My Father’s Eyes, brano sulla relazione (che non ha mai avuto) col padre

 

Convinto che noi tutti viviamo attraverso i nostri figli, generazione dopo generazione, Eric Clapton scrive un altro pezzo, dopo Tears In Heaven, nel quale racconta di vedere gli occhi di suo padre attraverso quelli del figlioletto Conor: My Father’s Eyes.

 

Il 20 marzo 1991 il piccolo Conor, 4 anni, figlio della soubrette italiana Lory Del Santo e della leggenda del rock Eric Clapton precipita dal 53esimo piano di un grattacielo a Manhattan. L’incidente, avvenuto perché una donna delle pulizie pare avesse incautamente lasciato aperta una finestra, accade poche ore prima che Clapton andasse a prendere suo figlio per portarlo al circo. Segnato in modo profondo da questa tragedia, il grande chitarrista trova la forza e il coraggio di comporre una canzone, Tears in Heaven, dedicata al bimbo che non c’è più.

Rifugiatosi nell’isola di Antigua, nel mar dei Caraibi, Clapton usa la musica come terapia. Convinto che noi tutti viviamo attraverso i nostri figli, generazione dopo generazione, scrive un altro pezzo nel quale racconta di vedere gli occhi di suo padre attraverso quelli del figlioletto Conor. Cresciuto con i nonni (convinto, sino ai 12 anni che fossero i suoi genitori) Eric non ha mai conosciuto suo padre che si sarebbe fatto vivo con lui solo dopo che il musicista aveva raggiunto successo e notorietà internazionali.

Il brano in questione, My Father’s Eyes, trasmette in modo esplicito il dispiacere di Eric Clapton per non aver potuto avere una vera relazione con suo papà. Pubblicato nel 1998 nell’album Pilgrim, la canzone (così come Tears in Heaven) dal 2004 non verrà più eseguita dal vivo. Perché, spiega lo stesso Clapton, non prova più il senso di perdita e di dolore che, con il tempo, sono stati elaborati. Lui ha bisogno di emozionarsi. Riprenderà quelle canzoni più recentemente, probabilmente osservandole da una diversa prospettiva.

Matteo Mancuso - Time To Leave - Live - Jam TV

Matteo Mancuso – Time To Leave (Live)

Time To Leave è il brano che Matteo Mancuso ci fa ascoltare live negli studi di Jam TV e che fa parte del suo primo album The Journey

 

Un brano nato con la chitarra classica, ma che qui Matteo Mancuso ci fa ascoltare con l’elettrica: Time To Leave. Il pezzo fa parte di The Journey (The Players Club, 2023), suo album di debutto uscito lo scorso 30 giugno in Italia, che sarà pubblicato il prossimo 21 luglio nel resto del mondo.

 

Matteo Mancuso, classe 1996, ha frequentato il liceo musicale di Palermo, dove ha studiato chitarra classica e flauto traverso. Enfant prodige della chitarra, ha suonato, fin dalla più tenera età, con i maggiori musicisti siciliani. Sul palco già a dodici anni al Castelbuono Jazz Festival, ha proseguito negli anni con varie formazioni, tra cui in duo con il padre Vincenzo Mancuso, con un repertorio che spazia da Django Reinhardt al jazz contemporaneo. Nel 2017 fonda il trio “SNIPS” con cui propone arrangiamenti standard in chiave jazz-rock e fusion, con Salvatore Lima alla batteria e Riccardo Oliva al basso. La loro versione di The Chicken raggiunge in breve oltre un milione di visualizzazioni. Chitarrista poliedrico, spazia dalla chitarra classica, alla elettrica, sulla quale ha sviluppato una personale tecnica esecutiva con le dita, che gli permette un linguaggio musicale molto originale. Il suo canale YouTube conta oltre 150.000 iscritti ed è molto seguito da un vasto pubblico internazionale. È stato molto apprezzato tra gli altri da Dweezil Zappa, Joe Bonamassa e Stef Burns. Al Di Meola ha detto di lui: “Un talento assoluto: ci vorrebbero due o tre vite per imparare anche per uno come me a improvvisare così bene alla chitarra come lui”. E Steve Vai: “L’evoluzione della chitarra è al sicuro nelle mani di musicisti come lui che rappresentano un nuovo livello per il tono, per la precisione nel tocco e la scelta delle note”. Nel 2017, nell’ambito del Festival Umbria Jazz, a Perugia, ha vinto una borsa di studio per il prestigioso Berklee College di Boston. Con il gruppo “SNIPS”, ha suonato, riscuotendo ampio successo, al festival “Les Nuits De La Guitare” a Patrimonio, in Corsica, al Musikmesse 2018 di Francoforte e ad Umbria Jazz 2018. Nel 2019, collaborando con Yamaha Guitars, ha partecipato al NAMM 2019 di Los Angeles ed al “Young Guitar Festival” di Bangkok come giudice della competizione. Lo stesso anno va in Russia per una serie di masterclass passando da Mosca, San Pietroburgo e Perm. Nel 2020 Matteo fonda il suo nuovo trio con Stefano India al basso e Giuseppe Bruno alla batteria, dando spazio anche alla sua vena compositiva con brani originali e si esibisce in vari concerti. Nel 2021 va in tournée con il nuovo trio per l’Italia: dal Festivalle di Agrigento, al Blue Note di Milano, con grande successo. Continua a lavorare in studio e compone nuovi brani. Nel 2022 va in tour in Italia ed Europa: dal Festival Internazionale di Brema, all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Dopo una breve sosta nel mese di giugno, in cui si è laureato in chitarra jazz presso il Conservatorio di Palermo con lode e menzione d’onore, ha ripreso il tour e ha duettato con Al di Meola, in versione chitarra classica durante la serata conclusiva dell’Eddie Lang Jazz Festival. Ad agosto ha suonato al prestigioso Lugano Estival Jazz con la PFM e in Irlanda al New Ross Guitar festival. A settembre 2022 è stato ospite di Stefano Bollani nella trasmissione Via dei Matti n.0. Il 13 Ottobre ha suonato al Festival Jazz di Uppsala in Svezia e il 21 Ottobre ha aperto il Festival Jazz di Spoleto.

Patrizia Cirulli - E' notte - Live - Jam TV

Patrizia Cirulli – E’ notte (Live)

Patrizia Cirulli live a Jam TV con E’ notte da Fantasia, album in cui ha musicato alcune poesie di Eduardo De Filippo

 

Patrizia Cirulli ci fa ascoltare live negli studi di Jam TV E’ notte, brano che fa parte di Fantasia, il suo nuovo album in cui ha trasposto in musica dieci poesie di Eduardo De Filippo (qui il nostro servizio realizzato lo scorso 30 novembre quando ha presentato all’AVI, l’Associazione Vinile Italiana, di Milano). Questo nuovo lavoro di Patrizia Cirulli è stato anche finalista delle Targhe Tenco 2023 nella sezione Miglior album in dialetto.

Incontrando la poesia di Eduardo è successo qualcosa di magico e straordinario che mi ha portato subito a musicare altre sue nove poesie. Mi sono fortemente appassionata al suo mondo poetico – racconta Patrizia Cirulli. – Luca De Filippo mi diede una prima autorizzazione alla pubblicazione e, successivamente, arrivarono anche le autorizzazioni degli altri eredi che ringrazio profondamente per avermi permesso di realizzare questo progetto. Musicare le poesie di Eduardo è stato come entrare in un mondo che non ho mai incontrato nella mia realtà, ma mi ha permesso di percepirlo come se lo avessi vissuto da vicino“.

 

L’album, realizzato sotto la direzione musicale di Marcello Peghin e la consulenza artistica di Mimmo Paganelli e edito da Squilibri Editore, spazia tra generi diversi: dal folk alla canzone d’autore.

Il disco contiene una nota introduttiva a firma di Pasquale Scialò e alcune immagini dei dipinti di Beppe Stasi.

Bob Marley trailer biopic

“Bob Marley: One Love”, online il trailer del nuovo biopic

Uscirà a gennaio 2024 Bob Marley: One Love, nuovo biopic sulla leggenda del reggae, di cui è uscito un trailer nei giorni scorsi

 

Siamo nell’epoca in cui ogni operazione o iniziativa che venga fatta per far conoscere alle nuove generazioni grandi artisti del passato, offuscati dalle dinamiche di distribuzione di oggi, dalla quantità di rumore riversata nello streaming e dagli artisti odierni, sia acqua nel deserto. Dopo i Queen, ecco quindi Bob Marley: One Love, il biopic sulla leggenda del reggae, in uscita a gennaio 2024 di cui è uscito un trailer nei giorni scorsi:

 

 

Diretto da Reinaldo Marcus Green – meglio conosciuto per il suo film biografico del 2021 con Will Smith nei panni del padre delle leggende del tennis Venus e Serena Williams in King Richard – prodotto dal figlio della leggenda del reggae Ziggy Marley, sua figlia Cedella e dalla vedova Rita, e interpretato da Kingsley Ben-Adir e Lashana Lynch con James Norton, il film seguirà la storia di Bob Marley nel periodo successivo a un tentativo di assassinio del 1976. Marley aveva solo 36 anni quando morì di una rara forma di cancro nel 1981.

Per la prima volta sul grande schermo, sarà possibile quindi rivivere la straordinaria e potente storia di Bob Marley, un artista che ha superato avversità incredibili per creare una musica rivoluzionaria.

Jane Birkin - Serge Gainsbourg

Addio a Jane Birkin

Trovata morta nella sua casa di Parigi Jane Birkin: il cinema con Michelangelo Antonioni, Je t’aime… moi non plus e… Aveva 76 anni.

 

Ci ha lasciato all’età di 76 anni Jane Birkin. La cantante e attrice britannica naturalizzata francese è stata trovata senza vita nella sua casa di Parigi. Era nata a Londra nel 1946 e viveva in Francia dalla fine degli anni Sessanta. Di recente aveva annullato una serie di concerti per motivi di salute.

Partecipa a vari film, a cominciare da Non tutti ce l’hanno di Richard Lester nel 1965, per poi prendere parte l’anno dopo a Blow-Up di Michelangelo Antonioni.

 

https://www.youtube.com/watch?v=bBkzCfmuBdU

 

Nel 1969 è presente anche ne La piscina con Alain Delon e Romy Scheider e in quello stesso anno esce anche Je t’aime… moi non plus, brano per l’epoca scandaloso per l’esplicita tematica sessuale, che fu sì censurato soprattutto in Italia e nel Regno Unito, ma che ottenne comunque grande successo. Je t’aime… moi non plus è uno dei tanti pezzi registrati insieme a Serge Gainsbourg; il sodalizio tra i due nella vita andrà avanti fino alla fine degli anni ’70, mentre quello musicale sarà più duraturo. Dall’unione tra Jane e Serge nascerà nel 1971 Charlotte Gainsbourg.

 

 

Anche pop, jazz e folk nella musica di Jane Birkin, che in carriera ha collaborato tra gli altri con Françoise Hardy, Paolo Conte, Caetano Veloso, Brian Molko dei Placebo…

 

Nel settembre 2021 aveva avuto un ictus e per questo motivo era stata costretta ad annullare alcuni concerti.

So long, Jane…

 

Suzanne Vega - Villa Arconati - Jam TV

Suzanne Vega live al Festival di Villa Arconati, il report (12.07.2023)

Un concerto in versione minimal and acoustic, con il solo Gerry Leonard alla chitarra, per Suzanne Vega al Festival di Villa Arconati

 

Non ha mai amato vestirsi di bianco, come ha cantato in un suo brano.

E infatti, Suzanne Vega è salita sul palco di Villa Arconati (nei pressi di Milano) con un tailleur giacca pantaloni “all black”, canottiera e cappello a cilindro d’ordinanza inclusi.

Il giorno prima ha compiuto 64 anni, ma sembra ancora la ragazzina che a metà anni ’80 (uscita dalla scuola neo folk di Jack Hardy), si esibiva per pochi spiccioli al Cornelia Street Cafe nel Village newyorkese.

“Sono la fede buddista e lo yoga a mantenermi giovane” dichiara.

Quasi per osmosi, anche le sue canzoni paiono non subire la ruggine del tempo. Specie in questo formato minimal and acoustic in cui Suzanne suona accompagnata unicamente dal chitarrismo sapiente, efficace e versatile del formidabile Gerry Leonard, irlandese di nascita ma newyorkese d’adozione artistica, da anni al suo fianco ma anche alla corte di tante rockstar, David Bowie su tutti.

La freschezza fisica e artistica della Vega traspare subito quando apre le danze con un suo grande classico, quella Marlene on the Wall, ispiratale dalla visione di un poster di Marlene Dietrich, con cui nel 1986 aveva debuttato nel mercato discografico.

“I pezzi vecchi meglio farli all’inizio”, ha detto con fare simpatico, “il pubblico è super eccitato e vuole accendersi immediatamente”.

Detto, fatto. E così scorrono piacevolmente Left of Center, Gipsy o Solitude Standing, ballad deliziose che sembrano composte pochi giorni fa tanto Suzanne ti trasmette passione, sentimento, gioia, malinconia ma soprattutto straordinaria spontaneità.

Ogni tanto abbandona la sua acustica per lasciare spazio a Gerry Leonard, come in Heroes Go Down con tanto di omaggio al grande Elvis Costello.

C’è anche spazio per un brano inedito (Suzanne spiega che il suo nuovo album uscirà in autunno) ispirato dagli orrori della guerra in Ucraina: si intitola Last Train from Mariupol ed è intenso e commovente.

Il gran finale regala gioiellini imperdibili come Luka o Tom Diner’s (qui in versione particolarmente sincopata) e due bis nel primo dei quali la Vega dedica a un newyorkese d.o.c. come Lou Reed la sua Walk on the Wild Side.

La spettacolare cornice di Villa Arconati e un clima piacevole (grazie alla cortesia di un temporale tropicale che ha rispettosamente atteso la fine dello show prima di scatenare la sua forza dirompente) hanno contribuito a rendere ulteriormente godibile una serata di rara grazia musicale.

Accordi Disaccordi - Decanter - intervista Jam TV - Foto di Gabriella Di Muro

Accordi Disaccordi – “Decanter”, il cinema e…

Dal loro ultimo album Decanter ai traguardi raggiunti nel cinema grazie alla loro musica fino a…

 

Fino al 16 luglio è resident band con due concerti al giorno a Perugia a Umbria Jazz, manifestazione alla quale partecipa per il nono anno consecutivo. Poi proseguirà in Italia e all’estero il suo tour. Accordi Disaccordi, è questo il nome del trio gipsy jazz nato nel 2012, che sta presentando dal vivo il suo ultimo album Decanter, disco in cui trovano spazio anche altre sonorità. Noi abbiamo raggiunto la band poco prima del suo concerto dello scorso 27 giugno al Diaz 7 di Milano, nell’ambito del Blue Note Off, la stagione estiva di concerti del Blue Note. E nell’occasione ci siamo fatti raccontare da Dario Scopesi, Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi dell’album, dei traguardi raggiunti nel cinema grazie alla loro musica e dell’imminente evoluzione del sound targato Accordi Disaccordi (qui sito ufficiale del trio).

 

Queste le prossime date al momento in programma (perché presto ne saranno annunciate altre):

18 luglio – Castelnuovo Berardenga (Siena) – AntoniMax

19 luglio  Jesolo (Venezia) – Piazza Milano

20 Luglio – San Benedetto del Tronto (Ascoli – Piceno) –  Festival Marche Manouche

21 luglio – Formia (Latina) –  Area Archeologica Caposele

22 luglio – Morfasso (Piacenza)

6 agosto  San Bartolomeo al Mare (Imperia) – Rovere Jazz Festival

26 agosto  Bogliasco (Genova) – Ombre di Jazz | Feat. Anais Drago

3 settembre – L’Aquila – Il Jazz Italiano per le terre del sisma – Parco del Castello

29 settembre  Mo I Rana, Norvegia

28 ottobre  Moncalieri (Torino)  Moncalieri Jazz Festival | Feat. Anais Drago

Elton John

Elton John, l’addio alle scene a Stoccolma con “Goodbye Yellow Brick Road”

Addio definitivo alle scene per Elton John che ha tenuto il suo ultimo concerto lo scorso 8 luglio a Stoccolma

 

Elton John non farà più tour: l’addio alle scene si è consumato la sera dell’8 luglio in Svezia alla Tele2 Arena di Stoccolma. “Ho avuto una carriera meravigliosa, oltre ogni immaginazione – ha dichiarato visibilmente commosso poco prima di cantare per l’ultima volta in tour Goodbye Yellow Brick Road. – “Cinquant’anni di pura gioia nel fare musica. Quanto sono fortunato? Ma non sarei seduto qui a parlare con voi se non fosse proprio per voi. Avete comprato i singoli, i CD, gli album, le cassette… ma soprattutto avete comprato i biglietti per gli spettacoli. Sapete quanto mi piace suonare dal vivo. È stata la mia linfa vitale suonare per voi, ragazzi. Siete stati magnifici”.

“Voglio godermi la mia famiglia, i miei figli, mio ​​marito, tutto”, ha aggiunto Elton John. “Me lo sono guadagnato. E non me ne pento stasera. Voglio ringraziare la band, la troupe, tutti. Mi mancherete tanto ragazzi, ma ci vediamo molto prima di quanto pensiate. Vi amo!”

 

Qui il video con il discorso finale e l’ultima esecuzione in tour di Goodbye Yellow Brick Road:

 

 

Elton John aveva cominciato il suo Farewell Yellow Brick Road – The Final Tour l’8 settembre 2018 negli Stati Uniti ad Allentown, in Pennsylvania. I concerti sono stati poi interrotti da marzo 2020 per la pandemia e il tour è poi ricominciato da gennaio 2022, facendo tappa anche a Milano il 4 giugno dello scorso anno (qui il nostro report).

 

Durante il live a Stoccolma, Elton John è stato salutato anche dai Coldplay, collegati da Göteborg per il loro tour. “Lo diciamo a nome nostro e di tutte le band e gli artisti che hai ispirato negli anni: ti amiamo” ha dichiarato il frontman del gruppo Chris Martin.

 

Dopo questo addio alle scene non è escluso comunque che Elton John non si esibisca in qualche occasione particolare, così come aveva detto prima di intraprendere quest’ultimo tour che avrebbe continuato a scrivere canzoni.

Steve Hackett - Teatro Romano Ostia Antica - report live - Jam TV

Steve Hackett al Teatro Romano di Ostia Antica, il report (08.07.2023)

Steve Hackett ieri al Teatro Romano di Ostia Antica per il tour in occasione dei 50 anni di Foxtrot dei Genesis (ma non solo)

 

Una location a dir poco perfetta per celebrare i 50 anni di un disco che ha fatto la storia del progressive rock. Ieri, sabato 8 luglio il Teatro Romano di Ostia Antica, colmo fino all’ultimo posto, ha fatto da cornice alla terza data italiana, dopo Brescia e Pistoia, di Steve Hackett e del suo spettacolo Genesis Revisited – Foxtrot At Fifty + Hackett Highlights.

Già, perché nel 2022 lo storico album dei Genesis, che nel 1972 li ha catapultati al centro della scena rock britannica, ha festeggiato 50 anni, ricorrenza che il leggendario chitarrista ha voluto celebrare proprio l’anno scorso con un tour di successo che ha fatto tappa anche nel nostro Paese: il suo pubblico però, è tornato a reclamarlo a gran voce, e Steve Hackett non se lo è fatto ripetere due volte.

La prima parte del concerto è dedicata alla sua carriera solista, con Ace of Wands tratta dal suo Voyage Of The Acolyte del ’75 ad aprire la scaletta che da subito fa intuire il tiro sostenuto della serata. Steve Hackett saluta il suo pubblico con qualche parola in italiano prima di lanciarsi nell’esecuzione tecnicamente pressoché ineccepibile, di alcuni dei brani più conosciuti del suo repertorio in solo, come The Devil’s Cathedral ed Every Day. Le dita corrono con incredibile fluidità sotto la storica Gibson dorata a restituire il tipico suono di Hackett che i fan dei Genesis hanno tanto amato. E se la maggior parte degli spettatori sono l’espressione di una generazione che quella musica l’ha vissuta da protagonista, tra le antiche gradinate del Teatro spuntano volti giovani e coinvolti, pronti a farsi carico della preziosa eredità di una musica immortale.

Al fianco di Steve Hackett i formidabili musicisti che lo seguono orami da anni: Roger King alle tastiere, una formidabile sezione ritmica composta da Craig Bundell alla batteria e Jonas Reingold al basso che non manca di imbracciare anche la chitarra, e ancora Rob Townsend al sax e flauto e naturalmente Nad Sylvan alla voce. La seconda parte dello show è dedicata a Foxtrot che viene eseguito per intero dai sei, e Supper’s Ready, ultima traccia dell’album, è accompagnata dal coro dell’arena che a fine pezzo si riversa letteralmente sotto il palco. Firth of Fifth, brano storico estratto dal successivo album dei Genesis Selling England by the Pound, conclude una serata musicalmente perfetta, che si replicherà ancora il 10 luglio a Caserta, il 12 a Ferrara per concludere il tour il 13 a Palmanova.

Ben Harper - Lugano Estival Jazz 2023 - live - report - Jam TV

Ben Harper al Lugano Estival Jazz, il report (07.07.2023)

Ben Harper sul palco di Piazza della Riforma per il Lugano Estival Jazz insieme ai suoi Innocent Criminals

 

Un cast selezionato di vecchie e nuove star del panorama internazionale, una piazza storica a due passi dal lago, sempre gremita da un pubblico appassionato e competente, le riprese della radio tv della Svizzera italiana, il garbo di Jacky Marti, direttore artistico della manifestazione e impeccabile “maestro di cerimonie”. Questi gli ingredienti classici di Estival, una della più belle e importanti rassegne europee di musica di qualità che il Covid ha provato, senza successo, di uccidere.

Venerdì 7 luglio 2023, Estival è infatti rinato dalle sue stesse ceneri e, come da tradizione, ha presentato nel cuore di Lugano un cartellone degno delle sue leggendarie, storiche edizioni. Dopo il breve set del bravo Beppe Donadio (che si sdoppia tra giornalismo e performance on stage) è stata la volta di Mark Lettieri che, abbandonati per una sera gli spumeggianti Snarky Puppy, si è esibito in un set funky con il suo quartetto. A chiudere la serata l’eccellente Judith Hill, amatissima dai vecchi fan di Prince.

In mezzo, vero clou della serata, sul palco di Piazza della Riforma è salito Ben Harper. Look afro e papalina di lana (ormai un must delle rockstar che contano, vedi Keith Richards o Pete Townshend) Ben, a meno di un mese dalla pubblicazione da Wide Open Light, ultimo album interamente acustico, si è presentato con i suoi Innocent Criminals (il suo storico ensemble elettrico con oggi soltanto uno – il batterista Oliver Charles – dei membri originali) per dar vita a un concerto coinvolgente, vario e fascinosissimo.

Eclettico ma stilisticamente ineccepibile, emozionante ma pure riflessivo, Harper ha alternato vecchi successi (come Better Way o Diamonds on the Inside) a nuovi brani come la sognante e bluesy Giving Ghost, perla acustica del suo ultimo lavoro discografico che è stata eseguita in solo con una delle sue magnifiche Weissenborn, chitarre slide di origine hawaiiana che Ben ha imparato a suonare dal grande David Lindley ma che lui ha reso popolari tra gli appassionati.

La sua vocalità sempre in equilibrio tra timbri decisi, intensi e dolcissime evoluzioni in falsetto che ricordano quelle di Marvin Gaye o Sam Cooke, ha incantato i presenti anche quelli meno a loro agio con il repertorio del musicista di Claremont, California. Il suo stile nella slide, elettrica e acustica, ha esaltato i cultori dello strumento. La sua varietà stilistica, capace di destreggiarsi con eguale abilità tra songwriting, classic rock, reggae e blues, tra momenti elettrici potenti e trascinanti e un mini set acustico in solo, ha stupito persino chi, da anni, lo segue con passione e affetto.

Assecondato in modo impeccabile dai suoi “criminali innocenti”, Ben Harper.

54 anni (e con almeno 30 di carriera) è ormai un classico alla pari dei suoi grandi eroi, da Robert Johnson a Bob Marley e, dal vivo, una garanzia assoluta, qualsiasi cosa voglia fare o decida di proporre.

Una lunga ed emozionante With My Own Two Hands ha chiuso in modo glorioso una serata perfetta.

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